Mondiali 2011: Chi li ha vinti questi Mondiali? - Di certo non l'Italia. I numeri dicono Germania-Gran Bretagna-Australia-Francia
Versione stampabileAl termine di un'intensa settimana iridata, è giusto e lecito tirare le somme e fare un bilancio dell'intera rassegna, anche per tentare di mettere a confronto i vari movimenti e di trarre una sorta di "stato dell'arte" del ciclismo in generale: del resto, quando fare un discorso del genere se non dopo una manifestazione che mette in gara tutte le più importanti categorie, dai pro' alle juniores, sia in linea che a cronometro?
Abbiamo estrapolato dagli ordini d'arrivo delle 10 prove disputate nell'arco della settimana i migliori piazzamenti di ogni nazionale impegnata in Danimarca, e riportato tali piazzamenti in punteggi, pari pari: per fare un esempio, se il miglior atleta di una nazionale si è piazzato al settimo posto in una determinata prova, alla sua squadra vanno 7 punti. In assenza di un piazzamento (o per ritiro di tutti gli iscritti o proprio per mancata iscrizione ad una determinata gara) abbiamo assegnato d'ufficio 100 punti nelle cronometro e 200 punti nelle prove in linea. Fatta la somma, naturalmente si piazza meglio chi ha meno punti.
Molto più immediato delle spiegazioni è il riassunto tabellare di quanto fatto; con l'avvertenza che le nazionali classificate sulle 10 prove sono state 66 (ovvero 66 selezioni hanno piazzato all'arrivo almeno un atleta in almeno una gara), ma qui riportiamo per comodità solo la top 30.
La classifica generale: chi ha vinto i Mondiali?
Se volessimo rispondere alla domanda di fondo di questo speciale, ovvero "chi ha vinto i Mondiali?", potremmo semplicemente far riferimento al medagliere, che comprende 10 nazionali che si sono spartite le 30 medaglie in palio. E in questo senso, con 2 ori, 2 argenti e 2 bronzi, la Gran Bretagna risulta la grande protagonista della rassegna iridata (un protagonismo sottolineato e rafforzato tra l'altro dal successo di un britannico, Mark Cavendish, nella gara più importante della settimana).
Segue (proprio come nella prova di domenica) l'Australia, quindi con due ori anche Francia e Germania dicono la loro, poi via via troviamo le altre nazionali, con un occhio alla bella prestazione generale della Danimarca padrona di casa: un oro, un argento e un bronzo per i danesi rappresentano un bottino che forse non era sperabile per gli organizzatori della rassegna.
Ma questo è ciò che ci dice il medagliere; il nostro calcolo dei migliori piazzamenti rivoluziona invece tale classifica, e pone - abbastanza nettamente - in testa alla graduatoria la Germania.
Se il medagliere per sua natura tiene molto conto dei singoli exploit degli atleti, questa classifica che vi proponiamo tenta di lanciare uno sguardo un po' oltre, allo stato di salute dei singoli movimenti nazionali, come detto (senza ovviamente pretese di esaustività analitica).
I tedeschi sono in testa perché soltanto una volta in 10 gare (nella cronometro Under 23) sono rimasti fuori dalla top-10 (o per essere più precisi, dalla top-7!): una costanza di rendimento stratosferica e a tutti i livelli, che ci dice che forse il momento terribile del ciclismo tedesco, quello figlio di Operación Puerto e della grande delusione (con conseguente fuga di investimenti) ingenerata nel paese dal coinvolgimento di Jan Ullrich nella celebre inchiesta antidoping, è alle spalle. Al momento la Germania non ha né squadre né corse di vertice, ma se i risultati arrivano, torneranno anche gli sponsor: questione di tempo.
La Gran Bretagna, se non prima come nel medagliere, è comunque seconda, davanti all'Australia: per entrambi i movimenti più nuovi e freschi del ciclismo globale il cammino verso un eventuale, ipotetico dominio futuro è stato intrapreso da tempo, ed evidentemente manca giusto qualche rifinitura per essere competitivi su tutta la linea.
