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Giro d'Italia 2011: Il trionfo di Contador - Alberto e una corsa rosa dominata, con forza e anche gentilezza | Cicloweb

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Giro d'Italia 2011: Il trionfo di Contador - Alberto e una corsa rosa dominata, con forza e anche gentilezza

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Alberto Contador col trofeo del Giro d'Italia 2011 e lo splendido sfondo del Duomo di Milano © Bettiniphoto

No, non è stato un Giro facile. Sarà inevitabile, in futuro, legare il ricordo della corsa rosa 2011 a quello dello sfortunato Wouter Weylandt, morto sulla strada della terza tappa, onorato nel lento, commovente corteo del gruppo nella quarta frazione, commemorato da lì in poi in tutte le tappe da un pubblico che ha eletto il 108 (il numero di gara del belga) a simbolo di questo Giro.

Un Giro che è passato anche attraverso altri momenti complicati, dalla troppa polvere dello sterrato umbro (ma i corridori arrivano sempre fuori tempo massimo quando si tratta di protestare, siano le loro contestazioni giuste o meno) alla minaccia di eruzione dell'Etna, dalla fuga in massa dei velocisti dopo la tappa di Ravenna, alla turbolenta tappa friulana con cancellazione del Crostis all'ultimo momento, e soppressione anche della salita di Tualis per paura (o certezza) di un blocco della corsa da parte di gente del posto, per finire col taglio proditorio della crono milanese reso obbligato da un più che tardivo intervento/richiesta da parte delle forze dell'ordine del capoluogo lombardo, forse troppo spaventate dalla concomitanza elettorale.

Tutte cose di cui abbiamo scritto a margine del fatto tecnico di una corsa che può essere interpretata in un solo modo: e cioè alla luce del dominio incontrastato di Alberto Contador.

Il madrileno, per la seconda volta, si è ritrovato alla partenza del Giro più che per progetto pensato, preparato e perseguito, per vicissitudini altre. Nel 2008 fu decisivo l'ostracismo del Tour nei confronti dell'Astana, che dirottò tutti i suoi uomini migliori sulla corsa rosa; stavolta, ha pesato il timore che il giudizio del TAS sull'affaire clenbuterolo potesse - e possa - mettere fuori causa il fuoriclasse di Pinto in vista della Grande Boucle. Ma il Contador che abbiamo visto in azione in queste tre settimane è stato sicuramente un altro corridore rispetto a quello che pure aveva vinto il Giro di 3 anni fa. Tanto ragionatore e attento a non spendere più del possibile quell'Alberto, quanto imbattibile atleta di un'altra categoria questo attuale.

Che pure aveva iniziato la corsa rosa in tono quasi dimesso, possiamo addirittura dire che nei primi giorni Contador (forse un po' fiaccato da una forma allergica al polline) si era quasi nascosto. Poi, a un certo punto, diciamo dall'altezza di Tropea in poi, il ragazzo ha deciso di iniziare a fare il bello e il cattivo tempo: e chi gli ha più potuto dire qualcosa, chi ha potuto provare a impedirglielo? Nessuno.

Alberto ha dato il primo saggio della sua presenza al Giro, per l'appunto, nella tappa di Tropea: uno scatto bello e fruttuoso per quanto breve, che gli ha portato i primi abbuoni (12" alle spalle di Gatto) e che ha moltiplicato le domande sul suo conto. Siccome fino a quel momento il madrileno non aveva avuto modo di brillare (più che altro si era fatto anticipare di un soffio dai rivali a Montevergine), ci si chiedeva, dopo il traguardo calabrese: si sarà mosso per dare un primo segnale di forza, o per mascherare una sensazione di inadeguatezza in vista del primo arrivo in salita?

Dimostrando notevole concretezza, Contador la risposta ce l'ha data subito, il giorno dopo, facendo il vuoto sull'Etna (il solo Rujano - che però era uscito di classifica a Orvieto - è riuscito a tenerne le ruote) e abbattendo istantaneamente il morale di tutti quelli che sotto sotto ci speravano.

