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Amstel Gold Race 2011: Omega alfa, Rabobank omega - Stavolta decisive le squadre

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Katusha, Leopard, Vacansoleil e Rabobank hanno provato ad insidiare Gilbert © BettiniphotoBarredo, Hoogerland, Kolobnev, Andy Schleck, Joaquim Rodríguez: non si può dire che Rabobank, Vacansoleil, Katusha e Leopard non ci abbiano provato, a sovvertire il canovaccio che sembrava già scritto da tempo sulla "classica della birra", che alla fine ha comunque strizzato l'occhiolino a Philippe Gilbert.

Il vallone però deve dire un grazie grande come una casa non solo a se stesso, alla propria straripante condizione e ad un'insolita freddezza, ma anche ad una squadra che quest'oggi è stata assolutamente degna di accompagnare il fuoriclasse belga alla doppietta consecutiva nella più importante corsa olandese. Jurgen Van den Broeck e un commovente Jelle Vanendert sono stati gli angeli custodi più in vista, anche se lo stesso Gilbert s'è dovuto rimboccare le maniche e dare una mano in testa al gruppetto di inseguitori di Andy Schleck, visto che la corsa stava prendendo una piega diversa.

La Rabobank s'era mossa dalla media distanza con Barredo dopo che la stessa squadra orange era stata in grado di dare la prima scremata al gruppo a circa 80 km dalla conclusione, con un allungo di Luis Leon Sánchez a sancire lo spartiacque tra la corsa "addormentata" e quella vera che si è avuta di lì in poi. Barredo s'era riportato sui fuggitivi della prima ora così Gesink, Freire e compagni hanno potuto controllare le mosse degli altri contendenti con un'apparente tranquillità. Poi però non s'è capita la tattica di Gesink e Freire che, pur avendo Martens a disposizione, ha tenuto il tedesco alla ruota dell'olandese e il tricampeón spagnolo incollato a Gilbert e Leukemans. Alla fine nessun attacco, nessun tentativo d'anticipo, nessun aiuto nel finale, risultato? 6° Freire, 9° Gesink e 10° Martens, di certo non il miglior modo per stare sereni stasera a cena.

Eppure Gesink l'assist buono l'aveva ricevuto un paio di volte. Dapprima era stato Joaquim Rodríguez sul Keutenberg e poi Andy Schleck nel tratto in falsopiano successivo a concedere all'olandese l'occasione di portarsi in testa alla corsa senza essere il primo a muoversi e lasciare così Óscar Freire buono alla ruota di Gilbert. E invece niente. Addirittura ci aveva provato Kolobnev - che aveva già forzato il ritmo sull'Eyserbosweg - ad andare dietro al compagno di squadra, ma a quel punto gli altri non sono stati certo a guardare Van den Broeck e Vanendert fare - benissimo - il loro lavoro. Katusha che alla fine coglie un 2° e un 5° posto proprio con lo spagnolo ed il russo, ma che forse ha giocato male l'ultimo allungo, togliendo un po' di energie (ma neanche troppe, vista la brevità dell'azione) al Purito.

La Leopard Trek invece vede affievolirsi le proprie speranze a 400 metri dalla linea del traguardo, con Joaquim Rodríguez e Gilbert che piombano come avvoltoi sulla carcassa di Andy Schleck, che ad un certo punto ci aveva fatto la bocca a questa classica già vinta dal fratello Fränk, andato giù come una pera cotta, praticamente da fermo, atterrando su Fabian Cancellara, che era caduto pochi secondi prima sulla pianura successiva al Gulpenberg. Fränk Schleck usciva definitivamente di scena ai piedi dell'Eyserbosweg, a causa di un problema meccanico che lo costringeva ad un cambio di bicicletta. Davvero sfortunata, in questa occasione, la squadra lussemburghese, nonostante poi un bravissimo Fuglsang riesca a regalarle il 4° posto finale.

L'ultimo accento lo poniamo sulla Vacansoleil, che in partenza poteva contare su una batteria di corridori composta da Leukemans, Devolder, Hoogerland e Marcato: il campione belga s'è visto soltanto dietro a Gavazzi lungo il primo passaggio sul Cauberg, mentre per il veneto è stata decisamente una giornata storta. Hoogerland invece è stato bravo a seguire Iglinskiy sul Gulpenberg e poi a rilanciare l'azione portandosi appresso alcune seconde linee, ma l'Omega Pharma non gli ha lasciato spazio. Leukemans invece è stato attento nei momenti decisivi e purtroppo lo stesso Hoogerland era piuttosto stanco quando s'è trattato di dare una mano a Vanendert (e Gilbert) nell'inseguimento ad Andy Schleck. Al belga è mancata soltanto la volata finale, ma il 7° posto finale è un boccone meno amaro rispetto a quelli mangiati da tanti altri commensali.

Mario Casaldi

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