Giro di Romandia 2011: Se non l'aspetti arriva Cunego - Damiano sbanca Romont, adesso è 2° in classifica
- Tour de Romandie 2011
- BMC Racing Team 2011
- Katusha Team 2011
- Liquigas - Cannondale 2011
- Pro Team Astana 2011
- Team RadioShack 2011
- Alan Pérez Lezaun
- Beñat Intxausti Elorriaga
- Cadel Evans
- Christophe Kern
- Damiano Cunego
- Danilo Di Luca
- Dario David Cioni
- David Millar
- Denis Menchov
- Ivan Basso
- Kevin Seeldraeyers
- Maxime Bouet
- Mikaël Cherel
- Pavel Brutt
- Pierre Rolland
- Rui Alberto Faria da Costa
- Sylwester Szmyd
- Thomas Danielson
- Tony Martin
- Vladimir Gusev
- Vladimir Karpets
- Uomini
«Ringrazio la squadra perché ha lavorato tutto il giorno per non concedere troppo ai fuggitivi. Il percorso era molto difficile ed ondulato. Siamo stati bravi a chiudere sui tanti attacchi da lontano, specialmente negli ultimi cinque chilometri. Nel finale c'era questo muro, ho attaccato e ho disputato una grande volata. Una vittoria che serve dopo le Ardenne, dove sono andato così così». Esagerato d'un Cunego!
Esagerato perché il muro è quello di Grammont o di Huy, al massimo Montelupone può vantarne uno, non certo l'ultimo chilometro al 7% di pendenza media che portava oggi a Romont. Esagerato, sì, perché li ha sverniciati tutti in modo sorprendente, imbarazzante per chi inseguiva invano. Forse non molti avrebbero scommesso su di lui, specie dopo la campagna delle Ardenne. Vero è pure che ieri, nell'arrivo in salita a Leysin, aveva dimostrato di essere in palla, restando sempre con i migliori e vincendo la volata di gruppo. Oggi se li mette tutti dietro di due secondi. Ed i primi di quei "tutti" sono tali Cadel Evans ed Alexandre Vinokourov.
Sbuffa, il piccolo Principe divenuto uomo, tagliando il traguardo. Come Pantani a Montecampione, anche se sa bene che lui un Pantani non è. Come se la vittoria servisse a levarsi di dosso un peso. Come chi era andato a Liegi per vincere o per essere tra i primi ed invece è tornato dal Belgio deluso, prima di tutto di sé. Come chi ha fame di vittorie, voglia di riscattarsi subito e, sapendo come farlo, non indugia un giorno di più.
La tappa prevede 171,8 km da Romont a Romont, affrontando tre anelli differenti ed una serie infinita di saliscendi. Scatti e controscatti sin dall'inizio della tappa. Dopo 56 km la situazione si stabilizza ed al comando troviamo un quartetto interessante: Alan Pérez, Kevin Seeldrayers, Vladimir Gusev e Pierre Rolland. Il vantaggio è risicato ed ovviamente i quattro di testa vengono ripresi. Ricomincia la serie di scatti, tanto più che è iniziata la salita di Esmonts.
L'azione decisiva giunge però in discesa, quando Christophe Kern allunga, approfittando della strada bagnata ed insidiosa. A Kern si unisce Bouet ed i due vanno via via guadagnando terreno su un gruppo attento e sonnolento, con la Katusha di Brutt e la Lampre di Cunego a tirare. I due arrivano ad avere un vantaggio massimo sul gruppo di 2'55" al km 121, dopo di che la fatica si fa sentire.
A poco più di venti chilometri da Romont vengono riassorbiti e, in contemporanea, inizia l'ascesa a Le Gibioux. Si tratta di cinque chilometri con pendenza media del 6.5%, non è il Tourmalet, ma Brutt alle prime accelerazioni va in difficoltà. Davanti Tony Martin, uno che su queste salite se la cava più che bene, attacca. Un attacco blando, seguito dal fido gregario di Ivan Basso, Sylvester Szmydt. Dietro è l'Astana, con Kreuziger in persona, ad inseguire. Sempre meglio non concedere molto ad un passista.
