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Campionato Italiano su strada 2011: Trionfo Tricolore Trisconti - Giovanni Visconti superlativo, vince il terzo titolo italiano su Santambrogio e Ponzi

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Giovanni Visconti precede Mauro Santambrogio e Simone Ponzi e si aggiudica il terzo titolo tricolore da professionista © Bettiniphoto

Tris tricolore nel tripudio di Trinacria: Giovanni Visconti (Trisconti, per completare l'ardita allitterazione) completa con la festa più attesa, portato in trionfo dai suoi tifosi dopo la conquista del terzo titolo nazionale su strada in carriera, una giornata calda e difficile, su un percorso duro ma su cui sono stati determinanti anche i giochi tattici. Più di tutto, però sono state decisive le gambe del capitano della Farnese-Neri, che ha chiuso su tutti, aiutato prima dalla squadra, ma poi facendo da sé nell'ultimo giro; e che si è anche preso la soddisfazione di confermarsi vincente nel giorno in cui altri corridori, probabilmente più attesi di lui, hanno deluso (Cunego e Nibali, nella fattispecie).

La partenza non è stata delle migliori, in tutti i sensi: differita in avanti di mezz'ora a causa di problemi organizzativi (incroci non presidiati lungo il percorso), ha visto prendere il via solo 95 uomini, col compito di coprire 8 e non 9 giri (per recuperare quella mezz'ora di ritardo è stata tagliata una tornata).

I primi a tentare qualcosa sono stati Belletti, Frusto, Rocchetti e Donati: fuga che ha preso 6' di margine ma che è stata tenuta bene a bada dai Lampre, schierati in testa al gruppo per recuperare il distacco dai 4 battistrada, ma soprattutto per rendere dura la corsa, in favore del favorito di giornata, Damiano Cunego. E in effetti, quando all'inizio del terz'ultimo giro gli attaccanti sono stati ripresi (Belletti si era già arreso in precedenza), il gruppo dei migliori era formato da non più di 40 unità.

Sulla terz'ultima ascesa a Trecastagni Giampaolo Caruso ha tentato un allungo, ha preso una ventina di secondi di vantaggio, ma poi si è rialzato: mancavano in effetti 70 km al traguardo, e l'azione era un po' un azzardo. Sul successivo tratto in discesa, una caduta ha coinvolto Proni, Ciavatta (portato via in ambulanza con problemi a una spalla) e anche Nibali, costretto a cambiare la bici e aiutato dai compagni di squadra a rientrare.

Un breve tentativo di Cesare Benedetti al penultimo passaggio, e poi, sulla settima scalata a Trecastagni, con 50 km ancora da percorrere, è stato Ulissi a tentare un attacco. Gatto ha stoppato subito il collega, e in contropiede sono partiti Damiano Caruso (molto convinto), Bandiera, Santambrogio e Santaromita. Ma la notizia bomba, in quel frangente, è stata senza dubbio quella della difficoltà di Cunego: staccato sulla salita, senza più compagni a potergli dare una mano (la Lampre si è sfaldata nell'istante dello scatto di Ulissi), il veronese è rimasto malinconicamente da solo a tentare un impossibile riavvicinamento alla ventina abbondante di uomini che sarebbero andati a giocarsi la vittoria finale.

Tra questi, poco dopo, non c'è stato più nemmeno Nibali, staccato a sua volta sulla salita, mentre Giampaolo Caruso tentava un contropiede per riprendere i quattro battistrada.

Tra la cima e la discesa, però, ci sono stati molti rientri sul quartetto, e a circa 35 km dal traguardo si è animata una nuova azione destinata a caratterizzare la corsa fino all'ultimo passaggio dal traguardo: Andrea Pasqualon, neopro' della Colnago, è stato il primo a partire, con Mazzanti pronto a prenderne la ruota (sempre nell'ottica del lavoro dei Farnese a beneficio del campione uscente Giovanni Visconti). Col gruppetto dei migliori rimasto troppo sulle sue, in un frangente in cui sarebbe servita maggiore sicurezza, hanno avuto buon gioco quelli che hanno intuito la bontà dell'azione di Pasqualon, e che si son portati in testa alla spicciolata: prima Paolini, poi Ulissi, poi Marcato e Alessandro Bertolini, quindi Santambrogio, infine Santaromita: 8 uomini in totale che, in breve, hanno trovato l'accordo e hanno portato il vantaggio a lambire il mezzo minuto nei confronti di un drappello inseguitore in cui Gatto ha dato tutto per il capitano Visconti.

E il gran lavoro dei Farnese, ma anche di Montaguti (unico rappresentante AG2R) e dei Liquigas (in quattro: Bellotti, Finetto, Caruso e Ponzi) ha portato il drappello (composto da 17 uomini) ad annullare il distacco quando si era ai piedi dell'ultima scalata a Trecastagni, pronti a coprire i 26 km dell'ultima tornata.