Quindi troviamo la Francia, rilanciatissima dopo decenni bui, l'Olanda che si piazza sempre ma non vince mai, la Russia dal costante rendimento medio, e, al settimo posto, l'Italia: che la nostra non sia più la nazione faro ce lo dicono mille indicatori, e questo da noi proposto conferma l'assioma. Episodici laddove c'è bisogno di particolare programmazione federale (nelle cronometro), nelle posizioni di rincalzo laddove siamo sempre o quasi stati in grado di ben figurare (nelle gare in linea), capaci comunque dell'exploit che salva la spedizione (parliamo della Bronzini), ma che resta un po' fine a se stesso, prova ne sia che se Giorgia anziché prima fosse arrivata decima, la posizione dell'Italia in questa classifica sarebbe rimasta immutata.
Ci lasciamo comunque alle spalle qualche nazione importante, a partire dal Belgio (tenuto giù da un rendimento generalmente disastroso nelle crono), proseguendo coi padroni di casa della Danimarca (comunque ottimi noni e capofila di un movimento - quello scandinavo - che piazza anche Svezia e Norvegia al 12esimo e al 13esimo posto) e con la deludentissima Spagna (solo decima con appena 3 top-10). Che la Svizzera al momento sia solo Cancellara si vede benissimo dalla riga 11, mentre stupisce un po' la mediocrità degli Stati Uniti, appena 14esimi e senza il minimo squillo di tromba all'attivo.
Notevole la Nuova Zelanda nelle crono, quanto disastrosa nelle prove in linea, praticamente il contrario dell'Austria, mentre Kazakistan, Sudafrica e Messico sono i capofila dei movimenti continentali di Asia, Africa e America Latina, ma nonostante ciò sono ancora lontanissimi da europei e anglosassoni. Sintomatica l'assenza nella top-30 dell'Estremo Oriente, che pure in altri ambiti riesce talvolta a primeggiare (pensiamo alla Cina in pista), e che propone da anni grossi investimenti per mettere insieme corse e squadre di un certo livello. Il Giappone è appena fuori dalla tabella, 32esimo a pari merito con la Colombia (che paga probabilmente un percorso in linea che non poteva certo esaltare le qualità dei suoi scalatori).
Cronometro: l'Australia balza subito in testa e non molla più
Da come era partito il Mondiale, sembrava che l'Australia dovesse dominare in lungo e in largo (subito due ori nelle crono Juniores femminile e Under 23 maschile). Poi le forze in campo si sono un po' riassestate, ma quei due successi di Allen e Durbridge lanciano i kangaroos in testa alla classifica dei piazzamenti limitata alle 5 prove contro il tempo.
La Germania risponde alla grande coi due successi maggiori (Martin e Arndt) ma paga la controprestazione tra gli Under, mentre la Nuova Zelanda si assicura addirittura il terzo posto (davanti alla Gran Bretagna!) portando peraltro a casa le sue due brave medaglie d'argento proprio in due delle cinque cronometro (Villumsen tra le donne élite e Oram tra gli Juniores.
La Gran Bretagna è tenuta giù da questo podio dalla brutta prova tra gli Under, mentre la Danimarca mette un oro (Wurtz Schmidt tra gli Juniores) e un argento (Quaade tra gli Under) al servizio della causa e ottiene un ottimo quinto posto.
Se Olanda, Francia e Russia occupano senza grossi acuti le posizioni tra la sesta e l'ottava (con un rendimento medio nettamente migliore per gli oranjes), e se gli Usa proprio nelle prove contro il tempo fanno vedere le cose migliori di un Mondiale sottotono, discreto è il piazzamento di Canada e Svezia (in rapporto alle forze in campo), e disastroso quello di Italia, Spagna e Belgio, con gli azzurri che, se non fossero tenuti un po' più a galla dalla brava Rossella Ratto (quinta nelle Juniores), si giocherebbero la quindicesima piazza con le altre due nobili incapaci di fornire prestazioni decenti a cronometro: se non altro si conferma l'ormai atavica incapacità degli italiani di organizzarsi (in altri termini: programmare) contro il tempo, ma stavolta anche a livello giovanile, laddove in passato qualche risultato l'abbiamo colto, non abbiamo ottenuto gioie.
