Vuelta a España 2011: Pure Kittel bagna il suo battesimo - Bennati 4°. Diversi big a terra in volata
- VUELTA A ESPAÑA 2011
- Cofidis, le Crédit en ligne 2011
- HTC - Highroad 2011
- Skil - Shimano 2011
- Antonio Cabello Baena
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Julien Fouchard
- Luca Paolini
- Luis Ángel Mate Mardones
- Marcel Kittel
- Michal Golas
- Michele Scarponi
- Peter Sagan
- Steve Houanard
- Tom Veelers
- Tyler Farrar
- Vicente Reynés Mimó
- Vincenzo Nibali
- Uomini
Le quattro vittorie in volata di Marcel Kittel al Giro di Polonia avevano lasciato molti a bocca aperta non tanto per la qualità degli avversari battuti ma per il gesto atletico e la facilità con cui queste arrivavano. Dopo quattro stagioni nella Continental tedesca Thüringer Energie Team il 2011 è per Kittel il primo vero anno di professionismo e questo ragazzo di 23 anni nativo di Arnstad (proprio in Turingia) si è presentato al via del suo primo grande giro con la bellezza di 12 vittorie all'attivo e tutti gli occhi di tifosi e addetti ai lavori addosso che volevano vedere come si sarebbe comportato questo nuovo fenomeno degli sprint: e Marcel non s'è fatto attendere.
Già nel primo sprint, a Playas de Orihuela, il corridore della Skil Shimano aveva ottenuto un bel terzo posto dopo essere stato sorpreso solo dalla partenza lunga di Sutton e Reynes che poi si sono giocati la vittoria. Oggi, invece, la squadra olandese ha lavorato negli ultimi due chilometri come il più esperto e collaudato dei treni e a Kittel è rimasto praticamente da fare solo il minimo essenziale per salire a quota 13 vittorie annuali. E poco male se lo sprint di Talavera de la Reina è apparso meno dirompente delle accelerazioni polacche, oggi contava solo il primo posto e quello è arrivato.
Dopo sei tappe tutte molto tirate oggi non si sono vissute grandi emozioni per almeno 150 chilometri tanto che pure la fuga è andata via subito al primo tentativo al primo chilometro: i protagonisti sono stati Steve Houanard (AG2R), Antonio Cabello Baena (Andalucía) e una coppia tutta Cofidis formata dall'andaluso Luis Angel Maté e Julien Fouchard. Prima di proseguire con la cronaca, però, consentiteci di spendere due parole proprio per Fouchard perché questo 25enne transalpino non è nuovo ad azioni dalla lunghissima distanza e quest'anno ha lasciato un suo segno praticamente in ogni corsa disputata, in particolar modo all'Eneco Tour quando appena iniziava la diretta non era più una sorpresa vedere il suo nome tra quelli degli attaccanti. Anche oggi è stato l'ultimo ad arrendersi rimanendo in testa fino a 7 chilometri dall'arrivo e non rialzandosi se non una volta che il primo corridore del gruppo l'aveva affiancato: l'anno scorso al Giro d'Italia era stato secondo nella tappa di Novi ma con una tale grinta prima o poi troverà anche lui la giornata buona.
Nonostante un avvio molto tranquillo del gruppo, il vantaggio massimo dei quattro uomini al comando ha toccato anche i nove minuti, la squadre dei velocisti non potevano mancare un'occasione così ghiotta in una Vuelta che offre obiettivamente poche chance alle ruote veloci del gruppo: l'esperienza passata però ci ha insegnato che in Spagna anche tappe come questa senza neanche un gran premio della montagna possono creare diverse insidie. A circa 30 km dall'arrivo allora ci hanno pensato la Garmin-Cervélo e la Sky ad animare una frazione fin lì decisamente noiosa: il forcing di queste due squadre su un paio di strappetti, unito al vento e ad una caduta di Van Avermaet, Poels, López García e Cataldo, ha fatto sì che il plotone si spezzasse in più tronconi lasciando appena una quarantina di uomini nella prima parte; per quanto efficace l'azione ha poi mancato di continuità e quasi tutti i corridori attardati sono riusciti a rientrare.
Una volta tornato il gruppo le squadre hanno cominciato a preparare la volata ed in un primo momento sembrava proprio che in casa HTC Highroad non si sentissero le mancanze di Cavendish e Goss visto che il treno s'era messo in moto come al solito nel tentativo di lanciare l'australiano Leigh Howard. Questa volta però c'è stato qualcuno più bravo ad entrare in scena nel momento giusto e più forte nell'impedire agli altri di rimontare: la Skil Shimano s'è portata davanti in blocco a poco di 1500 metri dall'arrivo, ha affrontato in testa l'ultima curva stretta sotto la flamme rouge e con Tom Veelers ha portato Marcel Kittel nella posizione migliore agli ultimi 250 metri. Assieme al tedesco sul podio sono saliti Peter Sagan, arrivatogli non troppo distante dopo essersi arreso solo nelle ultime decine di metri, e un ritrovato Oscar Freire.
Purtroppo però dobbiamo anche registrare una bruttissima caduta (il primo posto non sarebbe comunque stato in discussione) che ai 100 metri finale ha fatto finire a terra mezzo gruppo. Dopo aver terminato il suo lavoro di apripista, Tom Veelers ha commesso la leggerezza di non spostarsi e rimanere abbastanza in mezzo forse con la speranza di ritrovare qualche scia e rimanere quindi nei primi dieci di tappa: Tyler Farrar se l'è ritrovato davanti ad una velocità nettamente inferiore e quando ha scartato verso destra per evitarlo è andato ad urtare Michal Golas che invece stava chiudendo la sua traiettoria dalla parte opposta; i sue sono finiti subito violentamente a terra (il polacco aveva tutta la faccia insanguinata) e si sono trascinati dietro praticamente tutti quelli che li seguivano, Reynes per primo ma poi anche Erviti, Lastras, Paolini (brutta botta e qualche problemino respiratorio per lui) e tanti altri. Tra i big hanno assaggiato l'asfalto anche Joaquím Rodríguez (piccole contusioni e abrasioni alla mano destra) ma soprattutto Vincenzo Nibali e Michele Scarponi ha pur frenando non è riuscito ad evitare una spettacolare capriola in avanti: il capitano della Liquigas è dolorante all'anca e al gluteo destro mentre il marchigiano della Lampre è riuscito a pararsi dal colpo portando in avanti le mani ma il volo della bicicletta gli ha procurato alcune ferite e dolori alla schiena. In precedenza c'era stata anche un'altra brutta caduta con Saramotins che è stato urtato dalla prima ammiraglia della HTC dopo una manovra non molto ortodossa: fortunatamente per il lettone si parla solo di ferite e botte di lieve entità.