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Tour de France 2011: Il marchio di Mark, si rivede Petacchi - Cavendish 1°, Hushovd in giallo, Wiggins a casa

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Per Mark Cavendish seconda vittoria al Tour de France 2011 © BettiniphotoA volte dalle frazioni più banali emergono le situazioni più decisive per gli sviluppi di una gara a tappe. Per dire, la Le Mans-Châteauroux è chiaramente la tappa più facile del Tour (insieme alla passerella parigina), eppure crea, alle spalle di Cavendish vincitore di giornata, uno sparpaglìo in classifica che non avremmo immaginato. O meglio, a creare questo sparpaglìo non è stata tanto la tappa in sé, quanto una caduta che a 40 km dalla fine ha stravolto il gruppo.

Ma partiamo dall'inizio: non passano 10 metri di tappa, che subito Yannick Talabardon (Saur) tira via la fuga giusta, portandosi appresso una coppia FDJ (formata da Delage e Meersman); sui tre, si riporta poco dopo lo spagnolo Urtasun (Euskaltel). Segnalato che il vantaggio massimo, toccato a 145 km dal traguardo (su 218 km totali), è stato di 7'50", l'elenco degli appunti di cronaca praticamente si esaurisce, anche perché il percorso è completamente piatto, senza nemmeno un Gpmino di 4a categoria.

Si può così parlare di Tom Boonen, che a 125 km dalla fine si ferma per i postumi della caduta dell'altro giorno. Il belga, un po' abbandonato dalla squadra nell'occasione del suo capitombolo, continua a non vivere un momento esaltante. Il ritiro dal Tour era l'ultima cosa che serviva al campione di Mol, che quest'anno non è riuscito a lasciare il segno nelle "sue" corse: e dire che la Gand l'ha pure vinta, e che al Fiandre fu Cancellara a fargli uno scherzone, impedendogli di fatto di rientrare sul terzetto di testa, e concedendo così la vittoria a Nuyens; e ancora, che alla Roubaix Boonen ha avuto molta sfortuna forando nella Foresta di Arenberg e poi cadendo due volte quando cercava di inseguire.

Una cattiva stella che continua a perseguitare Tom facendogli pagare molto al di là delle sue eventuali colpe: colpe che, nell'occasione, non si vedono.

Non si vede nemmeno lo spettacolo nella frazione di Châteauroux, si è portati chiaramente a empatizzare coi quattro fuggitivi, ma loro per primi sanno che verranno ripresi. Il vento contrario rallenta parecchio la tabella di marcia, e fa anche sì che tutti cerchino di stare davanti per evitare ventagli; quel che proprio non si può evitare, in questi casi, è la consueta caduta della RadioShack: a 48 dal traguardo vanno giù Zubeldia e Popovych, in un incidente che coinvolge anche Gallopin e Kreuziger. Ma tra una scia dalle ammiraglie e l'altra, rientrano tutti.

Il guaio vero capita poco dopo, a 40 km dal traguardo, allorquando una maxicaduta frantuma il gruppo, lasciando dietro molti bei pescioloni (Vinokourov, Leipheimer, Hesjedal, Farrar, Boasson Hagen, Horner, Uran, Luis León Sánchez, Chavanel, Coppel, Mollema), e addirittura fuori Bradley Wiggins: fratturata la clavicola sinistra, il campione nazionale britannico deve abbandonare anche lui la corsa.

Il traguardo intermedio, a Buzançais (a 25 dal traguardo) vede Cavendish precedere Rojas, Renshaw e Gilbert, mentre il più folto drappello inseguitore passa a oltre un minuto dal gruppo della maglia gialla, e il distacco tende a salire. Annullata la fuga a 12 km dal traguardo, non rimangono che due cose per portare a compimento la tappa: la volata, e il conteggio dei minuti che resteranno sul groppone dei ritardatari.

Per la prima, basta mettersi a seguire i movimenti del treno HTC, che è padrone della situazione senza tentennamenti; anche perché, a ruota dell'uomo forte del team americano, ovvero Cavendish, troviamo Alessandro Petacchi. Sul rettilineo finale sono Goss e Renshaw a lanciare nel migliore dei modi il britannico, che però per lanciarsi aspetta che sia un altro a prendere l'iniziativa. Nel caso, è Greipel a incaricarsi di partire per una volata lunghissima, ai 300 metri. Ai 250 reagisce Mark, che ha decisamente una marcia in più e, sul lato sinistro della strada, si avvantaggia immediatamente, e sempre con Petacchi a ruota. Dall'altra parte, dietro a Greipel c'è Feillu.

Non ci sono comunque troppi dubbi interpretativi, tanto evidente è la superiorità di Cavendish. Il fotofinish serve semmai per assegnare la seconda piazza, che è appannaggio di AleJet, tornato così ad un piazzamento importante per sé, per la squadra, e anche per un'Italia che fin qui aveva collezionato solo due noni posti.

Per la seconda cosa da fare, è sufficiente aspettare i vari passaggi, che qui riportiamo: alcuni dei ritardati sono riusciti a rientrare (Vinokourov su tutti), mentre pagano 3'06" (tra gli altri) Hesjedal, Moncoutié, Hoogerland, Rolland, Boasson Hagen, Mollema, Thomas, Casar, Uran, Kreuziger, Leipheimer (che nel finale ha anche avuto un guaio meccanico), Arroyo, Silin, Farrar. Chris Horner, che a lungo era rimasto per terra per essere medicato, arriva ultimo a 12'41" da Cavendish.

Ciò si traduce, in classifica, con Hushovd che salva la maglia gialla con 1" su Evans, 4" su Fränk Schleck, 8" su Millar e 10" su Klöden. Settimo Andy a 12", decimo Gesink a 20", 11esimo Vinokourov a 32", 12esimo Gilbert a 33", 13esimo Van den Broeck a 39", 15esimo Basso a 1'03", 19esimo Cunego a 1'12". Contador è 24esimo a 1'42", Samuel Sánchez 32esimo a 2'36", Leipheimer 50esimo a 4'29". Un riepilogo necessario alla vigilia del primo arrivo in salita, quello che domani a SuperBesse la riscriverà ampiamente, questa classifica.

Marco Grassi

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