Scorrendo la classifica, più della metà delle nazionali presenti dal 15esimo al 30esimo posto sono dell'Europa dell'est (dato che conferma quello della classifica generale), mentre la Colombia ottiene qualcosa di meglio rispetto al dato generale, a riprova del fatto che erano proprio le gare in linea a risultare indigeribili per i corridori sudamericani.
Le prove in linea: una Francia super torna in auge
Che la Francia stia tornando a ricoprire nello scacchiere del ciclismo mondiale il ruolo che storicamente le compete, è ormai chiaro da tempo. La rassegna iridata di Copenhagen ci dice però che forse quel cammino è più avanti di quanto pensassimo: nelle prove in linea infatti i transalpini fanno segnare il rendimento migliore, in accoppiata con la Germania, ma con in più un paio di vittorie che danno ulteriore lustro al livello prestazionale dei bleus.
Ad altissimi livelli la regolarità della Germania, ma ottime cose in questo settore ha fatto anche il Belgio, pur senza l'atteso squillo di Gilbert: del resto la nazionale belga vista nelle cronometro era troppo brutta per rappresentare compiutamente il movimento di un paese che mangia da sempre pane e ciclismo.
Ma grandi cose ha fatto su strada anche la Gran Bretagna, che solo per una prova Juniores decisamente da dimenticare non si trova al livello delle migliori tre: quel 24esimo posto stona in una sequenza di risultati che vede due primi, un terzo e un quarto posto.
L'Italia, bontà sua, riesce a dire ancora qualcosa nelle gare in linea, l'effetto Bronzini è notevole, ma in altre tre gare abbiamo centrato delle top-10, e la peggiore prestazione resta proprio quella degli uomini di Bettini nella prova principale.
Non male la Norvegia (qui ottava contro il 21esimo posto nelle cronometro), mentre negativo è il saldo di un'Australia che, a parte l'argento di Goss nella gara dei professionisti, non è riuscita ad essere efficace in linea quanto lo è stata contro il tempo.
Decisamente sottotono gli Usa (solo 17esimi), mentre Slovenia, Lituania e Lettonia pagano cara l'assenza di un loro corridore in uno dei 5 ordini d'arrivo qui presi in esame, per non dire di Sudafrica e Portogallo che mancano addirittura in due gare su cinque, pur non essendo state così negative nelle prove disputate.
Il Giappone fa capolino in questa graduatoria (al 28esimo posto), mentre il Kazakistan offre un rendimento in linea decisamente peggiore rispetto a quello delle cronometro.
Tra le donne si parla decisamente inglese
Due sole categorie femminili, Élite e Juniores, e un percorso straordinario per la Gran Bretagna: in quattro gare, tra crono e strada, le suddite della Regina Elisabetta infilano primo, secondo, terzo e quarto posto, dominando nettamente la scena. Un movimento, quello britannico, che evidentemente non ha il suo punto di forza nella sola Emma Pooley (che pure una medaglia la porta a casa): se una Lucy Garner appena 17enne conquista l'oro Juniores, se una Elinor Barker si prende l'argento nella crono (sempre Juniores) e se l'eterna Nicole Cooke resta appena ai piedi del podio tra le Élite in linea, vuol dire che la Union Jack ha ancora tanto da sventolare negli anni a venire.
La Germania si conferma fortissima anche qui, con le esperte Arndt e Teutenberg a convincere e a spazzolare un oro e un bronzo, ma con buoni risultati anche tra le Juniores. L'Olanda, come uno specchio del Mondiale di Marianne Vos, va bene ma non benissimo, e l'Italia ottiene il miglior risultato tra queste classifiche (è quarta) spinta in alto dalle due migliori atlete della spedizione azzurra (sia maschile che femminile), ovvero le pluricitate Bronzini e Ratto.
Meglio a crono che in linea le australiane, idem il Canada, mentre la Francia, in ambito femminile, vive un mezzo passaggio a vuoto, anche se sfiora pur sempre un podio tra le Juniores. La Lituania riesce sempre a esprimere un discreto ciclismo femminile, invece la Spagna conferma anche tra le donne il suo momento non esaltante; e la Danimarca promette bene (molto meglio le giovani).
