Milano-Sanremo 2012: Verso una corsa sempre più dura? - I pro e i contro di un percorso che si vorrebbe più selettivo
Quando il 14 aprile del 1907 Ganna, Gerbi, Petit-Breton e gli altri trenta corridori partirono sotto una pioggia torrenziale dall'Osteria della Conca Fallata alla volta di Sanremo non sapevano che la corsa a cui per primi partecipavano sarebbe negli anni diventata un totem del ciclismo, la Classicissima, il Mondiale di Primavera.
Soprattutto non avrebbero mai pensato che quella gara così crudele e selettiva avrebbe in séguito, con il trascorrere delle stagioni, richiesto alcune modifiche di tracciato al fine di renderla ancor più dura. Forse non bastavano il Turchino ed i Capi a scremare il gruppo?
A dire il vero nemmeno Fausto Coppi si era posto il problema di una Sanremo troppo morbida. Forse morbida per lui, certo, ma l'epica fuga del 1946 e la frase pronunciata sul traguardo dallo speaker («Primo classificato Coppi Fausto. In attesa del secondo classificato trasmettiamo musica da ballo», il distacco fu di 14') poteva forse fargli pensare alla Milano-Sanremo come una corsa facile, per velocisti?
Eppure ad oggi siamo a chiederci perché una corsa di quasi 300 km debba vivere le sue fasi calde soltanto nell'ultima parte di gara. E ancora, se non sia il caso di renderlo più duro, il tracciato attuale della Classicissima, onde scongiurare arrivi allo sprint o comunque troppo scontati.
Dall'era dei Campionissimi ad oggi di modifiche al percorso ne furono apportate diverse; posto che il Turchino era ormai diventato poco più di un un cavalcavia, nel 1960 Vincenzo Torriani inserì la salita del Poggio di Sanremo, proprio a ridosso del traguardo. Lo scopo era far selezione e soprattutto tagliare fuori i velocisti fiamminghi che avevano dominato prima d'allora. Eppure il primo italiano a trionfare nella Sanremo con il Poggio sarà Michele Dancelli soltanto nel '70, dopo una lunga fuga.
Compirà sabato ben trent'anni la salita di Costarainera, meglio nota a tutti come la Cipressa. Posta a poco più di 20 km dall'arrivo, sembrava dover fare ulteriormente selezione ma negli ultimi anni, decenni, l'arrivo in volata raramente è stato scongiurato.
Dal 1997 - l'inizio dell'era Zabel nella città dei fiori - ad oggi registriamo 11 arrivi con gruppo compatto, 3 colpi da finisseur (Tchmil 1999, Pozzato 2006, dopo un gran lavoro sul Poggio, e Cancellara 2008) ed un solo arrivo quasi solitario (Bettini nel 2003 vinse una volata contro Celestino ed il compagno Paolini).
Lo spettacolo spesso ha latitato ma ultimamente si è assistito a corse un po' più briose, non ultima quella del 2011 vinta da Goss, in una volata molto ristretta. Urge dunque un cambiamento? Sì e no, non giungeremo ad una conclusione. A favore del cambiamento tutti coloro che amano godersi un bello spettacolo - e chi non lo vorrebbe? - con tante salite non lunghe ma che, alla distanza, farebbero davvero male ai velocisti.
La Liguria, con le sue colline affacciate sul mare, non è certo avara di salitelle da imboccare sull'Aurelia per poi tornare sulla statale numero 1. Quando poi ci si mettono gli agenti atmosferici pare quasi destino che la Sanremo debba esser resa più dura.
Succede ad esempio che nel marzo 2008 il tratto dell'Aurelia all'altezza di Capo Noli debba essere chiuso a causa di una frana. Sanremo da rinviare, percorso da stravolgere? Niente affatto! La salita delle Manie permette al gruppo di bypassare l'ostruzione della montagna ed al contempo di rendere più interessante il finale. Diversi corridori la provano nelle ore precedenti la Classicissima. Marzio Bruseghin, allora alla Lampre, in gara usa quelle rampette per scandire un bel ritmo a favore di Ballan. Molti velocisti si staccano e, pur rientrando in discesa, perderanno quella brillantezza che permette di disputare un'eccellente volata (vincerà Cancellara con una sparata nell'ultimo chilometro).
Da allora la salita delle Manie non è stata più abbandonata, eppure si continua a parlare di altre varianti. Su tutte la Pompeiana: 3.3 km con un breve muro al 15%, posta tra Cipressa e Poggio. Sembra avere i requisiti ideali per favorire chi vuol far corsa d'attacco contro le squadre interessate all'arrivo di gruppo. In attesa che venga valutata quest'ipotesi, si è parlato in passato di ulteriori varianti addirittura prima del Turchino.
Ora, al di là dell'interesse o meno per l'ascesa al Turchino da altri versanti (ad esempio dalla Cappelletta di Masone, una rampa spaccagambe), siamo così sicuri che qualcuno, o qualche squadra, sarebbe disposta a prendere a tutta questi muretti per fiaccare i velocisti? Con 160 km ancora da percorrere?
La Sanremo si poteva decidere al di là degli Appennini in un'altro secolo, quando le strade erano meno scorrevoli e forse i corridori un pizzico più coraggiosi, ma ad oggi chi attaccherebbe a 200 km dal traguardo? Ancora. Oggi la Sanremo vede la partecipazione di uomini da corse di un giorno così come di velocisti. Gli uni attaccano, gli altri tentano di arrivare allo sprint il più brillanti possibile. È un po' come una sfida tra guardie e ladri. Con troppe asperità quanti Cavendish, Goss e Petacchi, per fare tre nomi a caso, troveremmo alla partenza da Milano?
Le corse con i dentelli, i muri, il pavé giungono subito dopo la Sanremo, ormai diventata Classica per velocisti, e talvolta per attaccanti e finisseur, ma comunque gente che tiene i ritmi elevati in salita ed ha un gran fondo. La sua caratteristica, un po' croce e un po' delizia, è il chilometraggio elevato, il fatto di rappresentare la prima vera sfida della stagione tra i big (anche se con il ciclismo globalizzato quest'argomentazione tende a cadere), la tensione che si respira in gruppo alla partenza di Milano e le gomitate all'imbocco di Manie, Cipressa e Poggio.
Se le squadre vogliono fare corsa dura ne hanno piena facoltà: le Manie sono ormai un riferimento fisso e, ricordiamolo, nel 2003 la cavalcata di Bettini-Paolini-Celestino fu favorita anche dal gran lavoro della QuickStep che sfiancò le ruote veloci in un tratto d'autostrada in leggera salita (affrontato, anche qui, a causa di una frana sull'Aurelia).
Come dire: il terreno per scannarvi non vi manca, sta a voi decidere se procedere tranquilli fino al Poggio, con i velocisti ben coperti, o attaccare da lontano, facendo spendere forze ai treni. Ecco perché forse l'idea di stravogere il percorso della Classicissima è buona ma fino ad un certo punto. Perché muri, pavé e collinette in sequenza avranno modo di essere affrontati più in là, tra le Fiandre e le Ardenne.