Sulla salita è stato Baliani ad attuare un forcing che ha nuovamente selezionato quel che restava del gruppo. All'umbro si sono accodati subito Visconti, Santaromita e Pozzovivo, e appena dopo anche Ballan, Santambrogio (a completare con l'altro "Santa" l'intero terzetto BMC presente in gara), Bailetti, Giampaolo Caruso e Ponzi. L'azione di Baliani ha prodotto clamorosi frutti, se è vero che il margine sugli inseguitori (ormai sfiancati) si è subito dilatato molto, superando abbondantemente i 40".

A quel punto, i BMC hanno capito che era il caso di far qualcosa per provare a mettere in mezzo Visconti, che del gruppetto era probabilmente il più adatto allo strappetto finale. È stato Ballan a partire ai 20 km, e proprio il siciliano che ha vestito la maglia tricolore in quest'ultimo anno ha chiuso sull'ex iridato di Castelfranco Veneto. Dopodiché, lo stesso Visconti ha deciso di prendere in mano la situazione, proponendo a sua volta uno scatto che ha ulteriormente selezionato il plotoncino: col capitano della Farnese son rimasti solo Santambrogio, Santaromita, Caruso e Pozzovivo, mentre Ballan ha tentato un tardivo rientro con Bailetti (e Ponzi e Baliani hanno gettato la spugna).

Nella corsa a eliminazione che è stato questo Campionato Italiano, anche Pozzovivo è saltato, a un paio di chilometri dalla cima di Trecastagni, su un forcing di Caruso, e sul lastricato del paesino che dà il nome alla salita Visconti ha ancora una volta provato a fare il vuoto, e solo Santambrogio è rimasto attaccato coi denti allo scatenato Giovanni di oggi.

Ma la fine della salita ha dato la possibilità a Santaromita di rifiatare, di staccare sul piano Caruso, e di rientrare sulla coppia di testa, andando a formare col compagno Santambrogio una tenaglia intrigantissima intorno a Visconti. Che i BMC avessero una marcia in più - quantomeno sul piano tattico - l'ha confermato anche il momento, ai 12 km, in cui Caruso è riuscito a rientrare sul terzetto, e Santaromita è partito in quello stesso momento. Ma il susseguirsi di scatti dei due corridori del team americano, se da una parte ha messo in croce Visconti e soprattutto Caruso, dall'altra ha impedito al quartetto di tenere una velocità adeguata e regolare. Sicché abbiamo assistito a un nuovo ricongiungimento, col quartetto formato da Ballan, Bailetti, Ponzi e Pozzovivo, riorganizzatosi sulla discesa, che ha annullato lo svantaggio riportando a 8 il numero di corridori in testa alla corsa quando mancavano meno di 10 km alla conclusione.

Un drappello di 8 in cui i BMC, con 3 elementi presenti, aveva una superiorità numerica che ha in tutti i modi tentato di mettere a frutto: ennesimo attacco di Santaromita ai 7 km, poi una volta ripreso Ivan (dal solito Visconti), ci ha provato ancora una volta Ballan. Sparata notevole, ma dopo oltre 200 km di corsa, e con le forze al lumicino anche a causa del gran caldo sul percorso, non era più così facile far la differenza. Chiuso il veneto da Bailetti, il copione andato in scena fino alla fine è stato quello della classica sequela di scatti per anticipare lo sprint: Ponzi, Caruso, di nuovo Santaromita, di nuovo Ballan, ma nessuno è riuscito a fare il vuoto.

E allora volata conclusiva a 8: per non saper né leggere né scrivere, per non rischiare di restare intruppato nel gioco di squadra della BMC, per evitare qualsiasi sorpresa su quel rettilineo finale in Aci Catena, Visconti è partito lungo, lunghissimo, a 300 metri dallo striscione che nei suoi occhi e nella realtà si faceva sempre più vicino, per materializzarsi, in un momento di esultanza generale di marca siciliana, e di riscatto per un atleta che si sente spesso sottovalutato (parole sue) e che non aveva ancora smaltito la delusione per la vittoria di tappa al Giro, sfumata a Tirano tra le polemiche (con Ulissi).

Ora però sì, ora Giovanni ha dimenticato le amarezze del passato recente, e si gode quella maglia che ormai fa parte di lui, siamo al terzo titolo italiano (secondo consecutivo) per il palermitano, che prima dell'abbraccio della folla di casa ha messo in fila (praticamente togliendosi tutti di ruota) Santambrogio, Ponzi, Caruso, Pozzovivo, Bailetti, Santaromita e Ballan.

Marco Grassi

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