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Giro di Svizzera 2011: Sagan festeggia nel giorno di Cunego - Il veronese protagonista in salita e nuova maglia gialla

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L'arrivo con Peter Sagan che batte Damiano Cunego a Grindelwald © Bettiniphoto

Capita. Ci sono momenti particolari, incroci di situazioni, congiunzioni astrali per le quali, in un determinato momento ogni tanto, Cunego va forte. Ma veramente forte, forte in salita, forte in discesa, forte anche a cronometro, così forte che nessuno riesce a stargli dietro quando scatta. È quel Cunego che abbiamo sempre sognato, quel Cunego che ha vinto un Giro d'Italia, un'Amstel e tre Lombardia, quel Cunego che, per chissà quale strana alchimia, resta nascosto da qualche parte per poi apparire quando ormai non credi più che possa accadere. L'ultima apparizione risale alla Vuelta 2009, quando Damiano si fece beffe dei migliori alla Vuelta vincendo all'Alto de Aitana. Uscì fuori di classifica e ritornò a vincere, dopo una fuga, a Sierra de La Pandera. L'obbiettivo era Mendrisio, ma le cose non andarono come si sperava. Seguì un 2010 brutto, senza vittorie, mentre quest'anno fino ad ora la stagione di Cunego era stata più che dignitosa, con tre successi e l'unica macchia di aver fatto delle Ardenne un po' incolori.

I segnali dati nelle prime tappe erano su questa tendenza. Un ottimo 15° posto a cronometro, e il 2° posto di ieri lasciavano ben sperare per questo Giro di Svizzera. Ma ciò che si è visto oggi va ben oltre le più rosee aspettative; e pazienza se è mancata l'impresa a tutto tondo, perchè colui che gliel'ha strappata, Peter Sagan, è un vero predestinato di questo sport e quando corre con l'intenzione di vincere, non ce n'è per nessuno.

Sagan è stato protagonista di una fuga a lunga gittata in una tappa veramente corta ma intensa, 107 km da Brigue-Glis a Grindelwald, molto simile al tracciato di ieri del Delfinato. Due i GPM, Grimselpass e Grosse Scheidegg, entrambe vette da 2000 metri e passa. La giornata vede pioggia e nebbia nella prima parte di gara, il tempo migliorerà solo ai piedi della seconda salita. L'azione ha visto altri 30 uomini attaccare con Sagan: sono Jakob Fuglsang, Andy Schleck, Jens Voigt (Leopard Trek), Michael Albasini (HTC), Mads Christensen (Saxo Bank), Jan Bakelants, Francis de Greef, Greg van Avermaet (Omega Pharma - Lotto), Laurens ten Dam (Rabobank), Jack Bobridge, Christian Vandevelde (Garmin-Cérvelo), Giampaolo Caruso, Alberto Losada (Katusha), Josè Rojas Gil, Branislau Samoilau (Movistar), Dominik Nerz, Cristiano Salerno (Liquigas), Enrico Gasparotto, Tanel Kangert (Astana), Jorge Azanza Soto (Euskaltel), Kevin de Weert, Dries Devenyns (Quick Step), Ben Gastauer, Rinaldo Nocentini (Ag2r-La Mondiale), Wouter Poels, Thomas De Gendt (Vacansoleil), Daryl Impey (Team Net-App), Robert Hunter (Radioshack), Daniele Righi (Lampre), Rubens Bertogliati (Team Type 1). Un'azione veramente pericolosa, fatta per ribaltare le sorti della classifica generale: i meglio messi sono Ten Dam a 1'08", Fuglsang a 1'26" e De Greef a 1'30". Anche la Movistar è riuscita a piazzare un suo uomo di classifica, Samoilau, che ha un ritardo di 1'59".

È soprattutto la Leopard Trek a dirigere l'azione, con un Fuglsang che può contare su due gregari extra-lusso come Voigt e Schleck Jr. Sono dunque i Lampre a doversi sobbarcare l'inseguimento. Sul Grimselpass i Leopard fanno un passo pesante, tanto è che Fuglsang e Schleck rimangono soli con Poels, Sagan e Ten Dam. Dopo la cima aspettano gli altri, ma il gruppo dei fuggitivi si è ormai dimezzato, mentre il gruppo maglia gialla viagga con un ritardo che oscilla tra i 3' e i 4'. Tra i sopravvissuti c'è Bakelants, che conferma la sua condotta tattica assolutamente scriteriata vista al Giro d'Italia andandosene tutto solo in discesa. Il belga arriva così a guadagnare più di un minuto sui diretti rivali, che poi comincerà a pagare quando in testa al gruppo si metterà Andy Schleck. Il lussemburghese tira per gran parte della salita, riprendendo Bakelants e sgranando lentamente il gruppetto dei fuggitivi.

In casa Movistar c'è un po' di confusione: Samoilau dà qualche cambio a Schleck, mentre dietro Soler mette i suoi a tirare. Alla fine il bielorusso è staccato, così come tanti altri; rimangono col duo Leopard un altro duo, quello Liquigas, composto da un brillantissimo Sagan ed un effervescente Salerno, più Ten Dam, De Greef e Giampaolo Caruso. Dietro intanto Di Luca perde la pazienza e tenta uno scatto per smuovere un po' il gruppo, già ridottosi a una trentina di unità sotto l'azione della Movistar. Il vantaggio è ormai ridotto a un minuto e mezzo quando Damiano Cunego rompe gli indugi e, a 6 km dallo scollinamento, attacca secco. La sua è una progressione intensa, senza soste, Soler prova a stargli dietro ma dopo essere rimasto un po' a bagnomaria tra i migliori e Cunego deve mollare. Intanto davanti Schleck esaurisce il suo compito e molla, i sei rimasti rallentano parecchio, favorendo il rientro di Cunego a pochi metri dallo scollinamento.

Il veronese non rifiata, continua del suo passo e se ne va in discesa, tutto solo. Discesa che, per inciso, è una vera mulattiera: le curve non sono particolarmente pericolose ma la strada  è strettissima e ci passa appena una macchina. In cima il gruppetto maglia gialla scollina a 43", con Soler che viene scortato da Frank Schleck, Kruijswijk, Mollema, Leipheimer, Di Luca, Danielson e De Greef che non è riuscito a tenere il passo dei fuggitivi. Dei cinque rimasti, il solo Sagan riesce ad agganciarsi a Cunego, e nemmeno subito perchè viene rallentato dalle moto. La discesa è anche fatale al suo compagno di squadra Salerno, costretto al ritiro da una caduta. Lo stesso Cunego corre più di un rischio.

Alla fine ai -3 Sagan riesce ad agganciare Cunego e a batterlo in un non-sprint (la discesa praticamente arrivava sino al traguardo): lo slovacco approfitta di una S a 200 metri dalla fine per infilarsi davanti a Cunego con una manovra più da Moto GP che da ciclismo, poi può alzare le braccia per la sua sesta vittoria stagionale. Il duo in discesa guadagna parecchio: Fuglsang e Ten Dam pagano 21", Caruso 48" ed il gruppo maglia gialla arriva a 1'04". Per Cunego dunque tocca la vestizione, con un vantaggio lusinghiero sugli altri rivali: 54" su Soler e 1'16" su Mollema. L'uomo più pericoloso è però a 1'21" e si chiama Tejay Van Garderen: nella crono finale la bilancia pende troppo a favore dell'americano perchè Cunego non attacchi ancora nelle prossime tappe. Il terreno non manca e nel palmares del Piccolo Principe un Giro di Svizzera ci starebbe più che bene: a questo punto, è un'occasione da non farsi scappare.

Nicola Stufano

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