Scorrendo la graduatoria, poi, non va sottovalutata la prestazione dignitosa delle ragazze messicane, col miglior risultato di tutto il Mondiale ottenuto dalla selezione centramericana nella prova in linea delle Juniores. Non trascurabile, infine, la presenza della Thailandia in 28esima posizione, una presenza che si regge tutta sulle spalle di Nontasin Chanpeng, capace di andare all'arrivo sia a crono che in linea.
Tra gli uomini la Germania fa la voce grossa
Se tra le donne la Germania si deve "accontentare" del secondo posto, tra gli uomini non c'è storia: prima con 13 lunghezze sulla seconda, con una notevole capacità di far risultato (anche pieno, nel caso della crono dei professionisti) e di esprimersi al meglio (o quasi) anche tra i giovani. Unico neo la crono Under 23 per i tedeschi, ma è quasi un dettaglio in un quadro di alta competitività.
Gli australiani, strepitosi a crono, lo sono molto meno nelle gare in linea giovanili, anche se all'ultimo momento Matthew Goss regala il sorpasso su una Francia che invece è stata tanto anonima contro il tempo quanto fantastica in linea. Come l'Australia, anche la Danimarca è tenuta su dalle cronometro, mentre russi e olandesi hanno mostrato una buona regolarità ma - ormai s'è capito - non hanno avuto l'uomo che potesse garantire il salto di qualità.
Il Belgio, affossato come detto dalle crono, ha uomini competitivi quanto le donne in linea (e peraltro il migliore di loro, Gilbert, non ha trovato la giornata giusta); l'Italia, invece, precede di un niente la Svizzera, ovvero una nazionale per la quale al momento in molti farebbero fatica a enumerare un corridore a parte Cancellara: anche questo è sintomatico della non esaltante prestazione generale degli azzurri, che - diciamo a denti stretti pazienza per le crono - non hanno brillato nemmeno nelle prove in linea, dove in genere, di riffa o di raffa, qualcosa di buono si è quasi sempre riusciti a ottenerlo, in passato.
Peggio dei nostri, gli spagnoli, se questa può essere una consolazione (riflessione sul movimento iberico: tolto Contador, cosa rimane oggi come oggi?). Notevole il quindicesimo posto di un'Irlanda completamente assente nel ciclismo femminile ma che può dire la sua in quello maschile, e non malaccio un Portogallo (16esimo) che sta vivendo una pesante crisi economica nazionale che concorre a rendere le cose difficilissime per il ciclismo lusitano.
Meno efficaci di altre volte i polacchi, zavorrati da un quasi incredibile buco nella prova professionistica i cechi (sono 25esimi, se piazzavano almeno un uomo domenica potevano stare tranquillamente tra i 15), presenti nelle zone basse della classifica anche argentini e greci (questi ultimi con Tamouridis come uomo di maggior peso - vedi il 30esimo posto nella crono).
I giovani francesi e un futuro più che lusinghiero per il movimento transalpino
La graduatoria emersa dalla somma dei piazzamenti di Juniores (maschi e femmine) e Under 23 premia decisamente la Francia. Non è per niente un risultato scontato, perché se è vero che i transalpini vivono una crescita impetuosa, è anche vero che ci si poteva attendere qualche risultato in più da movimenti ugualmente in crescita, come quello australiano o quello britannico, relegati invece in sesta e settima posizione di questa classifica.
Nettamente superiori su strada, i giovani galletti si son difesi benino anche a cronometro (cosa non riuscita ai loro connazionali più grandi), e questo vuol dire che il miglioramento della situazione ciclistica in terra di Francia è davvero destinato a dispiegarsi a tutto campo, nel futuro prossimo.
La Germania, immancabile in tutte le tabelle, qui è seconda ed esibisce una solidità invidiabile, mentre la Danimarca fa il botto (soprattutto a crono) e coglie un insperato terzo posto. Più staccate Russia, Olanda, Australia e Gran Bretagna, staccatissima l'Italia, malgrado prestazioni non indegne su strada, e malgrado il quinto posto della Ratto nella crono Juniores.
