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Tour de France 2011: Evans e Schleck, quelli che ridono - Difficoltà per gli italiani e per Contador | Cicloweb

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Tour de France 2011: Evans e Schleck, quelli che ridono - Difficoltà per gli italiani e per Contador

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Cadel Evans guida i suoi BMC verso il secondo posto di giornata © BettiniphotoScriviamo questo commento con la classifica generale del Tour de France sotto agli occhi, e la prima, ovvia e legittima tentazione è quella di stornare la graduatoria dai pur bravissimi Hushovd e Millar, Thomas e Gerdemann, e via dicendo, ovvero dai comprimari lanciati in alto dalla cronosquadre, e da quei velocisti-finisseur che danno spettacolo su strappetti come quello di ieri. Lo scopo, chiaro, è quello di avere un quadro dei rapporti di forza, in questo inizio di Boucle, tra quelli che si giocheranno il successo in queste tre settimane.

Il primo di questa classifica virtuale è Cadel Evans: strepitoso nell'emergere ieri dal gruppo a Mont des Alouettes, dove si è dovuto arrendere solo a quel concentrato di grazia e imbattibilità che risponde al nome di Philippe Gilbert, l'australiano della BMC è stato altrettanto bravo oggi, nel fungere da catalizzatore delle forze di una squadra che non era attesa a una prova così esaltante contro il tempo, e che invece ha conquistato un secondo posto che quantomeno fa morale, oltre a lanciare Cadel al terzo posto della generale, ad appena 1" dal leader Hushovd.

Terzo ma primo, come dicevamo: il Campione del Mondo di Mendrisio è infatti il primo degli uomini da classifica, e se partiva per il Tour con non nascoste ambizioni di (almeno) podio, dopo le prime due tappe si ritrova in una posizione per la quale avrebbe messo non una ma 250 firme. L'australiano ha un vantaggio di 3" sui fratelli Schleck e su Wiggins, 4" su Velits, 6" sui RadioShackers (Leipheimer, Brajkovic, Klöden, mettiamoci pure Horner) e 8" su Robert Gesink, che con la sua Rabobank è tra quelli che escono meglio dalla cronosquadre di Les Essarts.

Fin qui, diciamo che i distacchi sono talmente minimi che non possiamo parlare di reali differenze tra questi corridori: meno di 10" non rappresentano un margine di alcun tipo, a 19 tappe dalla fine.

Più interessante si fa il discorso se allarghiamo lo sguardo alle posizioni oltre la 25esima: Vinokourov, vecchio gladiatore che non mollerà un metro, paga a Evans 31" (e quindi 28" a Andy); Van den Broeck, grande speranza per il Belgio all'ostinata ricerca di un uomo da GT, è a 38".  Stiamo parlando di mezzo minuto o poco più, ancora non livelli di preoccupazione per chi deve inseguire, che però sicuramente ci direbbe che sarebbe meglio averli di vantaggio, quei secondi, piuttosto che di ritardo.

Nicolas Roche (sempre se riuscirà a fare classifica) è a 52" da Evans. (Saltiamo per ora il pedale italiano e quello di Pinto). Mollema, guardaspalle di Gesink, è a 1'25"; Kreuziger, alter ego di Vino, a 2'20"; Samuel Sánchez, sfortunato ieri e stroncato oggi dalla pochezza della Euskaltel (addirittura ultima della cronosquadre, a 1'22" dalla Garmin), paga 2'35", e se puntava al podio e deve recuperare già oltre due minuti e mezzo su Evans, gli Schleck e Wiggins, e poco meno sui RadioShack e su Gesink, beh: non vorremmo essere nei suoi panni, a questo punto.

John Gadret e Jérôme Coppel magari non avevano in animo di raggiungere i primissimi posti della classifica, ma i quasi 3' che hanno sui migliori di certo ne annacqueranno le aspettative, in questi primi giorni. Alle spalle di questi (consideriamo che Coppel è 112esimo della generale), non ci saranno uomini in grado di rientrare in classifica, presumibilmente.

E allora possiamo fare un'inversione a U e tornare qualche posizione più su, a parlare dei nostri cari italiani e dell'ammirato Contador.

Ivan Basso era probabilmente convinto che la Liquigas avrebbe fatto molto meglio di quello scialbo 15esimo posto di giornata, alle spalle di team che, sulla carta, si sarebbe dovuta lasciar dietro. I verdi di Amadio non hanno evidentemente trovato in gara l'affiatamento che in altre giornate li aveva portati a centrare ben altri piazzamenti nelle cronosquadre. Ma il varesino insiste (e in fondo fa bene) a far professione di serenità e fiducia, non troppo preoccupato, forse, dal rendere al momento già quasi un minuto a molti degli avversari che si ritroverà di fronte nei tanti faccia a faccia pirenaici e alpini che attendono il gruppo. Per la precisione sono 56 i secondi che Basso deve già recuperare da Evans; ma può darsi che Ivan dia più peso ai 45" che ha di vantaggio sul temuto Contador (che però oggi gli ha già recuperato 29").

Damiano Cunego invece si aspettava che la Lampre non avrebbe brillato, troppa idiosincrasia tra troppi blufucsia e il cronometro, e non poteva bastare il giovane Malori da solo a riportare in attivo un bilancio destinato ad essere parecchio passivo. Non è dato sapere se i proclami di voler provare - eventualmente - a fare classifica, proclami rilanciati anche ieri quando il veronese era soddisfatto per aver chiuso la prima tappa nel gruppo dei migliori, fossero sentiti fino in fondo dal biondo di Cerro. Fatto sta che Cunego ha il suo bravo minuto da rimontare e non sarà facile, anche se in questa prima settimana ci sono già un paio di tappe (Mûr-de-Bretagne ma ancor più Super-Besse) in cui Damiano potrebbe mettere il naso davanti.

Per chiudere, veniamo al più atteso di tutti: è lì, 75esimo in classifica a 1'41" da Cadel e a 1'38" da Andy, e forse non crede ai suoi occhi. Dovrà metterci un bell'impegno per recuperare quel terreno sulle montagne, e questo significa che se Contador - è di lui che parliamo, ovviamente - trova la gamba giusta, vedremo fuochi d'artificio già sui Pirenei, e questo Tour rischia di venir fuori enormemente più spettacolare degli ultimi. Il problema, però, è che l'avvio di Grande Boucle ha riservato parecchie contrarietà allo spagnolo, a partire da quei fischi nella presentazione delle squadre che ad Alberto non sono proprio andati giù. Anche se lui dice di no, la voce del gruppo è che il madrileno abbia patito questa avversione nei suoi confronti da parte del pubblico di casa. Il fatto stesso che ieri, dopo essere rimasto attardato a 9 km dal traguardo, abbia gestito troppo passivamente un inseguimento in cui ci si aspettava di vederlo col coltello tra i denti, confermerebbe quest'impressione. Il grande favorito della vigilia ha perso quindi la sua verve?

«Nessuno vuole bene a Contador», è la parafrasi di banfiana memoria che parrebbe di leggere negli occhi di Alberto in questi primi giorni di Tour; chissà se il suo pigmalione Riis, come faceva il grande Lino col suo campioncino Aristoteles, gli canterà la ninna nanna alla sera (con tanto di retina in testa?) per aiutarlo a superare questo momento di saudade; o se basterà al fuoriclasse di Pinto pedalare per qualche tappa ancora per ritrovare dentro di sé gli stimoli che gli stanno mancando al momento, e per tornare a illuminare la scena da par suo sulle montagne.

Marco Grassi

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