GiroDonne 2011: Vos, le braccia sempre alzate - Anche a Ceresole Marianne bastona tutte
- Giro d'Italia Internazionale Femminile WE 2011
- Diadora - Pasta Zara [Donne] 2011
- Garmin - Cervélo [Donne] 2011
- MCipollini - Giambenini [Donne] 2011
- Nederland Bloeit [Donne] 2011
- Amanda Miller
- Andrea Dvorak
- Ashleigh Moolman-Pasio
- Claudia Häusler Lichtenberg
- Elena Berlato
- Emma Johansson
- Emma Pooley
- Irene Van den Broek
- Judith Arndt
- Mara Abbott
- Marianne Vos
- Monia Baccaille
- Petra Dijkman
- Polona Batagelj
- Ruth Corset
- Sharon Laws
- Tatiana Antoshina
- Tatiana Guderzo
- Ciclismo femminile
Vince, sorride, scherza. Ormai i suoi trionfi sono una bell'abitudine, eppure stupiscono sempre. Marianne Vos, semmai ce ne fosse stato bisogno, sigilla il Giro, chiude in cassaforte la Maglia rosa, mostra i muscoli alle altre con l'espressione di chi quasi si scusa: perdonatemi se vinco sempre io, par dire.
«È stata una vittoria di squadra. Le ragazze sono state tutte quante forti e mi hanno aiutato a gestire al meglio la situazione. Se credevo di poter vincere il Giro? No davvero, e ancora non ho realizzato bene quello che ho fatto».
A Ceresole Reale la sovrana è Marianne Vos. Siamo nel Parco Nazionale del Gran Paradiso e con la quinta vittoria di tappa in questo Giro la Campionessa olandese vi sale, in Paradiso, vestita tutta di rosa.
L'inverno di Marianne era corso via veloce, proprio come lei, tra gare di ciclocross ed allenamenti nel Limburgo, Olanda. Tutto mirato al potenziamento per viaggiare a velocità più elevate sulle grandi montagne delle corse a tappe. Obiettivo non solo raggiunto ma ben superato, dato che la Vos regola a Ceresole Reale, ultimo arrivo in salita del GiroDonne, una scalatrice come Emma Pooley.
Arriva da sola, a braccia alzate, e va oltre il traguardo, Marianne. Pedalata defaticante di una quindicina di minuti per smaltire le tossine accumulate. Nessuna va più forte di lei che alla vittoria al Giro non credeva ed elogia le compagne, che per la verità ben poco hanno influito su questo meraviglioso dominio.
I 110 chilometri da Agliè a Ceresole iniziano con un circuito attorno alla cittadina di partenza. Nemmeno sette chilometri e la sfortunata Mara Abbott cade; nulla di grave, l'atleta della Diadora - Pasta Zara si rialza prontamente.
Al km 34 se ne vanno in dieci. La bavarese Claudia Häusler, Irene Van den Broeck, Petra Dijkman, Emma Johansson, Amanda Miller (già in fuga ieri), Andrea Dvorak, Monia Baccaille, Ashleigh Moolman, Polona Batagelj, che si fa raccontare la salita finale un attimo prima della partenza e la compagna di Emma Pooley, l'esperta Sharon Laws. Le fuggitive raggiungono un vantaggio massimo di 2'20 al km 80, dopodiché il gruppo maglia rosa si rifà sotto.
All'inizio della lunga ma sino ai -8 pedalabile salita Vos e Pooley provano ad andare in caccia delle dieci fuggitive. Riprese dal gruppo la prima e la seconda della classifica generale. Johansson ed Häusler, quest'anno per la prima volta a grandi livelli, salutano la compagnia ai -11 mentre il gruppo è a soli 35". L'azione delle due torna in secondo piano quando iniziano i tornanti ed un tunnel di tre chilometri, laddove le pendenze rasentano il 14%. La galleria ha degli spiragli da cui entra il sole, poi ci si ributta nel ventre della montagna.
Quando la luce finisce ecco che il gruppo maglia rosa esplode: esce la Vos con la Pooley, Arndt è insidiata da Tatiana Guderzo («Ci ho provato, se la Arndt mi avesse dato un cambio avremmo raggiunto Vos e Pooley. Sono determinata e non mi arrendo»).
Le pendenze si addicono anche ad una scalatrice provetta come Mara Abbott. Una che ad inizio Giugno cade in allenamento e non sa spiegarti cosa le sia capitato perché di quell'incidente in cui ha battuto la testa nulla ricorda più. «Lo scorso anno ho vinto il Giro ed è stato meraviglioso. Oggi sono contenta di essere qui a raccontare la mia storia e credo che quanto ottenuto qui sia come, se non più, di una vittoria». La vittoria di Mara Abbott si tramuta oggi in un bel quinto posto di tappa, davanti sono inarrivabili ma per l'atleta di Boulder va più che bene così.
Ci portiamo ai -4 e davanti troviamo le solite due, Vos e Pooley, accompagnate ancora per poco da Claudia Häusler ed Emma Johansson. Prima di Ceresole Reale la strada dà alcuni metri di respiro e Vos forza, Pooley resta a ruota.
Negli ultimi 300 metri in leggera salita Marianne scalpita mentre Pooley dà alcuni segni di debolezza. Vos ne approfitta med ai 200 metri piazza lo scatto vincente e se ne va. Sul traguardo la folla numerosa acclama la maglia rosa, lei risponde con un sorriso ed una vittoria. Emma Pooley, staccata di 12", non avrà molte parole per descrivere la sua sconfitta: «Ho fatto del mio meglio ma contro questa Vos c'era poco da inventarsi».
Si conferma miglior giovane, nonché seconda miglior italiana dietro alla Guderzo, Elena Berlato. Il suo team manager, Lucio Rigato, se la coccola, avvolta in quella maglia bianca: «Credo nei valori della vita, non serve avere un grosso budget senza atlete di qualità. Siamo una realtà piccola ma italiana e stiamo crescendo. Abbiamo tante giovani come Elena. C'è Elisa Longo Borghini e se non avesse dovuto operarsi al sottosella anche Valentina Carretta avrebbe corso un bel Giro, mentre ora è qui al 60% delle sue possibilità. Andiamo avanti così, siamo soddisfatti del nostro lavoro».
Domani passerella contro il tempo a San Francesco al Campo, 16 km a cronometro che poco o niente avranno da dire. Come la Pooley, ammutolita dinanzi a cotanta Vos. Come la Vos, che quando vince alza le braccia al cielo sorride e, facendo sembrare tutto semplice, ti racconta: «È stata dura ed ancora non ho realizzato di aver vinto il GIro. Aspetto la crono di domani per parlare». Vince, sorride, scherza. Ma sa bene quello che fa, Marianne Merckx, cannibale dall'anima rosa.