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Interviste Azzurre: Tanto di cappello al giovincello! - Elia Viviani sta benissimo: «Non mi nascondo»

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Elia Viviani festeggia da cowboy una delle vittorie in Colorado © BettiniphotoElia Viviani è il più giovane dei convocati da Paolo Bettini per il Campionato del Mondo in Danimarca: per il veronese, classe 1989, si tratta della prima assoluta partecipazione a una prova in linea non avendo mai preso parte a un Mondiale nemmeno nelle categorie giovanili. Ma Elia Viviani gira il mondo in maglia azzurra già dal 2006 ed è il nostro esempio più alto di come Strada e Pista possano coesistere in un atleta polivalente, anzi, parole sue, si completano. L'abbiamo intervistato prima della partenza per questa avventura e queste sono le sue impressioni.

Quale è stata la tua reazione quando hai saputo di far parte ufficialmente dei convocati della Nazionale?
«Il mio nome girava già da un po' e dopo aver parlato con Bettini al Padania la conferma quasi c'era già, però ricevere l'email della convocazione ti dà la certezza di tutto. Non è stata una sorpresa perché il periodo che ho fatto è stato incredibile: la sorpresa non è la convocazione, ma il mio periodo di forma che sto passano e che ha colpito anche me. La convocazione sapevo che era conseguenza di questo periodo. Ora, non so ancora se correrò o meno, però il Campionato del Mondo era stato un mio obiettivo fin da subito considerando che io nel finale di stagione ho sempre un ottimo momento di forma: ho fatto di tutto per meritarmi questa convocazione, a partire dall'altura in Colorado, perché quando io mi prefisso un obiettivo poi faccio di tutto per ottenere quello per cui mi preparo; poi le cose possono andare bene o male, ma io non mi nascondo dietro niente quando sto bene e ora io sto veramente molto bene».

Come ti sembra la Nazionale convocata da Bettini? Quali sono i suoi principali punti di forza?
«Per prima cosa mi fa piacere che i raduni fatti durante l'anno con la Nazionale siano serviti: questa non è la prima volta che ci vediamo, ed è importante perché capita che a volte in Nazionale si debbano fare le presentazioni perché non ci sono mai state altre occasioni di fare quattro parole e di conoscersi, mentre così io mi sento già parte di un gruppo. Un altro punto di forza è certamente Bennati: alla Vuelta c'era già chi lo criticava perché magari non arrivava la vittoria, ma io conosco Bennati e so che se la corsa vien dura, dopo 280 km, gli ultimi km sono solo per gente che sa tener duro e Bennati è così, è il nostro punto di forza. È anche vero che dopo tanti km ci possono essere altri corridori più veloci di Bennati, ma se, per esempio il Belgio fa la corsa dura per Gilbert, anche Bennati se la gioca nel finale. Un altro dei nostri punti di forza sono le colonne della Nazionale Quinziato, Tosatto e Oss che svolgono un lavoro fondamentale per la squadra e poi c'è il punto di forza e di domanda sui giovani come me, Modolo, Gatto, Belletti e Gavazzi che è andato forte alla Vuelta. Io poi mi trovo al primo primo Mondiale su Strada perché non ne ho mai corso uno nemmeno nelle categorie giovanili: per la pressione dell'appuntamento non dovrei aver problemi perché è dal 2006 che giro il mondo per la Pista».

Tu sei abituato a indossare la maglia della Nazionale, solo quest'anno hai iniziato a febbraio con la Coppa del Mondo e l'hai smessa qualche settimana fa dopo l'Europeo in Portogallo.
«Sì per la Pista, ma quest'anno entrerò a far parte per la prima volta della Nazionale su strada; vestire la maglia azzurra, non deludere le aspettative ed essere utile alla causa dell'Italia mi dà già quel qualcosa in più. Poi è vero, io è già dalla categoria juniores che porto addosso la maglia azzurra in Pista, estate ed inverno, è come se facessi parte da tanti anni della stessa squadra».

Elia Viviani esulta (qui al GP Nobili) per una delle sue 7 vittorie stagionali su strada © BettiniphotoQuest'anno hai vinto tanto, su strada e su pista, qual è la vittoria che ha significato di più per te?
«La più importante è stata la seconda tappa del Colorado: certo anche le vittorie a inizio anno sono state importanti per la riconferma del mio valore e confermarsi non è mai facile. Però la seconda tappa del Colorado è stata un po' la svolta perché gli avversari erano tanti e c'era chi faceva la corsa dura: non avrei mai pensato di poter vincere, ma anche grazie all'aiuto dei miei compagni, che mi han convinto delle mie possibilità anche in una tappa così dura, ho potuto ottenere quel risultato che mi ha portato al momento di forma che ho in questo momento».

In Portogallo hai vinto anche il tuo primo Omnium a livello internazionale, quanto è stato importante?
«Vero. Serviva dare un segnale perché quella è la specialità olimpica, serviva a me perché, dopo essere stato competitivo ai Mondiali e in Coppa del Mondo con il terzo posto di Manchester, ho sempre più la convinzione che l'Omnium ci può stare nelle mie caratteristiche. Ha dato però anche riscontri per cose che devo migliorare nonostante la vittoria».

