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Tour de France 2011: Schleck, sconfitta di famiglia - Andy, terzo secondo posto consecutivo

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Andy Schleck affranto all'arrivo della crono di Grenoble © BettiniphotoL'orologio segna le 16:46 quando il Tour prende la via dell'Oceania, quando alla fine della cronometro di Cadel Evans mancano venti chilometri, quando l'australiano balza in maglia gialla, nemmeno troppo improvvisamente. Supera gli Schleck, Fränk e soprattutto Andy, da ieri in maglia gialla ma solo per un giorno. La prima volta di un australiano vittorioso al Tour coincide con la prima presenza sul podio parigino di due fratelli.

Inseparabili, non gemelli ma solo per anagrafe, gli Schleck si erano risvegliati stamane con la consapevolezza abbastanza solida di poter raggiungere questo primato. Mai e poi mai avrebbero però voluto occupare i gradini del podio che a loro meno importavano, quelli che troppe volte hanno occupato. Secondo e terzo, Andy e Fränk, stessa squadra, stessa famiglia, stessa razza, sia come sangue che come tipologia di corridore.

È inevitabile ma i grandi sconfitti del Tour de France 2011 sono loro. Più di Contador, che ieri aveva provato a reagire con l'orgoglio e con lo scatto sin dai primi chilometri, pur senza riuscire ad avanzare abbastanza in classifica. Invece gli Schleck no, loro sarebbero stati in grado di poter chiudere il discorso Tour, o se non altro di dargli una diversa piega sin dai Pirenei.

Potevano mettere fieno in cascina già da Plateau de Beille dove gli avversari, Contador su tutti, restarono molto, troppo tranquilli per non essere attaccati. Pochi scatti e mal distribuiti da parte dei fratelli lussemburghesi non fecero danni, tant'è che un Voeckler sì galvanizzato dalla maglia gialla ma che mai avevamo visto né pensato essere scalatore restò nel gruppo dei migliori. Ecco, se Andy avesse voluto e potuto mettere tra sé ed Evans anche solo 40" l'avrebbe dovuto fare già da lì, dai Pirenei, e non sarebbe arrivato ad oggi con l'australiano a soffiargli sul collo, terribilmente vicino.

Tutto si decide sulle Alpi, quindi. La splendida azione solitaria di Andy sull'Izoard, quando al traguardo del Galibier mancavano 60 km, rimarrà negli occhi e nella memoria di tutti per molti anni. Era uno scatto in funzione dell'azione di Fränk, come rivelerà poi Andy. Ma il gruppo lascia fare ed il lussemburghese va a compiere una delle imprese più belle del ciclismo contemporaneo.

Chi insegue dietro? Naturalmente Evans. Il più in forma, l'unico che s'impegna a far scendere il vantaggio di quattro minuti del minore dei fratelli Schleck, in quel momento lanciato alla conquista di una gialla più che sicura. Quanto a Fränk, ove mai l'azione del fratellino fosse stata volta a favorire il più avanzato in classifica della famiglia (e soprattutto della Leopard Trek), siamo sicuri che questi sarebbe stato in grado di staccare il tenace Evans? Proprio per nulla, anzi, non ci saremmo stupiti del contrario.

L'errore, uno dei tanti in casa Leopard Schleck (perché quella squadra è una grande famiglia), è stato non puntare sin da subito su Fränk, più avanti in classifica e più in forma del fratellino, come ha confermato del resto anche la cronometro odierna. Non puntare su uno dei due, farli correre guardandosi negli occhi, scatto dopo scatto, ha senz'altro favorito il recupero dei diretti avversari, a partire da questo immenso Evans, secondo già dalla prima tappa e secondo anche oggi, ma con diversità cromatiche ed emozionali.

Il secondo posto, già. Dalla sfida odierna tra Cadel ed Andy sarebbe comunque uscita una maglia gialla, certo, ma anche un altro inutile, indesiderato secondo posto (sia Evans che Andy Schleck sono saliti sul secondo gradino del podio per due volte). È stato il turno del giovane lussemburghese, che per il terzo anno consecutivo ammira dal basso la maglia gialla. Recuperare 57" al minore degli Schleck non pareva cosa semplice da parte di Evans, pure migliore a cronometro. La marcia in più che una maglia, gialla roja o rosa, danno a chi la possiede rendevano abbastanza equilibrato il duello. Nulla di più errato.

Alla fine Andy leggerà in classifica quel 1'34" a segnare quanto lo separa da Evans. Giorno nero, nerissimo per lui. Forse più di quel 2010 in cui solo un salto di catena improvviso ed un Contador determinato a vincere gli portarono via definitivamente la maglia gialla ed un Tour che pareva tra le sue mani. Andy ci credeva, allora come oggi, e ne esce scottato, deluso, amareggiato. Sconfitto ancora una volta da una tattica volta troppo al fratello e non a se stesso.

Qualcosa di potenzialmente meraviglioso, due talentuosi fratelli che corrono insieme contro avversari agguerriti, si trasforma da molto, troppo tempo in una tattica che non paga. Prove generali già alla Liegi, con i nostri eroi in fuga contro un Gilbert in grande spolvero. Non scattano, non lo metttono in mezzo, come prevedibile, ma si accontentano del secondo e del terzo posto. Il vallone era effettivamente il più forte quella domenica ma qualche tentativo per metterlo in difficoltà non avrebbe certo fatto male.

Al Tour stessa storia. Si arriva ai Pirenei con i big rimasti in gara (gli altri sono stati fatti fuori dalle cadute) non in perfetta forma. Gli Schleck sono gli unici a non aver subito incidenti nella prima settimana, potrebbero spadroneggiare e invece Andy lavora per il Capitan fratellone, Fränk. Il tutto per poi compiere un'impresa sulle Alpi, anch'essa in funzione di Fränk, e che invece porterà alla maglia gialla. Tenuta solo un giorno, perduta in una cronometro dal buon Andy. Il fratellino in giallo a Parigi, il fratellone secondo, a far da scorta, a dare quella pacca sulla spalla, ed il terzo, un'australiano assetato di vittoria.

Il sogno dei fratelli Schleck, per la prima volta insieme sul podio a Parigi, e che mai come domani si troveranno in posizioni più tristi, è stato infranto alle 16:46 dal 34enne Evans, che se non era all'ultimo, disperato tentativo di conquistare la maglia gialla ci andava molto vicino. La curiosità sta nel vedere come si comporterebbe Andy Schleck a correre in una squadra diversa da quella di Fränk. E da come si riprenderà Andy da questa grande, ennesima batosta, dall'ultima e più scottante delusione di famiglia.

Francesco Sulas

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