Le Samyn 2012: Démare, superato bene Le Samyno - Domina in volata su Boeckmans e Petit. Nizzolo 5°
- Le Samyn 2012
- Cofidis, le Crédit en Ligne 2012
- FDJ - Big Mat 2012
- Garmin - Sharp 2012
- Omega Pharma - Quick Step 2012
- Team Europcar 2012
- Vacansoleil Pro Cycling Team 2012
- Adrien Petit
- Andrew Fenn
- Antoine Demoitie
- Arnaud Démare
- Dennis Vanendert
- Giacomo Nizzolo
- Iljo Keisse
- Johan Le Bon
- Jonathan Breyne
- Kevin Van Melsen
- Kris Boeckmans
- Laurens De Vreese
- Matteo Trentin
- Maxime Vantomme
- Michal Kwiatkowski
- Michel Kreder
- Paul Poux
- Ramunas Navardauskas
- Steve Chainel
- Yauheni Hutarovich
- Yukiya Arashiro
- Uomini
Aveva vinto a Doha - era l'ultima tappa del Tour of Qatar - e si conosceva sì il suo valore ma molti avevano accolto questa prima vittoria da professionista come frutto dell'occasione che Arnaud Démare seppe cogliere, dopo la caduta di Cavendish e la relativa confusione in volata. E invece poco o nulla era da attirbuire al caso, alla fortuna.
La vittoria di oggi alla 44esima edizione de Le Samyn toglie ogni dubbio. E sì che Démare, quando oggi sprinta e si toglie di ruota Kris Boeckmans, viene confuso dai cronisti con il compagno di squadra Hutarovich. Del bielorusso si conosce la forza in volata, del francesino che viene da Beauvais, in Picardie, abbiamo imparato a riconoscere il marchio di fabbrica.
Talmente forte, talmente imperioso, che difficilmente Démare verrà confuso per un altro da qui negli anni a venire. Una volata superba, degna del più navigato degli sprinter (ricordiamo che Démare è nato il 26 agosto 1991, è il più giovane corridore di una squadra World Tour), quellla del FDJ.
Con Boeckmans lanciato troppo presto ed il compagno di team Romain Feillu impegnato in una volata abbastanza incomprensibile nell'economia della squadra, ecco che spunta Démare. Lancia e rilancia due, tre volte, fino a che Boeckmans, a corto di energie, viene ripreso e saltato.
Il belga chiuderà in seconda posizione, con Adrien Petit (apripista di Démare ed argento ai Mondiali Under 23 di Copenhagen) in terza piazza. Per ricomporre quel podio iridato mancherebbe solo Andrew Fenn, rimasto nelle retrovie, negli ultimi vagoni di un treno dell'Omega che parte per vincere (con Fenn, appunto, o con Chicchi) ma che racimolerà solo un decimo posto con il sempre attivo Matteo Trentin.
La corsa si svolge su 187.9 km (110 in linea ed un circuito finale di 19 km da ripetere quattro volte), scatti e controscatti fin dalle prime battute ma il gruppo non dà il via libera. Alla fine riescono ad andar via in cinque: Iljo Keisse, Dennis Vanendert, Antoine Demoitie, Jonathan Breyne e Kevin Van Melsen. Il vantaggio sale velocemente arrivando ai 5' sul gruppo tirato da FDJ e Omega.
La fuga è davvero a lunga gittata e quando mancano 38 km all'arrivo i fuggitivi conservano ancora 2' e rotti di vantaggio. Ora però la FDJ s'è messa a tirare sul serio e la fuga viene annullata quando mancano 24 chilometri al traguardo. Davanti a tutta, con il gruppo compatto, si vedono FDJ ed Omega ma il ritmo non è dei più forsennati. E allora inizia un'altra serie di scatti e controscatti.
Ai -15 Johan Le Bon ci prova e viene seguito dal giapponese della Europcar Arashiro. Ripresi nello spazio di un chilometro. Si procede così finché ai -10 se ne va un drappello in cui troviamo Michal Kwiatkowski, Laurens De Vreese, Steve Chainel e Kris Boeckmans.
Ma Michal Kwiatkowski (classe '90), giovane polacco dell'Omega Pharma QuickStep, non gradisce la compagnia e dopo nemmeno un chilometro se ne va da solo. Posizione da cronometro, pedalata sufficientemente agile da lasciarsi alle spalle tutti e fare un pensierino alla vittoria. Così, in solitaria, con un'azione ai -9, sarebbe davvero una bella affermazione.
Sarà per un'altra volta perché non sono d'accordo i FDJ (per Hutarovich o Démare) ed i Garmin (per Michel Kreder o Navardauskas) che danno alcune tirate decisive per giungere nuovamente a ridosso di Kwiatkowski. Il giovane polacco non ha però esaurito le forze, se è vero che ai -6 viene ripreso da Vantomme e da Poux; li segue deciso, incitandoli a darsi cambi regolari.
Il gruppo è però alle loro spalle e si ricompatta ai -2. Il rettilineo d'arrivo sale in modo impercettibile, eppure sale: proprio come a Copenhagen, per citare esempi recenti.
La FDJ organizza un TGV, tanto per restare in tema di acronimi; la Vacansoleil prova a contrastarla partendo in anticipo. Troppo in anticipo. E così Boeckmans si trova allo scoperto già ai 300 metri. Prende un bel margine ma Démare capisce che il belga ha lanciato un messaggio: ora o mai più.
E Démare si lancia in un forsennato recupero ora, aiutato nei primi colpi di pedale da un Romain Feillu quasi in stato confusionale, dato che con un compagno davanti non aveva nessun interesse a riportare sotto gli altri. Démare esce dalla scia di Feillu ben presto, però, e va a riprendere un Boeckmans che, per effettiva stanchezza o per essere convinto di aver la corsa in pugno, ha smesso per un istante di pedalare.
Così, mentre Boeckmans rallenta. Démare sgasa alla grande, con Petit che, rosso fuoco come la sua divisa Cofidis, s'è lanciato in un inseguimento ormai tardivo.
La Francia, con Démare vittorioso (e come!) e Petit a podio, se la ride di gusto ma l'Italia certo non piange, piazzando nella top ten Giacomo Nizzolo (5°) ed ancora una volta l'ottimo Matteo Trentin (10°), primo degli Omega Pharma.
Arnaud Démare, scambiato per Hutarovich per l'ultima volta (anche se era plausibile che la FDJ preparasse uno sprint per il bielorusso), taglia il traguardo allargando le braccia e mimando il volo di un paio d'ali.
A dirla tutta, parrebbe che le forti gambe del giovane Arnaud siano sufficienti a non fa dormire sonni tranquilli a tutti i più forti velocisti del momento. Tra i quali, naturalmente, si trova anche Démare.