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Liegi-Bastogne-Liegi 2011: Doyenne gran finale - Sarà ancora Gilbert contro tutti. L'Italia chiede respiro a Nibali | Cicloweb

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Liegi-Bastogne-Liegi 2011: Doyenne gran finale - Sarà ancora Gilbert contro tutti. L'Italia chiede respiro a Nibali

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Philippe Gilbert in ricognizione sul percorso della Liegi-Bastogne-Liegi © BettiniphotoDopo l'Amstel Gold Race e la Freccia Vallone, a Philippe Gilbert non manca che un obiettivo per rendere questa sua primavera davvero indimenticabile. Se il belga (spinto praticamente da tutti i suoi connazionali, siano essi fiamminghi o valloni come lui) riuscirà a vincere la Liegi-Bastogne-Liegi, avrà definitivamente raggiunto il posto che in molti, da anni, gli pronosticano: ovvero quello del numero uno nelle corse di un giorno.

L'ultima delle grandi classiche di inizio stagione, la Doyenne (la più antica: la prima edizione risale al 1894), avrà lo stesso leitmotiv delle due corse che l'hanno preceduta: tutti contro Gilbert, Gilbert contro tutti. Una lotta che domenica scorsa e mercoledì si è risolta praticamente con un no contest, tanto manifesta è stata la superiorità di Philippe. Alla Liegi qualcosa potrà cambiare, il percorso molto vallonato che esclude arrivi di gruppi nutriti sulla salita finale (come invece era accaduto ad Amstel e Freccia), apre al contempo a molte opzioni. La storia, anche recente, ci dice che si può trovare lo spunto giusto in punti diversi del tracciato, anche se negli ultimi due anni la Côte de la Roche-aux-Faucons, a 20 km dal traguardo, ha assurto a un ruolo decisivo.

Si parte quindi ancora da lui, dal Vallone Aerostatico, il cui volo sembra al momento senza freni. Philippe Gilbert si diverte a fare il misterioso sulle sue condizioni: «Mi sento tra due sensazioni: da una parte mi sento un po' stanco, dall'altra credo di poter andare ancora molto forte». E riesce pure a tenere un profilo basso, per un attimo: «Credo ancora di non essere imbattibile e che i miei avversari siano molto forti. Sì, ho vinto, ma non ho mica vinto alla Merckx con diversi minuti di vantaggio. So che domenica verrò attaccato da tutte le parti e non avrò grande aiuto. Spero soltanto che gli altri favoriti correranno sportivamente e collaboreranno un poco. Si è corso così di solito e sarebbe logico aspettarsi un riscatto dei più forti, con una corsa tra i favoriti nel finale. Poi, che vinca il migliore!».

Il che ovviamente non esclude che il migliore sia proprio lui, anche se il vallone ci tiene talmente (al punto da ammettere candidamente che «baratterei volentieri le mie 6 vittorie stagionali con un successo nella Liegi») che potrebbe lasciarsi prendere la mano dalla propria generosità e voglia di primeggiare. Un rischio che trapela, a leggere in filigrana le dichiarazioni del capitano della Omega Pharma: «È la corsa più importante della stagione e anche della mia carriera, il massimo traguardo a cui posso ambire, e se non vincerò non sarò certo felice».

La grande attesa che sta vivendo Gilbert non gli impedisce di analizzare dal punto di vista tecnico-tattico la Liegi: «Per due volte ho perso la corsa sulla Roche-aux-Faucons, quindi spero di riuscire a gestire diversamente le cose quest'anno. Fortunatamente ora ho una squadra molto forte, potrò lasciar lavorare i miei compagni e agire maggiormente di rimessa rispetto al passato». Il tema del team è centrale, Cancellara ne sa qualcosa: «Fabian non ha avuto a disposizione una squadra forte come la mia, quando ha corso da favorito si è comunque ritrovato solo a 40 km dal traguardo. Io resto solo ai 300 metri: e questa è una grande differenza».

