Tirreno - Adriatico 2012: Tra quei due mari ci sono tanti monti - Corsa disegnata su misura per gli scalatori
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Sette tappe in sette giorni, di tutti i tipi, per tutti i gusti, per ogni corridore. E martedì prossimo, quando il nome del vincitore della Tirreno-Adriatico sarà ormai noto, tutti i pensieri saranno rivolti alla Sanremo di sabato 17 marzo.
Perché spesso la Tirreno-Adriatico è stata un buon viatico per andare a vincere la Classica di primavera. Eppure nel 2011 Matthew Goss, uscito dalla Parigi-Nizza, ha voluto rompere gli schemi e chissà che quest'anno non faccia lo stesso un certo Tom Boonen, che sulle strade di Francia si sta esprimendo al meglio. Ma torniamo in Italia.
Si inizia e si finisce, in questa corsa dei due mari, con due prove contro il tempo. La prima tappa è la cronosquadre da San Vincenzo a Donoratico, 16.9 km. Si prosegue con due frazioni che, a scanso di sorprese, saranno adatte ai velocisti.
La San Vincenzo-Indicatore e la Indicatore-Terni, infatti, presentano difficoltà altimetriche risibili ed un finale adatto alle ruote veloci. Farrar, Goss (quest'anno non è tornato alla Parigi-Nizza, evidentemente non crede alla cabala), Petacchi, Freire, Cavendish, Greipel, Bennati e Modolo sono tra i più quotati per questi due arrivi, anche perché dopo di volate non ci sarà neanche l'ombra.
Già da sabato inizierà un su e giù che avrà termine praticamente sulle rive dell'Adriatico. La Amelia-Chieti è un vero e proprio tappone in cui si trovano quantità (252 km ai primi di marzo non son poca cosa) e qualità.
La qualità sta nelle scalate, appunto: prima i 15 km di ascesa ai 1310 metri s.l.m. di Passo Lanciano (11 dei quali davvero impegnativi), salita affrontata da Lettomanoppello, proprio come nel Giro 2006. Fu qui che Ivan Basso colse il primo dei suoi tre successi di tappa di quella corsa rosa, distruggendo la diretta concorrenza a suon di minuti.
Dopo il Lanciano si dovrà scendere verso Fara Filiorum Petri e da qui all'arrivo non un metro di pianura. Strappo dopo strappo, si arriva ai piedi di Chieti per 10 km finali davvero intriganti: 5 km in salita, 3 in discesa e gran finale con un chilometro durissimo: un muro che sfiora il 20% di pendenza massima e pare disegnato su misura per corridori come Joaquim Rodríguez.
Se a Chieti la classifica sarà già abbastanza delineata, la fatica per i corridori non è di certo terminata. Il giorno dopo, domenica, è infatti prevista la Martinsicuro-Prati di Tivo.
Anche qui poco più di 20 km di pianura all'inizio e poi non si avrà più tregua. I 20 km che portano ai 1227 di Piano Roseto faranno una prima selezione; dopo la discesa toccherà alla salita a Prati di Tivo emettere la sentenza di secondo grado.
Salita, questa, che porta a 1450 metri, dove si può salire di rapporto ma che dopo 196 chilometri impegnativi e soprattutto affrontata in gara nella prima parte di stagione potrebbe far più male del previsto. Scarponi (con il fido Spezialetti) e Di Luca si sono recati in perlustrazione nei mesi scorsi, chissà che non provino a vincere proprio lì la corsa. Anche perché la tappa successiva è relativamente più semplice.
Attenzione a quel "relativamente": tutto intorno ad Offida su un doppio circuito che non dà tregua. Finale con una piccola rampa, anche se gli ultimissimi metri tenderanno a spianare. Dopo tre tappe alquanto impegnative, la cronometro di San Benedetto del Tronto, percorsa sul lungomare per un totale di 9.3 km, parrà poco più che una passeggiata, quale appunto si rivelerà a meno di clamorosi colpi di scena. Il vincitore sarà già deciso da almeno ventiquattr'ore.
Dunque vediamo chi potrebbe essere l'erede di Cadel Evans in una Tirreno-Adriatico che mai negli ultimi anni aveva presentato un percorso così duro e selettivo. Proprio Evans è dato in non splendida forma, al contrario di 12 mesi fa, mentre una formazione da tener davvero d'occhio sarà l'Acqua e Sapone.
Esclusa dal Giro, porterà tre scalatori affamati che potrebbero far bene. Di Luca ha già perlustrato le strade della corsa mentre Garzelli vorrebbe ripetere il successo del 2010. Occhio poi a Betancur, colombiano che quando la strada sale non capisce più niente (ed in queste sette tappe al strada salirà spesso).
C'è poi un Kreuziger che alla Strade Bianche non ha sfigurato ed una Colnago-CSF che ha in pollicino Pozzovivo la sua punta (ma occhio anche a Battaglin per gli arrivi di tappa come Offida).
La Colombia Coldeportes vuol dare spettacolo e con i suoi scalatori colombiani - su tutti Pantano pare in gran forma - potrebbe riuscirci benissimo. I calibri da novanta saranno senz'altro Scarponi, Nibali (dopo il bell'Oman e la prestazione deludente alla Strade Bianche è in cerca di rivalsa) e quel Peter Velits che proprio in salita ha vinto il Tour of Oman.
Occhio, come si diceva poco sopra, a Joaquín Rodríguez, cui almeno un paio d'arrivi s'adattano alla perfezione. Farnese con Gatto, visto in grande spolvero alla Strade Bianche (e si perdoni il gioco di parole usato ed abusato), ed un Pozzato ormai sulla via della guarigione.
Da non dimenticare i giovani Steven Kruijswijk della Rabobank e Tony Gallopin della RadioShack-Nissan, autore di un inizio di stagione più che dignitoso mentre per Cancellara, Sagan, Gilbert ed altri sicuri protagonisti delle Classiche il percorso è davvero troppo esigente.
Sette giorni di divertimento, di passione, di sofferenza e poi si sentirà la brezza marina. Quella che dal Tirreno ha accompagnato la carovana sino all'Adriatico e da lì, nel breve volgere di poche ore, ci farà trovare sul soleggiato litorale sanremese.