Mondiali su strada 2011: 10 pieno a Mark e ai suoi uomini - Le pagelle: Hushovd, che peccato!
- CAMPIONATO DEL MONDO SU STRADA 2011
- HTC - Highroad 2011
- Sky ProCycling 2011
- Team HTC - Columbia 2010
- André Greipel
- Bert Grabsch
- Blel Kadri
- Bradley Wiggins
- Christopher Froome
- Daniel Oss
- Daniele Bennati
- David Millar
- Edvald Boasson Hagen
- Elia Viviani
- Francesco Gavazzi
- Gabriel Rasch
- Geraint Thomas
- Giorgia Bronzini
- Giovanni Visconti
- Ian Stannard
- Jeremy Hunt
- Johan Vansummeren
- John Degenkolb
- Johnny Hoogerland
- Kurt-Asle Arvesen
- Luca Paolini
- Luis León Sánchez Gil
- Manuel Quinziato
- Marcel Kittel
- Mark Cavendish
- Matteo Tosatto
- Matthew Harley Goss
- Monia Baccaille
- Olivier Kaisen
- Peter Sagan
- Philippe Gilbert
- Sacha Modolo
- Stephen Cummings
- Thomas Voeckler
- Thor Hushovd
- Tony Martin
- Óscar Freire Gómez
- Uomini
Mark Cavendish - 10
Su un percorso come quello danese era il favorito d'obbligo. Non ha tradito le attese, come solo i grandi campioni sanno fare. La Gran Bretagna lavora per tutta la gara con lo scopo di ricucire su ogni fuggitivo. Tiene la corsa sempre sotto controllo ed il velocista dell'Isola di Man non esce mai dalle prime dieci posizioni, segno che non vuole prendere rischi. Nel rettilineo finale avrebbbe a disposizione ancora Geraint Thomas per essere lanciato ma, con la scaltrezza del pistard, preferisce arrangiarsi da sé. Passa Goss sul lato destro della carreggiata e si butta sul traguardo. Tutto secondo copione e l'anno prossimo si metterà in gioco alle Olimpiadi londinesi. Percorso piatto anche lì, indovinate chi sarà il più quotato...
Matthew Harley Goss - 9
Gli ultimi chilometri vedono l'Australia davanti ed è allora che si ha conferma che il vincitore dell'ultima Milano - Sanremo non è così fuori forma come dicono i più. La salitella finale sta per lanciarlo ma sul più bello non ha l'accortezza di chiudere quel buco dove passerà Cavendish (lo stesso che ieri ha portato all'Italia l'unica medaglia, grazie alla premiata ditta Baccaille-Bronzini). Alla fine l'australiano si deve accontentare dell'argento e forse, visto come si stavano mettendo le cose, è il secondo posto più amaro della sua giovane carriera.
André Greipel - 9.5
Se Cavendish si lancia sull'estrema destra, l'ex compagno di squadra all'HTC - Columbia, nonché apripista di molte volate vincenti del britannico, esce dal gruppo sulla sinistra. In breve recupera molte posizioni fino ad arrivare quasi davanti a tutti. Percorre un po' più di strada rispetto a Cavendish e Goss e salva il bronzo grazie ad un bel colpo di reni. Forse un'occasione così in un Mondiale, considerando i percorsi dei prossimi anni e la crescita dei promettenti giovani Marcel Kittel e John Degenkolb (debuttanti, chiudono rispettivamente 30esimo e 111esimo, meritano comunque un 6 d'incoraggiamento), non gli capiterà più. André questo lo sa bene.
Fabian Cancellara - 8.5
La forza di volontà non gli manca. Il bronzo nella cronometro era un indice della condizione non ottimale del diretto di Berna. Su questo percorso, da uno come lui, ci si sarebbe aspettati un allungo ad anticipare la volata, invece niente colpo da finisseur. E allora Fabian ci si butta, in questa volata. La prende di petto, forse si espone troppo al vento ma solo il gran colpo di reni di Greipel (ed il fatto di disputare lo sprint con le mani sulle leve dei freni) lo butta giù dal podio. Ad inizio carriera era solito gettarsi nelle volate, a quanto pare non ha dimenticato come si sprinta.
Edvald Boasson Hagen - 6
Una caduta al tredicesimo giro fa fuori fior di corridori e tra questi vi è anche il detentore della maglia iridata, Thor Hushovd. La Norvegia si ritrova nell'arco di un paio di giri con un solo capitano, il veloce uomo della Sky. Boasson Hagen deve stare bene, se è vero che negli ultimi chilometri i norvegesi si fanno vedere in testa al gruppo con Arvesen e Rasch a supportare il buon Edvald. Chiude indietro rispetto a quanto ci si sarebbe aspettato (ottavo) a dimostrazione che, seppur sorretto da un'ottima condizione, c'è ancora chi in uno sprint va più forte di lui. Rimane in attesa di un percorso più adatto alle sue caratteristiche e forse potrebbe già approfittare di Maastricht 2012.
