Trofeo Laigueglia 2012: Moser vince alla Saronni - Splendido assolo di Moreno, nipote di Francesco
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dal nostro inviato
Non è un nome casuale quello di colui che si presenta tutto solo sul traguardo di Laigueglia. Moreno Moser, figlio di Diego e nipote del grande campione Francesco, nato il giorno di Natale del 1990, se ne va quando al traguardo mancano 3 km e nelle gambe ne ha più di 193.
Un colpo di mano, un'azione in contropiede, un colpo di classe per il neoprofessionista in forza alla Liquigas. Mai come in questo caso vale il detto che la classe non è acqua: «Sono frastornato - ammette Moser - ancora non ci credo. Puntavo a restare nei 15, sognavo un podio, ma la vittoria è davvero troppo... Devo ancora realizzare».
Avevano forzato per tutto il finale di corsa, gli uomini in verde, affrontato il Pinamare ad una velocità tale da far staccare un Ivan Basso in versione gregario di lusso (ed all'esordio stagionale). Prende 50 metri, poi 100, Moser, ed il gruppo tirato dalla Lampre non lo vede più. Non prima del podio, almeno.
La vittoria di Moser va a completare una giornata perfetta per i Liquigas, che poche ore prima, in Oman, avevano assistito alla prima stagionale di un Vincenzo Nibali già in gran condizione.
Stamane erano partiti in 190, con un Pozzato eroico (operato alla clavicola domenica scorsa, ha ricevuto il premio della combattività), un Cunego in fase di rodaggio, un Basso all'esordio assoluto nel 2012 e gli Astana determinati a vincere con Ponzi, Gasparotto o Gavazzi.
Dopo una ventina di chilometri di scatti e controscatti se ne vanno Giairo Ermeti ed Alfredo Balloni, che presto vengono raggiunti dal neoprò Luca Dodi. Si aggrega anche il colombiano Osorio della Colombia-Coldeportes con Vincenzo Garofalo.
I cinque si apprestano a scalare il Passo del Balestrino. Stiven Fanelli prova ad agganciarsi ma il suo distacco dalla testa della corsa non sarà inferiore ai 20". Raggiunto il Paravenna il quintetto ha ormai accumulato un vantaggio di 9' sul gruppo.
Nella discesa verso Andora Ermeti è vittima di una foratura e perde terreno. Recupererà. Al primo passaggio da Laigueglia, quando mancano 99 km all'arrivo, i cinque di testa viaggiano di comune accordo, conservando 6' su Stiven Fanelli (che verrà riassorbito all'uscita di Alassio) e 6'25" sul gruppo tirato dagli uomini Liquigas.
Filippo Pozzato pedala ancora a centro gruppo dopo 99 km non certo semplici. Quando inizia la seconda ascesa al Paravenna i cinque fuggitivi conservano solo 5' sul treno della Liquigas (e qui, che gli uomini in verde stessero bene, lo si poteva immaginare). Sulle rampe del Paravenna i cinque battistrada perdono ancora terreno su un gruppo che adesso dista soltanto 3'09".
Nel mentre Pozzato si stacca dal gruppo dei migliori al km 121 e torna tranquillamente verso il traguardo di Laigueglia, dove si ritirerà. Per lui circa 150 km percorsi oggi, più che ottimo allenamento in vista dell'Het Nieuwsblad. In cima al Paravenna il primo a transitare è, come nella prima tornata, Giairo Ermeti, mentre il gruppo, tirato ora da Liquigas ed Acqua e Sapone, ha un ritardo di soli 2'20".
Nella discesa il plotone guadagna ancora e, quando mancano poco più di 60 km al traguardo, il vantaggio dei cinque battistrada è di 1'10". Ritornati sull'Aurelia i fuggitivi riguadagnano terreno sul gruppo, riportando il vantaggio a 1'25". Al secondo passaggio da Laigueglia - siamo ai -45 km - rimangono in testa Balloni, Dodi, Ermeti e Garofalo, mentre Osorio è staccato di 12" ed alzerà presto bandiera bianca.
Il gruppo, al primo passaggio colorato di verde Liquigas, adesso è tirato dal turchese degli Astana ed ha un distacco di 1'35". Poco dopo Alassio si registra una progressione di Malacarne, però subito ripreso dal gruppo che ora è separato dai quattro battistrada da soli 20".
Astana ed Acqua e Sapone in testa a tirare e quando i fuggitivi vengono ripresi, dopo 162 chilometri di corsa (e 141 di fuga), è la Liquigas a prendere in mano le redini della corsa. Mai immagine fu più chiara: oggi sarà la squadra da battere.
Infatti sull'ultima ascesa al Paravenna se ne vanno in cinque: Brutt, Modolo, Rocchettti, Rogina e appunto Moser («ma non ci credevo troppo, infatti non ho neanche collaborato»). Al Gpm l'azione viene annullata e nella discesa il gruppo è nuovamente compatto.
Ci prova Reda ma la resa è vicina quanto l'ultima, terribile asperità: il Pinamare, 1500 metri che tirano all'insù. E naturalmente è ancora la Liquigas a scandire il ritmo. «Quando Longo Borghini ha terminato il suo lavoro - ammette Moser - mi sono sentito in dovere di andare a tirare. Invece Ivan [Basso, ndr] mi ha detto di stare dietro e di fare la mia corsa, per questo devo soltanto ringraziarlo».
L'allungo di Moser colpisce gli avversari, molti alle prese con i crampi («quando Moreno è scattato - ammette Montguti, 3° alla fine - non ne avevo per seguirlo, ero in preda ai crampi»). Pochi metri, il gruppo che alita sul collo del giovane Moser, le braccia alzate sul traguardo, la rabbia del secondo, Rubiano, ad un passo dalla vittoria, e di Matteo Montaguti.
E la sensazione che questa sia solo la prima di una lunga serie di fantastiche, prestigiose vittorie. Il marchio di fabbrica c'è, la classe, cristallina, anche.