Philippe non teme certo la corsa dura, anzi auspica una precoce selezione; sa bene che la gara entrerà nel vivo tra le côtes di Wanne, Stockeu e Haute-Levée, anche se verso il Col du Rosier «ci sarà comunque spazio per recuperare. No, non credo che qualcuno riuscirà a imitare quel che fecero Vino e Voigt nel 2005, piuttosto penso che ci sarà un gruppo nutrito fino all'approccio alle ultime côtes». Nessun problema per lui, visto che «non ho paura, sono veloce allo sprint e non penso che verrò staccato in salita. Quindi non vedo motivi per stressarmi».

Andy e Fränk Schleck, tra i più attesi nella Doyenne © BettiniphotoNel caso dovesse stressarsi, però, ci saranno in agguato i fratelli Schleck. Anche se Fränk per primo è conscio che non converrà aspettare troppo, anche per riscattare la mezza delusione della Freccia: «È vero, mercoledì abbiamo lavorato tanto e alla fine Gilbert ne ha tratto profitto. Ma la corsa è così: alle volte spendi tanto e perdi, altre volte succede il contrario. È chiaro che a Gilbert non serve la corsa dura, a noi sì! Bisognerà isolarlo, possibilmente molto presto. Bisognerà far lavorare la sua squadra fino allo sfinimento».

Tutto in modo da centrare un obiettivo minimo, illustrato da Andy, che fa il controcanto al fratello: «Servirebbe che io e Fränk ci trovassimo soli con lui sulla Côte de Saint-Nicolas», e a quel punto si potrebbe provare a prendere in mezzo il terribile Philippe. Senza sottovalutare il ruolo che potranno svolgere le forti "seconde linee" della Leopard: «Contiamo molto sulle "opzioni collaterali" rappresentate da Voigt, Fuglsang o Monfort». (Lo stesso Monfort appoggia in pieno la tesi dei capitani: «Se Van den Broeck e Vanendert saranno con Gilbert ancora a 25 km dall'arrivo, allora la frittata sarà già fatta». La Leopard è compatta nella "missione", è una squadra molto forte che però, per un motivo o per l'altro, è rimasta fin qui a secco di grandi vittorie: «Non è un problema, questo fatto non ci carica di ulteriori pressioni», dice Andy: «Siamo comunque sempre lì nelle prime posizioni, la vittoria di peso è solo questione di tempo. E va detto che con un minimo di fortuna - che nel ciclismo è un fattore importante - avremmo potuto vincere tre o quattro classiche». In ogni caso non solo Gilbert popola i pensieri di Andy: «Per me ci sono almeno 10 corridori che potranno vincere. Chi pensava a Vino l'anno scorso? E invece fu lui a imporsi. Stavolta vedo Gesink, lo stesso Vino, Kolobnev, Rodríguez, Sánchez, e spero di non dimenticarne qualcuno: non potremo stare attenti solo a Gilbert, ma tenere gli occhi aperti su parecchi avversari». Lui lo farà di sicuro, malgrado un problema proprio agli occhi che l'ha infastidito in quest'ultima settimana: «Ma senza alterare le mie prestazioni», chiude correttamente il minore degli Schleck.

Chiamato in causa da Andy, a sua volta un'occhiata ai fratelli lussemburghesi l'ha anche buttata, dall'alto della sua esperienza, Alexandre Vinokourov: «Gilbert è veramente in gran forma, ma non si può mai sapere, gli Schleck sono decisamente motivati», e poi non bisogna dimenticare la squadra di Kolobnev e Joaquim Rodríguez (oltre che di Danilo Di Luca): Vino ne è sicuro, «i Katusha induriranno la corsa». Il kazako si fa scudo della propria classe e anche di una squadra che domenica sarà rinforzata («Avrò il sostegno di Kreuziger che viene da una vittoria di tappa in Trentino»), e alla fine esprime la sua previsione-sentenza: «Comunque non penso ci sarà il "tutti contro uno", anzi penso che ognuno correrà per sé».

