Mondiali su strada Donne 2011: Giorgia, nessuna come te! - Bronzini bicampionessa su Vos e Teutenberg. Baccaille decisiva
- CAMPIONATO DEL MONDO SU STRADA WE 2011
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- Nederland Bloeit [Donne] 2011
- Top Girls Fassa Bortolo [Donne] 2011
- Alessandra D'Ettorre
- Alexandra Burchenkova
- Annemiek Van Vleuten
- Charlotte Becker
- Clara Hughes
- Elena Cecchini
- Elisa Longo Borghini
- Emma Pooley
- Giorgia Bronzini
- Ina-Yoko Teutenberg
- Judith Arndt
- Julie Krasniak
- Kirsten Wild
- Linda Melanie Villumsen Serup
- Marianne Vos
- Monia Baccaille
- Noemi Cantele
- Olga Zabelinskaya
- Valentina Scandolara
- Ciclismo femminile
La gioia e le lacrime. Funziona così nel ciclismo, funziona così nella vita. Le lacrime di dolore di una Marianne Vos battuta, ancora una volta sconfitta in un Mondiale, dalle ruote della nostra Giorgia Bronzini. Aveva messo in palio la maglia all'ora di pranzo, la piacentina, se la riprende all'ora del tè. Partiamo dagli ultimi chilometri di corsa, anche perché dei primi, onestamente, ci sarebbe ben poco da dire.
C'è un'ex pattinatrice sul ghiaccio, è in avanscoperta da quando mancano due giri alla conclusione, vanta 40" sul gruppo e non ha molta intenzione di cedere. Tira l'Olanda di Marianne Vos e quando le ragazze vestite d'arancione capiscono che la Hughes potrebbe realmente arrivare tirano ancor più forte. L'Italia sta ben coperta («Eravamo più deboli di altre squadre, dovevamo aspettare», dirà la Bronzini a fine gara) e stoppa qualsiasi tentativo di fuga con la preziosissima esordiente (e che esordiente!) Elisa Longo Borghini. Clara Hughes è ancora in testa quando mancano 5.5 km all'arrivo ma il gruppo si fa sentire, è a 20" di distanza. Judith Arndt sa viaggiare sul passo e l'ha già dimostrato martedì nella cronometro: prima. Se ne esce da sola e tenta l'allungo. È la Vos in prima persona a chiudere sulla Campionessa tedesca.
Siamo al rettilineo finale. L'Olanda fa l'andatura ma non tiene una velocità così elevata da non poter far scappare nessuno. Una trenata la dà Kirsten Wild, un'altra, l'ultima, Annemiek Van Vleuten. Siamo già sulla rampetta finale e la Van Vleuten si cuoce. Per la Vos è ancora troppo presto per partire e mentre alla sua sinistra Ina-Yoko Teutenberg è lì lì per imprimere sulle gambe quanta più forza possibile, sulla destra dell'olandese, quasi rasente alle transenne, sfreccia la bici giallo - fluo di Monia Baccaille. Una mossa da pistard, un assist al bacio, quello della perugina, che porta la Bronzini davanti a tutte.
Disputa una gran volata, Giorgia, mentre dietro la Vos scontra lievemente la Teutenberg ed è costretta a rilanciare. E per quanto rilanci non coglie più del quinto argento iridato in altrettanti anni. La Bronzini, che ha perso per mano dell'olandese nella sua Piacenza - era Luglio, era il Girodonne - non dimentica e si trasforma in carnefice della cannibale d'Olanda. Basta una volata perfetta per tornare ad esultare proprio come a Geelong, dove ci eravamo lasciati dodici mesi fa. Una volata senza sbavature, alle spalle le avversarie che durante tutta la stagione ti sono finite davanti ed una squadra in grado di supportare alla grande la propria capitana.
Erano partite in 144, il primo giro è corso a ritmo molto blando. Il percorso eccessivamente pianeggiante scoraggia qualsiasi attacco e per i primi tre dei quattordici giri da effettuare si ha una situazione di gruppo compatto, una media di 40 chilometri orari. Al quarto giro, quando sono stati percorsi 45 km, Emma Pooley prova un allungo dei suoi. Il plotone si assottiglia e la velocità aumenta all'improvviso, ma dura poco. La londinese di Wandsworth prova a portare via un gruppetto ma questo non è un percorso dove si possa fare la selezione come vuole lei. La russa Olga Zabelinskaya si mette in testa a tirare ed è tutto da rifare. Il quarto giro scivola via senza alcun sussulto degno di nota, così come il quinto.