Martin e Szmydt vengono ripresi poco prima dello striscione del Gpm. Brutt, scortato sulla salita da un gregario di lusso, Vladimir Karpets, transita in vetta con 48" di ritardo. La discesa rimette le cose a posto e nei 16 km che mancano all'arrivo c'è chi marca (Vinokourov battezza e non molla la ruota di Cunego) e chi attacca. Fa parte di questa seconda schiera l'austriaco Rohregger; se ne va ai -7 e viene seguito da Stetina, Txurruka e Cunego. Vinokourov è lì, incollato alla ruota del veronese mentre Danielson, raggiunti i fuggitivi, tenta l'allungo. Lo fa con lo scatto del morto e non va lontano. Tutto da rifare.
Ai -5 è Dario David Cioni che si produce in una bella accelerazione. Faria da Costa gli prende la ruota; se ne intende, il lusitano, avendo preso "ruotate" in testa da Barredo all'ultimo Tour de France, nella lite da saloon nata in quel di Gueugnon. Cherel e Millar raggiungono i due fuggitivi, provando ad arrivare al traguardo di comune accordo. Dura poco, perché nell'arco di un paio di chilometri Millar rompe i patti e scappa via. Siamo ai -3 e lo scozzese è lanciato; deve solo superare l'erta finale.
Faria da Costa lo raggiunge insieme a Cherel proprio al bivio in cui la strada svolta a sinistra, su verso Romont, con il traguardo posto in Rue de l'Eglise. Cioni ha perso troppo terreno per poter rientrare, ora arranca mentre dietro il gruppo di Cunego, Vinokourov ed Evans recupera velocemente. I tre tengono botta sino alla curva ad esse che immette nel rettilineo finale.
La salita non molla un attimo, Cadel Evans, non proprio un finisseur ma corridore in grado di leggere bene le situazioni tattiche su arrivi simili, scatta ed esce dal gruppo. Davanti i tre sono praticamente ripresi e pare che Evans voglia scavalcarli. Si nota anche il turchese di Vinokourov ma è Cunego che mette la quinta, svernicia gli ex fuggitivi ed un Evans leggermente piantato, andando a vincere per distacco (il gruppetto è relegato a 2"). Brutt, da ieri in maglia gialla ed affannato in questi su e giù, sembra destinato a cedere il primato. Non molla invece il russo ed in classifica generale conserva 38" su Cunego, 42" su Evans e Vinokourov.
Domani, nei nervosi 165 km che da Thierrens condurranno a Neuchâtel, Cunego potrebbe rosicchiare secondi ed avvicinarsi ulteriormente alla vetta della generale, se non addirittura alla maglia gialla. Eppure, dirà Damiano a fine tappa, «alla maglia non pensiamo troppo, per me e per la Lampre è già una vittoria importante quella ottenuta oggi».
Il giallo della maglia di leader al Romandia, ancora tutta da conquistare, si unisce al rammarico di non poter vedere il ragazzo di Cerro Veronese sulle strade del Giro, foss'anche solo per qualche tappa. Va bene il riposo, la periodizzazione, ma con una gamba come quella che ha mostrato Cunego oggi salutare la compagnia e dare appuntamento al Tour è un peccato, se non un'occasione non sfruttata. Perché la vittoria di oggi ha messo in mostra troppa superiorità per essere considerata solo un modo per dimenticare le Ardenne.
La storia insegna: sfruttando la buona condizione si può far bene al Giro. Di Luca nel 2007 vinceva la Liegi e, contrariamente a quanto previsto dal suo programma di corse, veniva alla corsa rosa; la vinse nettamente. Ambire alla maglia rosa è difficile per Damiano, eppure si conta in un ripensamento dell'ultim'ora, direzione Venaria Reale.