Vuelta Chiapas 2011: Esperanza d'Escobar... - Ma Sergi si brucia: è festa Ladino-Casas
dal nostro inviato
Se le prime due tappe della Vuelta Chiapas avevano offerto degli esiti se non prevedibili, comunque ampiamente nell'ordine delle cose (cosa si può dire altrimenti di due corposissime fughe che arrivano in porto, quando le squadre presenti schierano 5 o 6 corridori e il controllo della corsa è quindi complicato?), nella terza abbiamo assistito a una battaglia senza esclusione di colpi e con divertenti colpi di scena che hanno infiammato la gara messicana.
In maglia gialla, dopo la bella impresa di Tonalá, c'era lo spagnolo Sergi Escobar; davanti alle ruote dei partecipanti alla Vuelta Chiapas c'erano invece le prime salite, terreno di prova per un'eventuale difesa del liderato da parte dell'iberico. Ma sperare di andare in America Latina e soppiantare sui podi delle corse locali i ras di quelle latitudini è arduo. Riuscirci, poi, lo è ancora di più.
Escobar se n'è reso conto appena è iniziata la salita di La Sepultura (oddio che nome macabramente evocativo!), allorché i Loteria de Boyacá, al servizio di Iván Mauricio Casas (terzo della generale), si sono messi a fare un ritmo infernale che ha in breve fatto uno spezzatino del gruppo. Intorno a loro (quattro in totale), si è coagulato un drappello di una quindicina abbondante di unità, con tutte le squadre più forti ben rappresentate (Canel's Turbo con 3 elementi, Loteria del Táchira e Colombia Indeportes con 4), e con qualche isolato, dei quali ha resistito coi battistrada solo il cileno Vicente Muga, miglior under 23 della gara.
Escobar è rimasto indietro, ma non troppo, se è vero che allo scollinamento (a 130 km dalla fine) c'erano un paio di minuti scarsi da recuperare. A questo punto lo spagnolo si è ricordato di essere stato Campione del Mondo dell'Inseguimento (in pista), e quello si è messo a fare: inseguire. Il problema per lui è che ha fatto tutto praticamente da solo, e se è vero che così ha recuperato un minuto in pochi chilometri, è anche vero che si è del tutto finito. Cosa che non sarebbe accaduta se Sergi avesse aspettato il rientro da dietro di qualche rinforzo (tra cui gli italiani Masotti e Buttazzoni, che avrebbero certamente collaborato nel dare la caccia agli attaccanti; e se fossero rientrati pure Ciccone e Di Nizio, appena dietro ai due compagni di squadra, avrebbero contribuito anch'essi).
Ma come si dice, cosa fatta capo ha (del resto non è detto che anche con alcuni rientri da dietro si sarebbe potuto annullare il gap dai fuggitivi), e quindi Escobar, arrivato ad avere nel mirino i battistrada, è naufragato lì a vista, mentre gli altri, accortisi che quello rischiava di rientrare, hanno messo il turbo e hanno preso il largo (quasi 9' di vantaggio per loro alla fine sull'ex leader). In questa situazione, sono stati bravi i Canel's a infilarsi nelle pieghe della rivalità tra i team colombiani, lanciando il più che esperto Gregorio Ladino, che prima ha tentato l'assolo sul secondo e ultimo Gpm di giornata (a poco più di 50 km dalla fine), quindi ha dato la stoccata decisiva ai 15 km.
Per il 38enne colombiano un arrivo in solitaria a Tuxtla Gutiérrez; alle sue spalle, il venezuelano Maky Roman ha preceduto Victor García e Jorge Castiblanco a 36" di distacco. In classifica Iván Casas va in testa con 16" su Muga e 30" su Flober Peña. La quarta tappa, da Tuxtla a San Cristobal, vedrà il gruppo salire fino ai 2500 metri dell'arrivo (dai 500 della partenza) su un chilometraggio molto breve (75 km), in quella che potrebbe essere la giornata decisiva di questa Vuelta Chiapas.