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Giro d'Italia 2011: Ale-Mark, rivalità quasi inevitabile - Il vittimismo di Cavendish

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Terza maglia rosa in carriera per Mark Cavendish © BettiniphotoAlessandro Petacchi non finisce mai, questa frase l'abbiamo se non scritta, pensata decine di volte; e lui, AleJet, continua a renderla vera, stagione dopo stagione, riemergendo da momenti difficili e dimostrandosi ogni volta in grado di poter scrivere altri capitoli della sua storia sportiva. Dato per prossimo al tramonto moltissime volte negli ultimi anni, lo spezzino ha avuto la capacità invidiabile di smentire tutte le (non poche) cassandre, e ancora oggi, con 37 primavere sul groppone, esibisce una forma invidiabile e un sorriso che non ci è mai parso così smagliante, unito a una serenità interiore che gli permette di superare senza patemi anche le polemiche più roventi.

Tipo quella di oggi con Cavendish, anche se sarebbe più corretto dire "di" Cavendish: il britannico se l'è un po' cantata e un po' suonata da solo, in maniera a dire il vero abbastanza pretestuosa. Non siamo ai tempi delle reciproche scorrettezze di AleJet con Nauduzs al Giro 2003 (il lettone squalificato, l'italiano no), né a quelli - molto più recenti - del pugno rifilato da Petacchi al giovane francese Bouhanni in Turchia pochi giorni fa (gesto brutto ma rimasto impunito). Oggi, veramente, non si capisce cosa Cavendish volesse imputare al corridore della Lampre, una piccola scodata per la quale era decisamente fuori luogo reclamare.

Non che sia stato ininfluente, quel movimento della bici dello spezzino, visto che Mark, che in quel momento si stava lanciando alla destra di Petacchi, ha dovuto in un decimo di secondo cambiare direzione per dispiegare il suo tentativo di rimonta. Ma di sicuro non è stato scorretto, e infatti il buon Cavendish, quando si è un po' calmato (al traguardo aveva indirizzato al rivale gesti di plateale dissenso e parole non certo dolci), ha chiarito che non ce l'aveva con AleJet, quanto col fatto che se avesse fatto lui un movimento del genere, sarebbe stato certamente squalificato.

Tesi che sa di coda di paglia da un lato (Haussler potrà confermare la cosa ricordando la paurosa caduta causata da Mark al Tour de Suisse 2010, tanto per fare il primo esempio che ci viene in mente), ma che fa emergere anche un certo vittimismo dall'altro: è soprattutto quest'ultimo aspetto, del vittimismo un po' paranoico, a offuscare la splendente stella di Cavendish (una stella che oggi come oggi splende sì, ma un po' meno rispetto a un paio di stagioni fa, va detto).

D'altro canto, però, la rivalità che necessariamente, quasi inevitabilmente, emerge tra i due sprinter (vogliamo dire che, nonostante tutto, continuano ad essere i più forti al mondo nella categoria?), rappresentanti di generazioni molto lontane, oltre che di approcci diversissimi alla professione, è un valore aggiunto di questa corsa rosa, così come lo era già stato dell'edizione 2010 del Giro (il tutto, a patto che non si scada nei toni e nei gesti). Un valore aggiunto che arricchisce di ulteriori temi questa corsa nata quest'anno tra grandi attese di spettacolo, e che in questi primi due giorni segnala perlomeno un bagno di folla quasi senza precedenti (le centinaia di migliaia di alpini a Torino pesano, ma anche nella frazione di oggi la quantità di gente presente sulle strade è stata notevolissima). Vedremo se anche nei giorni feriali la risposta del pubblico a questo Giro sarà all'altezza di questo scoppiettante inizio.

La tappa di domani: molti in gruppo sono orientati a pensare che arriverà al traguardo di Rapallo un drappello di qualche decina di uomini, gli strappetti del finale in effetti tendono a dare credibilità a questa ipotesi. Non certo il Passo del Bocco (dove semmai si andrà a spegnere la fuga della prima ora), quanto la rampa della Madonna delle Grazie, che svetta a 9 km dalla conclusione. Se diamo per buona la previsione che aleggia nell'aria, domani sera ci sarà qualcuno che piangerà qualche lacrima, per aver perso il treno per la classifica. Chi ne ha già persi un paio è Giovanni Visconti, in ritardo nella cronosquadre (e ci stava), ma staccato pure oggi (di 41". Tra gli altri ritardatari di giornata, Hoogerland a 1'20" e De Greef a 1'30"): nulla di preoccupante per il campione italiano, visto che la classifica non rientrava nelle sue prospettive, e visto che l'obiettivo di un successo di tappa si può centrare meglio potendo andare liberamente in fuga. Vedremo nei prossimi giorni se il siciliano porterà a compimento questo progetto.

Marco Grassi

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