Sicurezza: Che mestizia questo Brixia - Ma il problema è a livelli più alti
Versione stampabileSi è consumata ieri al Brixia Tour l'ennesima figura barbina del movimento ciclistico italiano, ma questo sarebbe il meno.
L'organizzazione di una corsa brilla per inadeguatezza? Non è una novità, troppe ce ne sono, di prove nel calendario italiano, che andrebbero rifondate radicalmente, se solo la Federazione avesse a cuore le sorti di un intero blocco di gare che vive come una ormai non più differibile necessità un rilancio in grande stile, pena la scomparsa.
Mentre Di Rocco, il presidente della FCI, non vede il problema (mangi più carote, che rafforzano la vista), forse perché distratto dall'arrivo di nuove gare nel calendario (che dureranno quanto? un anno? due anni?), e si premura di dare deroghe e deroghe ad alcuni organizzatori che non rispettano le regole (quelli del Brixia, ad esempio) - ma anche questo sarebbe il meno - il più è dato dal fatto che, una volta ancora, la salute dei corridori è stata esposta a rischi troppo grossi, in maniera del tutto gratuita.
Mentre Di Rocco concede deroghe, si chiede quali siano le conseguenze di un'organizzazione tirata per i capelli, per una corsa messa su per il rotto della cuffia? Si rende conto che - come abbiamo visto - sarà molto facile che i percorsi non siano adeguati, che le strade siano piene di buche, che il traffico non lo si riesca a chiudere al passaggio della carovana (fatto che ha portato poi alla neutralizzazione della cronometro di ieri della corsa bresciana)? Oppure tutto ciò non conta niente, la sicurezza dei ciclisti è l'ultimo dei pensieri?
Mentre Di Rocco sorride tranquillo perché l'arca della sua gestione procede in mari resi placidi dalla pigrizia mentale di troppi, un gruppo di corridori ha ancora una volta preso rischi che sono inconcepibili per chi fa questa professione. Il moltiplicarsi di tali situazioni è sempre più allarmante. Prendiamo atto di quest'ennesima vicenda ma anche del fatto che manca sempre meno a una grande rivoluzione culturale che dovrà investire il nostro sport; e manca sempre meno perché più si va avanti su questa china, più sarà inevitabile rifondare tutto.