Siamo a metà gara e dopo 70 chilometri il gruppo può contare ancora la bellezza di 129 atlete. Decisamente troppe per un Campionato del Mondo. Il Canada fa sempre l'andatura con Clara Hughes ma è ancora Olga Zabelinskaya a scattare. Alla ruota della russa si portano l'australiana Jessie MacLean e la nostra Valentina Scandolara. L'azione è stoppata e così si completano, sempre con il gruppo compatto, il sesto ed il settimo giro.
A 42 chilometri (3 giri) dalla conclusione, l'Italia prende in mano la situazione. La Scandolara dà una bella trenata, aiutata da Noemi Cantele e Monia Baccaille. Succede così che, dopo ben due ore e mezza di gara, si assiste al primo vero scatto della corsa: Noemi Cantele cerca di andarsene sul primo strappo, il suo allungo sortisce l'effetto di frazionare il gruppo in due parti, l'una separata dall'altra per soli 10". Ci provano allora due nordamericane: prima Amber Neben, senza esito, e subito dopo, con maggior successo, la canadese Clara Hughes. Guadagna 15" sul gruppo che insegue tirato dall'Olanda di Marianne Vos.
La Hughes, come se disputasse una cronometro, esercizio che peraltro le riesce benissimo, transita sola sul traguardo vantando 36" sul gruppo. Aumenta ancora il vantaggio dell'ex pattinatrice sul ghiaccio canadese e così la tedesca Charlotte Becker si porta all'inseguimento, con 16" di margine sul plotone. Basta un'accellerata del gruppo e la Becker viene ripresa mentre il vantaggio della Hughes cala vistosamente, attestandosi sui 31".
Ci prova allora la neozelandese Villumsen che, seppur unica rappresentante della propria selezione, è un bel treno (martedì ha colto l'argento nella cronometro individuale). La nostra Elisa Longo Borghini le si incolla alla ruota: la Villumsen chiede un cambio all'ornavassese - insieme potrebbero rientrare benissimo sulla Hughes - ma la Longo Borghini, con l'autorità di una veterana, scuote il capo e si rialza. Senza collaborazione la Villumsen pure desiste ed il gruppo la riassorbe. Ora il vantaggio della Hughes è di soli 25".
Provano a fuoriuscire Burchenkova (Russia), Krasniak (Francia) e la nostra Alessandra D'Ettorre, che si mette a rimorchio. Riprese anche loro in un amen. Inizia l'ultimo giro e la canadese un po' ci crede. Transita sempre sola sul traguardo con 38" sul gruppo compatto, con un percorso leggermente accidentato la sua azione potrebbe avere buon esito ma dietro tira l'Olanda ed ai -5.5 km la Hughes conserva 20" di vantaggio.
Il resto è piacevolmente noto a tutti. La volata perfetta targata Baccaille-Bronzini, il cuore con le dita esibito dalla piacentina sul traguardo come esultanza, proprio come un anno fa. Lo sguardo perduto di Ina-Yoko Teutenberg, consapevole di essere la favorita per questo piattone e di aver buttato al vento tutto, forse troppo. E che forse non ci sarà un'altra occasione simile, viste le trentasette primavere. I pugni di Marianne Vos, che durante l'anno è solita alzarli al cielo in segno di vittoria, mentre a fine Settembre li batte sul manubrio, anno dopo anno, piangendo quello che poteva essere ma non è stato. Piangendo, come forse mai le era accaduto, il secondo posto dietro ad una Bronzini che, zitta zitta, è la prima italiana della storia a vincere un Mondiale per due anni consecutivi.
L'esultanza e le lacrime, queste di gioia, delle ragazze della Nazionale che ogni anno, dal 2007 a questa parte - ed escludendo il 2008 - salvano la baracca dell'Italia, o comunque portano a casa come minimo un oro. Ragazze che corrono per tutto l'anno nell'ombra, ignorate dai media e, sì, anche da molti appassionati, ma che a fine stagione valgono oro. Tutto l'anno nell'ombra ed ai Mondiali davanti a tutte, proprio come Giorgia Bronzini, in stagione sempre dietro a Vos e Teutenberg ed oggi davanti a tutte, ancora una volta dimostratasi più forte. Lacrime e gioia, dolce ed amaro. Funziona così, anche nel ciclismo.