Il lutto: Weylandt, una tragedia - Il 26enne belga perde la vita al Giro dopo una tremenda caduta in discesa
Versione stampabileUn mese fa, nel finale della Scheldeprijs in Belgio, avevamo visto le terribili immagini di una caduta nella volata conclusiva: tra i coinvolti, Wouter Weylandt si era ribaltato sbattendo per terra con la testa. Il casco gli salvò la vita, e potemmo dire che miracolosamente il ragazzo era uscito praticamente illeso dal pauroso incidente.
Avremmo tanto voluto, oggi, tirare lo stesso sospiro di sollievo che avemmo quel 6 aprile, vedendo che il corridore si rialzava, e invece l'unica cosa che ci resta in un giorno tremendo come questo è la consapevolezza della nostra impotenza di fronte alla maledetta fatalità che ha strappato la vita al giovane fiammingo.
Non ci sono molte parole da cercare, da dire, da aggiungere su questa tragedia. Un mutismo irreale avvolge il Giro d'Italia stravolto dalle fugaci e già - purtroppo - chiarissime immagini che per pochi secondi sono passate sugli schermi. Quelle di Weylandt disteso sull'asfalto, immobile, coi segni sul volto di un impatto fortissimo con un muretto, lungo la discesa del Bocco, nel finale della terza tappa della corsa rosa.
Tutto l'aspetto sportivo e stupidamente ludico del ciclismo ha immediatamente perso senso in quello stesso istante, e l'unica cosa che è rimasta in tutti è stata un'impossibile speranza che le cose potessero muoversi in una direzione opposta rispetto a quella suggerita dalla ragione. Purtroppo non è andata così.
I medici della corsa, giunti subito sul posto (erano dietro al gruppo in cui era Weylandt), si erano trovati immediatamente di fronte a uno scenario disperato. Il dottor Tredici, il primo a soccorrere il corridore della Leopard, ha riferito quanto segue: «L'abbiamo trovato già in stato d'incoscienza, con una frattura della base cranica e del frontale piuttosto estesa, il massiccio facciale compromesso. Abbiamo tentato una rianimazione facendo tutto quello che si doveva fare, ma dopo 40 minuti abbiamo dovuto sospendere le operazioni, col conforto del 118 sopraggiunto che ci ha detto che era inutile insistere con le operazioni. Nonostante il soccorso immediato non c'è stato nulla da fare».
Wouter Weylandt aveva 26 anni, lascia una moglie che attende un figlio che nascerà a settembre. Un anno fa aveva vinto proprio la terza tappa del Giro, a Middelburg, e quello era stato il suo successo più importante.
La dinamica della caduta non è ancora del tutto chiarita, pare che il ragazzo abbia urtato col pedale un muretto, e sia stato catapultato - con un volo di 20 metri - sull'asfalto. La Leopard deciderà stanotte se proseguire il Giro d'Italia; intanto, ovviamente, oggi non c'è stato nessun cerimoniale dopo la tappa vinta da Vicioso: non c'era alcun motivo per festeggiare.
Domani certamente il gruppo prenderà qualche iniziativa per onorare la memoria dello sfortunatissimo Wouter. Il vuoto che questa giornata tragica lascia sulla corsa, di sicuro non potrà essere colmato da nulla.