Così come emerso da tutti i dati fin qui esposti, il Belgio sconta un vero disastro a cronometro, mentre la Spagna, solo 11esima, non lascia intravedere per il futuro immediato chissà quali voli pindarici.
Discreta 13esima la Nuova Zelanda (cresce, soprattutto a cronometro), promettentissima l'Austria su strada (due quinti posti tra donne Juniores e Under 23) per quanto faccia piangere contro il tempo (non è riuscita a schierare un solo Juniores al via delle prove a cronometro), non all'altezza delle sue possibilità la Slovenia, mentre il Messico qualche timido sorriso lo trova tra i più piccoli, con un 16esimo posto su strada della Drexel tra le Juniores e il 23esimo a cronometro del pari età Escutia.
Germania incontenibile tra i big, Gran Bretagna quasi
E infine i big: tra donne élite e professionisti la Gran Bretagna infila un altro filotto, primo-secondo-terzo-quarto posto, e i quattro piazzamenti, ottenuti da quattro atleti diversi, ci dicono quanto i britannici sappiano essere sempre più protagonisti sui palcoscenici più importanti del ciclismo.
Ma stavolta il filotto british non basta, perché si scontra con una prestazione generale di livello sublime da parte della Germania, che ai due ori a cronometro aggiunge due bronzi in linea: Martin e Arndt, Teutenberg e Greipel, a sommare - coi loro piazzamenti - una clamorosa quota 8.
Più lontana l'Australia, che a cronometro non ha reso al meglio nelle due categorie principali, mentre l'Olanda, quarta, si dimostra squadra esperta ancorché giovane, e se nell'occasione è zavorrata dall'assenza di un corridore veloce per la prova dei professionisti, questo ci dice anche del particolare momento storico che vive il ciclismo nei Paesi Bassi, terra che in passato ha sfornato fior di velocisti, ma che oggi sembra puntare più che altro su quelli che vanno forte in salita.
Canada e Usa mitigano, col quinto e col sesto posto, la delusione per le non esaltanti prestazioni dei loro giovani, Russia e Italia sono appaiate al settimo posto, e la Francia dimostra di avere più qualità nelle categorie inferiori che non in quelle principali (e ricordiamo sempre che tra donne e crono i transalpini hanno ottenuto i risultati peggiori della loro settimana). Belgio e Spagna, malinconicamente decimo e undicesima, precedono una Svezia che si è confermata degna di sedere al tavolo dei grandi (seppur in una posizione magari un po' defilata). Buone cose dai bielorussi (oddio, diciamo discrete per non sbagliare), mentre la Danimarca orfana di Breschel e con un Fuglsang non eccezionale, è solo 17esima in questa graduatoria.
Una graduatoria che vede invece il Giappone vivere il suo esploit, con due piazzamenti su strada che valgono il 23esimo posto (per chi si accontenta...), e l'Austria sprecare quanto di buono fatto coi giovani (tutto il contrario di una Finlandia che qui riesce vagamente a galleggiare, 25esima). Fondo della classifica con molto Sudamerica (Argentina, Cile, Venezuela) e Slovacchia che, pur assente tra le donne, riesce a intrufolarsi al 30esimo posto malgrado l'atteso Sagan non sia andato oltre la 12esima posizione nella gara vinta da Cavendish.
Conclusioni
Si può trarre una serie di verità assolute e incontrovertibili dalle tabelle testè riportate? No, l'abbiamo già detto.
Si possono trarre allora delle indicazioni, almeno a grandi linee, sui rapporti di forza (in continua evoluzione) che permeano il ciclismo pedalato? Sì, questo si può e si dovrebbe fare. Da parte nostra un piccolo contributo alla discussione per provare a evidenziare tendenze che, nel ciclismo contemporaneo, bisogna essere pronti a cogliere prima che cambi il vento: questo sport non è più il blocco monolitico di un tempo, ma un laboratorio in pieno sviluppo (o sottosviluppo, direbbe qualcuno). Cercare conferme o smentite nei numeri potrebbe rivelarsi quindi una cosa utile. Per capire, al termine della stagione, che cosa ci si potrebbe attendere da quella successiva.