Ci speravano sia Nibali che Scarponi, ma entrambi dopo l'Etna (su cui hanno variabilmente pagato rispetto allo spagnolo) si sono resi conto che non avrebbero potuto coprire il sole con un dito, e hanno agito di conseguenza, abbassando le intime pretese.

Senza più mollare la maglia rosa presa sul vulcano, Contador, riconosciuto già dopo una settimana di Giro come il padrone incontrastato della corsa, ha semplicemente esercitato il suo potere, ogni volta che la strada saliva. Sul Grossglöckner, ottenuta la collaborazione di Rujano una volta staccati tutti gli altri, ha lasciato il successo al venezuelano. Nel giorno dello Zoncolan, forse favorito dalla cancellazione del Crostis (non foss'altro per il fatto che i rivali si son visti togliere una possibilità di - eventualmente - attaccarlo), Alberto ha controllato quelli più vicini in classifica e ha lasciato sfuggire solo Igor Antón, che peraltro si è finito per vincere sulla salita friulana, e dal giorno successivo si è staccato praticamente sempre, lui che per due settimane era stato messo bene in classifica.

Nell'epica tappa del Gardeccia, rintuzzato l'unico attacco di Nibali, sulla discesa del Giau, il madrileno ha sparato le sue cartucce sul Fedaia e sulla salita che portava all'arrivo: altro sparpaglìo tra le truppe nemiche, altro mattone pesante messo nell'edificio del suo secondo Giro (anche se due fuggitivi del mattino, Nieve e Garzelli, erano ormai imprendibili per il successo di giornata). Praticamente inevitabile, a quel punto, la vittoria nella cronoscalata di Nevegal, ma ormai la lotta era già tra Alberto e se stesso, più che tra Alberto e gli altri.

Poi giorni da fughe, prima che a Macugnaga Contador tornasse a far vedere a tutti chi è che comanda, e che decide: con l'amico Tiralongo all'attacco nel finale, la maglia rosa ha voluto mettere al sicuro il primo successo in carriera del siciliano dell'Astana, e uscendo dal gruppo dei migliori ha smontato Joaquim Rodríguez (che stava provando a riprendere il battistrada), e poi ha scortato Tiralongo fino all'arrivo. Una sorta di intervento diplomatico con cui il dominatore spagnolo si è accattivato molte simpatie italiche, dopo averne persa qualcuna per la vicenda del Crostis (della cui cancellazione era stato ritenuto tra i principali responsabili, col suo team manager Riis).

E infine la tappa del Finestre, in cui il capitano della Saxo Bank, al cospetto di una brigata di avversari ormai definitivamente domata, ha concesso quisquilie a Rujano e Rodríguez; e la crono conclusiva, in cui, senza forzare e senza inutilmente rischiare su curve e pavé, tra rotaie di tram e transenne, Alberto ha conquistato il terzo posto di giornata che ha sancito ufficialmente il suo trionfo nel Giro 2011.

Con quello finito oggi a Milano, per Contador siamo al totale di 6 grandi giri vinti consecutivamente (sui 7 disputati); a ben vedere, non occorrerebbe aggiungere alcun altro dato, parlando di questo fantastico corridore. Un campione vero che ora si godrà quel paio di giorni di riposo, prima di tuffarsi anima e corpo sul prossimo obiettivo: il Tour de France, forse? Adesso che sappiamo che il TAS non farà avere un suo verdetto prima di fine luglio (o di settembre), sappiamo pure che Alberto avrebbe tutto il diritto di partecipare alla Grande Boucle. Per tentare la doppietta più prestigiosa, Giro e Tour. La doppietta più meritata e più attesa, anche, per il più forte corridore che gli appassionati di ciclismo si possono godere in questo scorcio di secolo.

Marco Grassi

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