Oscar Freire Gómez - 5.5
Un circuito veloce, un arrivo infido per i velocisti puri. Un tracciato adatto a chi sa nascondersi, restare nella pancia del gruppo per quasi sei ore. Tutto pareva favorire il cantabro, portarlo verso un più che probabile podio. Non che vada male, beninteso, ma la nona posizione del funambolo di Torrelavega non può che deludere la Spagna. Perde strada facendo Luis León Sánchez, coinvolto nella maxicaduta, ma forse i trentacinque anni si sono fatti sentire come nemmeno Oscarito pensava.
Peter Sagan - 6-
Ha ventun'anni e non gli si può chiedere di vincere un Mondiale, né si può essere troppo delusi per una prestazione non all'altezza del Sagan ammirato tra E.N.E.C.O. Tour e Vuelta. In pratica corre senza squadra, eppure alla fine si ritrova a ridosso dei migliori. Se la salita che precede l'arrivo picchiasse di un paio di punti in più lo slovacco sarebbe capacissimo di salutare la compagnia e vincere con due, tre biciclette sul gruppo. Sarà l'eccessiva semplicità del tracciato, sarà la pressione che un Mondiale mette addosso, tant'è che Sagan chiude appena fuori dai dieci, dodicesimo. Tempo, talento e modo per migliorare ci sono tutti.
Daniele Bennati - 5
Bisogna avere il coraggio di ammettere che Bennati, con tutta la bravura che lo contraddistingue dagli altri velocistuccoli del lotto, non può essere un capitano di Nazionale. Serviva la prova provata ed eccola qui, davanti ai nostri occhi. Si muove maluccio negli ultimi chilometri, in volata perde la bussola prima ancora dell'apripista (Modolo? Oss? Viviani?), non tiene le ruote dei migliori e chiude al quattordicesimo posto. Non era facile contro quei nomi importanti, questo è vero, ma resta il fatto che la spedizione di Copenhagen sarà ricordata come una vera e propria débâcle per l'aretino e per l'Italia (squadra che non prova a rendere più dura la corsa, si scompone nel finale, appare confusa nelle idee e nelle intenzioni, voto 5).
Philippe Gilbert - s.v.
Aveva promesso che, su questo piattone immerso nel verde, avrebbe provato a rendere dura la corsa. Manda in avanscoperta Johan Vansummeren, quindi Olivier Kaisen (voto 6.5 ad ntrambi), e ci si aspetta una fiammata, uno scatto, qualcosa di importante dal corridore più forte della stagione. Invece niente. La velocità tenuta dalla Gran Bretagna e nel finale dall'Australia è troppo alta per permettere qualsiasi scatto di sorta. E così Philippe chiude con un diciassettesimo posto che non dice nulla. E che il vallone vorrà riscattare quanto prima.
Thor Hushovd - s.v.
Se Kadri, ad 80 chilometri dall'arrivo, non fosse caduto, forse non saremmo qui a parlare di una maglia iridata che torna in Gran Bretagna dopo quarantasei anni. L'iridato di Geelong si sarebbe infatti esaltato su un arrivo come quello di Copenhagen e nessuno avrebbe potuto escludere un suo bis. Nessuno se non il transalpino Biel Kadri, che spezza il gruppo e lascia indietro di quaranta secondi, quindi più di un minuto, il plotoncino di inseguitori all'interno del quale si ritrova Hushovd. Sfortunato e mai in luce.
Thomas Voeckler, Johnny Hoogerland - 10
I soliti indomiti attaccanti. Premesso che il voto va alla costanza nell'uscire dai ranghi, il primo parte quando manca un giro e porta via un gruppetto. Desisterà solo al ritorno prepotente e determinato della Gran Bretagna negli ultimi chilometri. Hoogerland invece, la cui fama non è propriamente dovuta alla sagacia tattica, esce dal gruppo quando manca mezza tornata. Raggiunge il gruppetto con Voeckler ed allunga, portandosi dietro il solo transalpino e, di fatto, favorendo il rientro del gruppo. Scriteriato nell'affondo come non mai (si sa, il Mondiale fa quest'effetto), verrà ripreso dai muli britannici dopo poco. Sia l'uno che l'altro, a loro modo, sono due personaggi.
Gran Bretagna - 10
Non solo Mark Cavendish, naturalmente, ma una squadra di passistoni che nell'arco delle cinque e passa ore di gara non ha mai perso il filo del discorso. Subito Hunt, Cummings ed il secondo classificato alla Vuelta, Chris Froome a fare l'andatura. Ancora Froome, inesauribile, insieme all'infinito Millar ed al neoargento a cronometro, Bradley Wiggins, nella fase centrale della corsa, per non perdere velocità. Nel finale se ne vanno alcuni gruppetti ma Wiggins pedala in testa al treno britannico come se corresse i primi chilometri della corsa. Stannard protegge Cavendish negli ultimi metri ed il Campione del Mondo, che non ha preso un filo d'aria per tutto il giorno, rinuncia anche all'ultima trenata di Geraint Thomas per andarsi a prendere la prima maglia iridata (su strada, s'intende) della carriera. Una squadra perfetta.