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Giro di Svizzera 2011: De Gendt, elogio della follia - Grande azione del belga. Cunego controlla. Si vede Andy Schleck

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Thomas De Gendt quasi incredulo al traguardo di Serfaus © BettiniphotoA Thomas De Gendt piacciono le imprese complicate. Per vincere una tappa alla Parigi-Nizza, in marzo, si era inventato un contropiede a 3 a 40 km dal traguardo, dopo che la prima fuga di quella giornata era stata ripresa (il belga vinse mentre il gruppo lanciato in volata stava fagocitando il terzetto di contrattaccanti proprio sul rettilineo d'arrivo); oggi, ancora una volta, il 24enne della Vacansoleil ha appurato che la maniera migliore per lui per cogliere delle affermazioni è quella dell'inatteso contropiede. Ha scelto, Thomas, la frazione più lunga del Tour de Suisse per dare un altro saggio delle sue qualità.

In una tappa piena di salite, De Gendt si è mosso insieme ad altri 16 quando al traguardo mancavano 140 km e tre bei Gpm (tra cui il FlüelaPass e la scalata che portava nei pressi dell'arrivo di Serfaus, in Austria). La compagnia di giornata era peraltro ricca di nomi intriganti, a partire da un Andy Schleck che aveva già in precedenza provato la via della fuga: per il lussemburghese l'occasione, o meglio, la necessità di testarsi in maniera un po' più seria rispetto a quanto mostrato negli ultimi giorni. Con De Gendt e Schleckino si sono avvantaggiati Boaro, Hincapie, Vande Velde, Losada, Paolini, Gutiérrez Palacios, Madrazo, Rojas, Gasparotto, Aramendia, Devenyns, Lagutin, Marcato e Dietziker, oltre a quel Bakelandts già stravisto al Giro d'Italia, nonché piazzato in classifica del Suisse a circa 9' dal leader Cunego (il belga della Omega Pharma era il più vicino dei 17).

Il gruppo ha lasciato abbastanza fare, finché i 17 hanno toccato il vantaggio massimo (8'25") a 100 km dal traguardo. Più che la Lampre della maglia gialla, è stata la Rabobank del trittico di sfidanti (Mollema, Kruijswijk e Ten Dam) a tirare per ridurre il margine dai battistrada, ma il fatto che fossero in tanti lì davanti (e che in diversi dei 17 agissero come gregari, non risparmiandosi minimamente), ha impedito che il vantaggio collassasse, e ha permesso agli attaccanti di approcciare la scalata conclusiva con oltre 6' di vantaggio. A quel punto, però, il colpo decisivo era già stato assestato: da De Gendt, per l'appunto, e precisamente a poco meno di 25 km dal traguardo.

È successo che sullo slancio di un traguardo volante, il belga si sia per l'appunto involato. Tutto solo, con quei quasi 10 km di scalata da affrontare verso Serfaus, e con diversi avversari in teoria pronti a mordere proprio su quella salita (se basta il nome di Schleck per precisare il concetto...). In pratica, una botta di follia da parte di De Gendt, altre definizioni non sono così calzanti. Thomas ha preso qualche decina di secondi di vantaggio, e finché s'è trattato di difendere quel margine in pianura, nessuno s'è stupito (anche se - per dire - Paolini s'è messo a sua volta in caccia solitaria, senza riuscire a limare alcunché dal fuggitivo-contropiedista).

Ma quando è iniziata la salita di Serfaus, e quei 40-50" non accennavano a calare; e soprattutto quando Andy, che appena la strada si è inerpicata è uscito all'inseguimento, non è riuscito nemmeno lui ad avvicinare più di tanto De Gendt, lo stupore si è fatto palpabile; accompagnato dalla gioia di vedere nell'azione del belga una tale determinazione, una tale conoscenza dei propri mezzi e al contempo una tale voglia di andare oltre i propri limiti.

Intanto, mentre alle spalle di De Gendt e Schleck gli altri fuggitivi si sfilacciavano, in gruppo la Rabobank continuava a tirare e a fare selezione, ma dire che qualcuno abbia realmente provato a far saltare il banco sarebbe troppo. C'è stato un insistito tentativo di Danielson, accompagnato per un bel tratto anche da Mathias Frank e Kruijswijk, ma il terzetto è stato sempre nel campo visivo di Cunego, che ha controllato con ottima sapienza, e addirittura ha dato in prima persona un paio di accelerate, probabilmente per far capire al circondario che non lo si sarebbe messo nel sacco. E quando, stufo di vedere Danielson sgambettare lì pochi metri avanti a lui, si è mosso (con Froome) per andare a riprenderlo, riportando sotto quel che rimaneva del gruppo dei migliori, abbiamo definitivamente capito che nessuno avrebbe spodestato il veronese.

E che a poco sarebbe servito lo scatto di Fuglsang a 2 km dal traguardo: quando il danese è partito (per guadagnare alla fine 7" su Cunego e soci), De Gendt era già praticamente già esultante al traguardo, mentre Andy non nascondeva il disappunto di aver mancato in maniera così clamorosa un successo di giornata che, una volta andata la fuga, pareva inevitabile per lui. Alla fine tra il vincitore e il gruppo si son contati oltre 4'30" di distacco, mentre possiamo ancora dire che in classifica non è cambiato niente, visto che Cunego ha sempre quel minuto abbondantissimo di vantaggio sugli olandesi della Rabobank (Mollema secondo e Kruijswijk terzo).

Segnalando l'ottima tenuta di Giampaolo Caruso (ottavo nella generale) che fa da contraltare al ritiro di Di Luca, avvenuto nel corso della tappa, e non tralasciando di spendere due parole per un pimpante Damiano Caruso, visto spesso in prima linea nel gruppo dei big, non rimane che ricordare che Cunego è a sole due tappe da un successo nella generale del Tour de Suisse che alla vigilia poteva sembrare un sogno difficilmente realizzabile. Invece il Damiano di questa settimana elvetica è stato al di sopra di ogni critica, e anche se non ha vinto tappe, ha messo a segno un bellissimo attacco nella frazione di Grindelwald, per poi confermarsi il più sicuro e solido nei giorni successivi. Tutto si deciderà a Schaffhausen, dove domani terminerà una tappa per velocisti, e dove domenica la crono conclusiva metterà i sigilli alla 75esima edizione del TdS.

Marco Grassi

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