Tour of Oman 2012: Sagan toglie 1" d'oro a Nibali - Pasticcio al traguardo volante. Tappa a Kittel, corsa a Velits
- Tour of Oman 2012
- Bridgestone Anchor 2012
- Liquigas - Cannondale 2012
- RadioShack - Nissan 2012
- Sky ProCycling 2012
- Team Argos - Shimano 2012
- André Greipel
- Arnold Jeannesson
- Christian Vande Velde
- Guillaume Van Keirsbulck
- Johan Vansummeren
- Laurens Ten Dam
- Marcel Kittel
- Mark Cavendish
- Peter Sagan
- Peter Velits
- Ramunas Navardauskas
- Sandy Casar
- Thomas Lebas
- Tom Boonen
- Tom Jelte Slagter
- Tony Gallopin
- Vincenzo Nibali
- Uomini
Non c'è nessun corridore che inizi una stagione con l'obiettivo di vincere una gara di secondo piano come il Tour of Oman, questo si sa; né ci può essere chi si disperi per essere arrivato secondo in questa corsa certo simpatica ma non paragonabile a molte di quelle che verranno più avanti, nella stagione; arrivare però in classifica al secondo posto per appena 1", ecco, questo sì, potrebbe lasciare spazio a qualche rimpianto; e concludere in tal modo nella generale perché ci si è piazzati quarti e non terzi ad un traguardo volante, beh, ciò indubbiamente colora la sconfitta di toni un po' più rabbiosi. Ma vedere che si è arrivati quarti e non terzi al TV in questione perché davanti s'è piazzato un compagno di squadra, significa avere allora tutta la legittimazione del mondo per incavolarsi seriamente.
Abbiamo così, un po' baroccamente, descritto quanto avvenuto oggi tra Vincenzo Nibali e Peter Sagan al Tour of Oman: ultima tappa, da Al Khawd a Matrah, sprint intermedio dopo 53 dei 130 km totali, posto su una salitella, ed ecco che la Liquigas lavora per lo sprint del suo capitano. E tra l'altro non è che lo Squalo dello Stretto faccia volate intermedie ogni giorno: se era lì per provarci, significava che ci credeva sul serio, visto che gli sarebbe bastato un secondo di abbuono (per il terzo posto) per appaiare Peter Velits nella generale ma avere la meglio per una migliore classifica a punti.
Così non è stato, e, senza eccedere in dietrologia (si potrebbe addirittura dire che Sagan non è solo omonimo di Velits, ma anche connazionale...), segnaliamo questo errore di valutazione da parte del giovane slovacco, che per non aver tirato i freni quando era necessario si è ritrovato inopinatamente secondo (tra Boonen e Van Keirsbulck), col suo capitano quarto. Lo segnaliamo anche perché ricordiamo tutti il precedente di Córdoba all'ultima Vuelta, allorquando con 4 Liquigas in una fuga di 5, Lastras (l'intruso) stava per impallinarli tutti, senonché Sagan vinse la tappa e fu Agnoli quel giorno a farla grossa, sprintando senza motivo su Nibali e lasciando a quest'ultimo il quarto (inutile) posto, fuori dagli abbuoni. Anche quel giorno Sagan era tra quelli che contribuirono a lasciare Vincenzo a bocca asciutta, ma quantomeno lì si vinse una tappa in un GT, oggi invece al massimo - per Peter - c'era in ballo una classifica a punti in una corsa di seconda fascia.
Esaurita la vicenda Liquigas, possiamo dar conto di quanto avvenuto nel resto di questa sesta e ultima tappa, con una fuga a tre (Vande Velde, Vansummeren, Ten Dam) che ha preso forma sul circuito conclusivo, una classica fuga da circuito conclusivo, diremmo: un minutino di margine guadagnato e presto sfumato, visto che a squadre lanciate verso lo sprint come Sky (per Cavendish) e 1T4I (Kittel) c'era poco da obiettare.
Sprint doveva essere e sprint è stato, quindi, ma se il Campione del Mondo, ancora una volta, non è riuscito ad essere efficace come avrebbe voluto e potuto, il giovane tedesco ha saputo fare un'altra volta la voce grossa, battendo Sagan (ancora lui) e Farrar (che quest'anno sta avendo un rodaggio più lungo di quanto ci attendessimo, anche se qualche progresso rispetto al Qatar della settimana scorsa) e portando a due i successi di tappa in Oman (così come il suo esperto connazionale Greipel).
La classifica, abbiamo detto, la vince Velits con 1" su Nibali e con tre francesi tra il terzo e il quinto posto: tra costoro, il più interessante, davanti a Casar quarto e Jeannesson quinto, è senza dubbio Tony Gallopin, che ha chiuso terzo a 17" dal vincitore e che ha mostrato evidentissimi progressi rispetto al corridore che avevamo visto fin qui tra i professionisti. Ma al di là del quasi 24enne della RadioShack, non mancano i nomi nuovi nella top ten, a partire da Slagter, 22enne olandese al secondo anno nella Rabobank maggiore (sesto), proseguendo con Navardauskas che conoscevamo sin qui come ottimo cronoman e invece si sta dimostrando abbastanza versatile (ottavo), concludendo con Thomas Lebas, oggetto semimisterioso della Bridgestone, passato tardi al professionismo (ha 26 anni) ma fortissimo tra i dilettanti francesi fino alla scorsa stagione. Il suo nono posto finale è, tra le sorprese di questo Oman, quella forse più grossa.