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Emakumeen Bira 2011: Venne il giorno delle due Emme - Ma la Vos è sempre più leader

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Emma Johansson ed Emma Pooley, vincitrici delle due semitappe della terza frazione del Bira © BettiniphotoE arrivò il giorno in cui Marianne Vos decise di lasciar vincere le due Emma. Pooley al mattino, Johansson nel tardo pomeriggio, un bis difficile da ripetere. Marianne aveva alle spalle due vittorie, se consideriamo solo l'Emakumeen Bira, ed oggi ha messo insieme due secondi posti in sole ventiquattr'ore.

Hanno vinto le più forti dopo di lei, quelle che si piazzano, quelle che vanno a completare i podi, quelle che ci provano e qualche volta ci riescono, a contrastare il cannibalismo buono e genuino della Vos. E se una Pooley vincente in cronoscalata non è una sorpresa, la Johansson che non si piazza in una volata a due con Marianne fa un po' specie. Ma andiamo con ordine.

Al mattino cronoscalata, s'è detto: 7,6 km non particolarmente esigenti che da Elorrio portavano a Kanpazar. Chi in salita va meglio di lei? Al Girodonne 2010 battagliò, uscendone sconfitta, con Mara Abbott, ma la risposta alla domanda iniziale probabilmente è: nessuna. Forte sulle lunghe distanze - come dimostrato all'ultimo Trofeo Binda, vinto dopo una cavalcata solitaria di 70 km - Emma Pooley si barcamena anche sulle salite più brevi. E così ha percorso le rampe che da Elorrio portavano a Kanpazar più velocemente di tutte. La prova di Emma Pooley termina quando il cronometro segna 15'34", velocità media dei 29,293 km/h.

Vos, che, a differenza della Campionessa del Mondo a crono, non indossa casco aerodinamico, non cavalca bici da crono con appendici e ruote lenticolari, le arriva ad un soffio. Tripletta sfuggita per soli 3". Chissà se Marianne crede nella numerologia.

Le altre fanno opposizione, sono oltre e dovranno rimboccarsi le maniche, a giudicare dai distacchi abissali che il duo Pooley-Vos ha rifilato: 25" alla Arndt, 40" alla sorprendente sudafricana Ashleigh Moolman, 41" alla Worrack, 42" la Johansson. Dopo di che si va oltre il minuto, con Olga Zabelinskaya a 1'05" e le altre a seguire, o meglio, inseguire.

La cronoscalata basca che finisce in una bacheca britannica per il secondo anno consecutivo (nel 2010 s'impose a sorpresa Nicole Cooke) non decide certo la corsa a tappe ma la indirizza verso nuovi scenari possibili, con Pooley che incalza a 18".

C'è però la semitappa pomeridiana che inizia con una fuga, una battaglia sin dai primi chilometri. Se ne vanno Irene Van den Broek (AA Drink - Leontien.nl) ed Ina-Yoko Teutenberg (HTC - Highroad). Emma Pooley manda avanti la compagna Sharon Laws, che prova senza successo ad agganciare le due, restando a metà strada. Guadagnano sino a 1'15" al traguardo volante di Mendaro.

Vos sa che non può lasciare il minimo margine a quelle due, sa che soprattutto Ina, se la lasci prendere vantaggio, non la riacciuffi più. Ecco perché, sulla prima scalata dell'Alto de Txapasta, la Nederland Bloeit si mette a tirare il gruppo, con il vantaggio delle fuggitive che scende in cima a 50".

Raggiunte ad una ad una le fuggitive, è la leader dei Gpm, Ashleigh Moolman, a scollinare per prima al secondo passaggio sull'Alto de Txapasta. Gran selezione e gruppo della maglia amarillo che resta forte di sole diciassette unità. Nella discesa ci riprova la Teutenberg, seguita da Lucinda Brand. La tedesca dell'HTC - Highroad guadagna 13" sulla Brand e 52" sul gruppo. Le due vengono riassorbite alle prime rampe dell'Alto de Kalbario.

Il gruppo delle diciassette si spacca in due, con sei valorose che restano davanti: Johansson, Vos, Worrack, Arndt, Batagelj e la solita Pooley. Poco più indietro inseguono Ashleigh Moolman, Christel Ferrier-Bruneau, Linda Villumsen e la nostra Elena Berlato. E parlando di italiane, la Longo Borghini naviga nel terzo gruppo ma a fine tappa manterrà ancor più salda di prima la maglia rosa di miglior giovane. Dovrà stringere i denti ancora domani e sarà fatta.

I danni che aveva portato la salita li accentua la discesa del Kalbario. Qui se ne vanno in due, Johansson e Vos. D'amore e d'accordo sino al traguardo di Deba, dove Emma, stavolta non Pooley ma Johansson, vince in volata.

Gentile concessione ad un'amica da parte dell'olandese o prova d'orgoglio della Campionessa svedese? Poco importa, se non che la Johansson sia finalmente uscita da quel terribile girone di piazzamenti degno di un Inferno dantesco. L'ultima vittoria della svedese fu al Grand Prix de Dottignies, su Baccaille e Van Vleuten. Era il 4 Aprile 2011, era l'alba di un'intera stagione.

Domani gran finale, 125,7 km da Orduña a Orduña, strada che sale e scende di continuo e tre Gpm, due dei quali di seconda categoria: La Barrerilla ed il Puerto de Orduña. Quest'ultimo, posto ad unici chilometri dall'arrivo, offre alle coraggiose attaccanti diversi scenari. Dopo il pomeriggio la più vicina a Marianne Vos è sempre Emma, non Johansson ma Pooley, staccata di 50". Considerando la strepitosa forma dello scricciolo olandese e la discesa che separa il Puerto de Orduña dal traguardo non riusciamo proprio ad immaginarci come la Vos non potrà portarsi a casa la sua seconda Emakumeen Bira in carriera, dopo aver già vinto la corsa nel 2008.

Anche se nel 2010 Claudia Häusler fu capace, proprio all'ultima frazione, di ribaltare la situazione in suo favore contro una Arndt sino ad allora perfetta. Perfetta non quanto la Vos, che sa quando tirare e quando mollare, quando vincere, quando dominare, e quando lasciare il primo posto alle sue avversarie. Quelle che di solito sono le prime tra le umane, per intenderci.

Francesco Sulas

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