Daniel Moreno scorta Joaquim Rodríguez nell'allenamento tra le côtes della Liegi © BettiniphotoLa Katusha, molto attesa con le sue tante punte, sa di giocarsi molto nella Doyenne, dopo le deludenti prestazioni di Pozzato sul pavé e il doppio secondo posto di JRO tra Amstel e Freccia: «Correremo da protagonisti, come sempre abbiamo fatto in questi giorni», questo il proclama del direttore sportivo Serge Parsani: «Non posso che essere soddisfatto dopo le ultime performance: due secondi posti in gare così importanti sono un risultato eccellente, non posso rimproverare i miei per nessun motivo». Che non si debba correre ancora per il secondo posto è palese: «Proveremo di nuovo a vincere, traendo vantaggio dal fatto di poter schierare una formazione con diverse punte di diamante», conclude il tecnico.

Chi nelle ultime corse è parso in crescita è Simon Gerrans, che alla Liegi ha come best il sesto posto del 2009, ma che dopo il terzo posto dell'Amstel di domenica scorsa forse sogna un altro podio, ancor più prestigioso: «La Liegi mi si addice di più della Freccia (dove è stato solo 22esimo, ndr), si corre in maniera aggressiva. Si sale, si scende, è come fare le montagne russe tutto il giorno, in più in prossimità dell'arrivo ci sono 2-3 côtes davvero dure. Bisogna essere tenaci e non smettere di darci dentro fino al finale, allora sì che si può correre per un buon piazzamrento». Senza ovviamente prescindere dal faro della corsa: «Si può battere Gilbert soltanto isolandolo. Il problema è che sembra avere una squadra veramente forte alle sue spalle. Se si ritroverà da solo a giocarsi il successo con una mezza dozzina di uomini, penso che nessuno gli farà dei favori. Nessuno vuole arrivare al traguardo con Gilbert. Penso dunque che chiunque sarà con lui tenterà qualcosa e gli lavorerà contro nel finale per batterlo».

Infine, in posizione purtroppo (per i tifosi italiani) defilata rispetto ai nomi più attesi della Liegi, i nostri. In Liquigas non si vivono grandi momenti, Ivan Basso è andato malissimo alla Freccia e non ha buone sensazioni, tanto che ha messo le mani avanti dichiarando la sua disponibilità a correre in supporto a compagni eventualmente più in forma. Vincenzo Nibali invece è reduce da un Giro del Trentino non proprio brillante, anche se la sua preparazione è mirata direttamente al Giro d'Italia, e quindi tutto quel che verrà eventualmente nella Doyenne sarà di guadagnato: ciò non vuol dire che il siciliano non sia atteso da molti tifosi italiani come l'unico che abbia la possibilità di invertire in qualche modo la rotta rispetto a un trend dal deciso carattere negativo.

In casa Lampre Damiano Cunego, lontano dal livello che in passato lo impose come uno dei protagonisti delle Ardenne (con tanto di vittoria all'Amstel 2008), commenta così la ricognizione sul percorso effettuata venerdì: «È sempre importante rivedere i punti più impegnativi e i passaggi maggiormente pericolosi. In particolare, ho cercato di memorizzare i tratti nei quali tutti i protagonisti della corsa cercheranno di guadagnare posizioni per imboccare le salite nelle posizioni di testa: sarà importante non farsi sorprendere e stare attenti a non incappare in incidenti»: il ricordo della caduta che gli ha complicato le cose alla Freccia Vallone, mercoledì, è ancora troppo fresco per non richiedere un surplus d'attenzione da parte del veronese.

(Dichiarazioni condensate da comunicati stampa, CyclingNews.com e VeloChrono.fr)

Marco Grassi
Nicola Stufano

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