UCI & Mondiali 2011: 9 posti all'Italia, 6 al Marocco... - Un regolamento discutibile
Versione stampabileIl 15 agosto era il termine ultimo per conquistare i punti necessari per portare la propria nazione al mondiale. Con la pubblicazione delle classifiche World Tour in seguito all'Eneco Tour, abbiamo saputo quali sono le fatidiche 10 nazioni che saranno ai nastri di partenza del mondiale di Copenaghen con 9 atleti; l'odierna pubblicazione dei ranking continentali ha reso disponibili tutti i 225 posti, come confermato da un comunicato UCI.
Nove posti per Italia, Spagna, Australia, Belgio, Germania, Stati Uniti, Olanda e Francia: sono otto delle dieci nazioni classificatesi ai primi posti del World Tour. Notiamo che i transalpini sono riusciti a reintegrarsi al vertice delle classifiche, in seguito dei buoni risultati in questa stagione (ma su questo apriremo una postilla, in fondo all'articolo), mentre le altre nazionali sono habitué dei vertici del ciclismo internazionale. I vari Farrar, Greipel e Goss hanno dunque il potenziale umano per tener chiusa la corsa e portarla allo sprint.
Ma tale potenziale ce l'avrà anche Cavendish: la sua Gran Bretagna deve però accontentarsi di otto posti. Il regolamento infatti subordina la partecipazione di nove elementi di una nazionale alla presenza di altrettanti elementi nel World Tour. Grazie alle prestazioni di alto livello del velocista dell'Isola di Man e di Wiggins (ma anche di Millar e Swift) la Gran Bretagna si è portata al 6° posto tra le nazioni, ma oltre ad i sopra citati nella classifica ha solo Kennaugh, Cummings, Thomas e Blythe. Poco male, insomma, considerando che gli ultimi due posti sono stati guadagnati da Cummings e Blythe al Polonia.
"Solo" sei posti invece per il Lussemburgo, che ha solo gli Schleck classificati nel ranking, ma il regolamento garantisce un minimo di 6 posti per ogni nazione nei primi 10 del World Tour. Sei posti che sono comunque un lusso incredibile (ed è molto probabile che al via saranno pure in meno), vista la pochezza di elementi che la nazione centroeuropea può selezionare. Già gli Schleck poi non hanno mai manifestato forte interesse per il mondiale, figurarsi quest'anno che il percorso non si addice nemmeno un po' alle loro caratteristiche.
Con 6 atleti correrà anche la Danimarca, in qualità di nazione ospitante (altrimenti si sarebbe dovuta accontentare di 3), e le seguenti nazionali, al top nei rispettivi ranking continentali : Marocco (Africa), Iran (Asia), Colombia, Venezuela (America), Russia, Slovenia, Polonia, Portogallo, Ucraina e Croazia (Europa). Decisivi, per il successo della nazionale balcanica, i trionfi di Durasek al Bastianelli e a Folignano, e in generale le ottime prestazioni della Loborika nelle nostre corse. Non storciamo troppo il naso perchè dietro la Croazia in classifica c'era la Turchia, che è andata molto vicina a un risultato storico. Nei ranking continentali pesa molto la presenza di squadre e corse minori sul proprio territorio (Polonia e Portogallo da anni piazzano 6 corridori in questo modo), anche la Turchia ha investito da questo punto di vista, avendo quest'anno due squadre e un buon numero di corse di categoria 2.2.
Quattro posti spettano a Norvegia, Kazakistan e Svizzera, accomunate dal fatto di essere a ridosso delle prime posizioni nel World Ranking. Le squadre classificate dall'11° posto in poi infatti beneficiano dei posti lasciati vacanti da Gran Bretagna e Lussemburgo, uno per nazione. I posti in più in realtà sarebbero 4, ma la Danimarca, 14° nel ranking, beneficia già del bonus nazione ospitante. Ossigeno dunque per Boasson Hagen, Hushovd e Cancellara, che partivano con 3 posti per squadra per via della loro presenza tra i primi 100 del World Tour. La Svizzera non sarebbe riuscita nemmeno a qualificarsi dall'Europe Tour, segno della profonda crisi di un movimento storico, sia a livello maschile che a livello femminile; il Kazakistan invece si qualifica come terza nazione asiatica.
Lunghissimo l'elenco di nazioni alle quali spettano i 3 posti. Dai ranking continentali si qualificano Eritrea (Africa), Brasile, Argentina e Cile (America), Nuova Zelanda (Oceania), Giappone (Asia), Turchia, Lituania , Austria, Repubblica Ceca, Estonia, Bielorussia, Bulgaria, Svezia (Europa). Grazie alla presenza rispettivamente di Sagan, Daniel Martin ed Hesjedal nei primi 100 rientrano in questa cerchia anche Slovacchia, Irlanda e Canada. Smukulis e Amador, per la loro presenza del World Ranking, guadagnano un posto per Lettonia e Costa Rica. Non ce l'ha fatta invece Marc De Maar a portare Curaçao ai mondiali, non avendo guadagnato punti nel World Ranking in questa stagione. Completano l'organico delle nazioni presenti Algeria, Cuba, Uruguay, Ecuador, Ungheria, Grecia, Romania e Serbia, che si qualificano un uomo grazie ai rispettivi atleti presenti ai vertici dei ranking continentali.
Scorrendo questa lista di nazioni, l'unica assenza di rillievo che si può notare è quella del Sudafrica. La nazione di Hunter e Impey, un tempo al vertice indiscusso del ciclismo africano, paga la crescita di Marocco ed Eritrea, che oramai spadroneggiano nelle corse continentali, e l'assenza di risultati di livello di Hunter che piazzandosi in una corsa Pro Tour poteva guadagnarsi il posto per i mondiali.
Qualche nota a margine. A parte alcune storture, l'assegnazione dei posti quest'anno è risultata abbastanza coerente con quelli che sono gli equilibri del ciclismo attuale, ma ciò non "grazie" all'astruso regolamento UCI, bensì "malgrado": non si può far a meno di notare che alcuni miglioramenti andrebbero fatti. Se è tollerabile che i risultati delle squadre World Tour nelle gare continentali non vengano contati, non si può dire la stessa cosa del fenomeno contrario: possibile che il 4° posto di Voeckler al Tour valga zero? Nazioni come la Francia pagano la carenza di corridori nel World Tour, anche se i risultati arrivano eccome. Quest'anno è andata bene, ma se Cancellara fosse riuscito a vincere una delle 3 classiche alle quali è andato molto vicino (cosa tutt'altro che impossibile) adesso staremmo commentando una Francia con due uomini in meno, che nell'equlibrio di una corsa tattica e delicata come il mondiale contano. L'UCI ha bilanciato questo regolamento nel tempo, ma sono i punteggi sui quali è basato ad essere incongruenti con una reale determinazione della forza proposta da ogni nazione, e le tante postille aggiunte per perfezionare questo aspetto finiscono per complicare il regolamento, rendendolo di sempre più difficile interpretazione.