In questo momento, nell'Omnium, hai più difficoltà nella seconda giornata.
«La seconda giornata è da preparare perché a volte arrivo stanco, ma soprattutto perché ci sono due delle tre prove cronometrate e siccome devo migliorare in tutte e tre, ciò fa si che proprio la seconda sia la mia giornata più difficile; nella prima invece ci sono due corse dove riesco a rimediare cioè la Corsa a Punti e l'Eliminazione. È solo uno sforzo a cui mi devo abituare, soprattutto per lo stress mentale che nell'Omnium è altissimo: il punto in meno, il punto il più, il punto buttato via. Posso però migliorare solo continuando a fare questo tipo di sforzo, soprattutto nelle tre prove cronometrate dove ci son da fare dei lavori specifici, c'è da lavorare sul materiale, ma sono già piuttosto avanti e per l'Olimpiade sarà tutto a posto».

Ora passiamo a due domande "emotive". Che reazione avresti se Bettini ti dicesse: "Tu sei la riserva"?
«La metto via, va bene così. Sono comunque parte di un gruppo, parteciperò al Mondiale come sostegno e utilizzerò l'osservazione della gara per fare esperienza per gli anni in cui sarò in gara io. La mia stagione è già ottima e questa sarebbe la ciliegina sulla torta, ma se non c'è la ciliegina posso mangiare la torta ugualmente. Sono il più giovane del gruppo azzurro, ci starebbe anche fare la riserva».

La tua reazione se entrassi in una fuga, la fuga arriva, fai la volata e arrivi secondo a tanto così...
«Un'occasione mancata! Un'occasione mancata è la cosa peggiore perché capisci che il destino aveva detto che tu quel giorno potevi giocartela e per una cosa o per l'altra non ci sei arrivato. Poi se perdi perché l'avversario è più forte è una cosa diversa, e io mi rendo conto se perdo perché chi mi batte è più forte o perché io ho sbagliato qualcosa, ma io sentierei soprattutto l'amaro in bocca per la sconfitta».

Non andiamo oltre per scaramanzia. Un occhio ai tuoi avversari. Quali sono secondo te le reali possibilità degli sprinter puri come Cavendish, Farrar o Greipel?
«Non ho ancora visto il percorso e senza aver visto quello è difficile spiegare, però secondo me la corsa sarà impegnativa, perché se Gilbert decide di fare la corsa dura la corsa vien così e i velocisti come Kittel son tagliati fuori. Cavendish poi, dipende dal Cavendish, perchè se parliamo del Cavendish che ha vinto la Sanremo è un'altra cosa, però son sincero e dico di no, vedo più una volata con gente come Hushovd, Bennati e Sagan ma Gilbert in una volata così è pericoloso lo stesso».

Parliamo di Sagan. Tutti dicono che tu sei giovane, ma c'è Sagan che è più giovane di te che fa parte, di diritto, dei principali favoriti della corsa. Tu lo conosci bene, che tipo è Peter?
«È il classico fenomeno che nasce una volta ogni chissà quanti anni. A lui viene tutto facile anche senza impegnarsi particolarmente, se Sagan avesse la testa di Basso sarebbe un casino per tutti. Lui vince le volate di gruppo e poi, come l'anno scorso alla Parigi-Nizza, stacca Contador su uno strappo in salita. È un ragazzo semplice, non si monta la testa, è umile e a volte, piuttosto che far lavorare la squadra, preferisce risolvere da solo. Si mette al servizio di tutti, se penso che a Donoratico ha tirato la volata a me si capisce subito di che corridore stiamo parlando».

Elia Viviani in maglia azzurra impegnato in pista nell'Omnium ai Mondiali di Apeldoorn © BettiniphotoTu non sei un corridore con dei particolari picchi di forma, sei regolare tutto l'anno, ma l'anno prossimo è l'anno olimpico e servirà arrivare ai Giochi al massimo delle possibilità: hai già studiato dei programmi particolari?
«Sto registrando tutta la preparazione degli ultimi mesi per capire come sono arrivato ad un picco di forma così alto come quello che sto avendo in questo momento. Questi dati serviranno per capire come riportare questo stesso picco di forma nel periodo giusto; purtroppo non si può stilare nemmeno un programma preciso, potrei staccare a novembre ma solo se va bene l'Europeo altrimenti dovrei andare anche alla prima tappa di Coppa e magari saltare la seconda. Una volta ottenuta la qualificazione penso che si possa stilare il programma preciso di avvicinamento ai Giochi Olimpici giorno per giorno, ma sarà comunque un programma che alterna la strada alla pista, e secondo il quale correrò anche delle corse più importanti dopo i risultati di quest'anno. La preparazione specifica per la pista partirà quest'inverno e avrà il suo culmine da metà giugno per tutto luglio. Ma l'alternanza di lavoro strada-pista è una cosa che io faccio sempre: chi mi segue sa che, anche se la settimana prossima ci sono i Mondiali su strada, io ieri ero a fare dei lavori specifici in pista. Io sono abituato così: rientrerò dai Campionati del Mondo su strada e sarò pronto per i Campionati Italiani ed Europei su pista».

La tua forma per i Giochi Olimpici sarà così alta che non è esclusa la tua partecipazione alla prova in linea.
«Infatti non è esclusa nemmeno quella. È vero che farò dei lavori specifici per la partenza da fermo, ma nelle sessioni di allenamento su pista saranno comunque comprese le tre ore su Strada. Sarà solo questione di aumentare il livello dei miei allenamenti: la cosa però più importante sarà riportare il picco di forma che ho ora al 4 e 5 agosto, e mettiamoci anche una settimana prima per la prova su strada. Dal 6 agosto posso anche andare a piedi».

Laura Grazioli

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