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Amstel Gold Race 2011: Provate a prenderlo - Gilbert è il più atteso, poi Gesink, gli Schleck, Vino. E Cunego

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Philippe Gilbert, favorito numero uno dell'Amstel Gold Race © BettiniphotoCome per un cambio d'abito tra una scena e l'altra del grande spettacolo rappresentato dalla stagione ciclistica, il gruppo si rinnova quasi completamente rispetto a una settimana fa, e dall'Amstel Gold Race alla Liegi-Bastogne-Liegi, passando per la Freccia Vallone di mercoledì, vivremo un'altra settimana di intense emozioni. Solo, non più sul pavé, ma sulle côtes della Vallonia, siano esse posizionate in Olanda (per la corsa della birra, appunto), o in Belgio (per le due successive classiche).

E visto che di Vallonia si parla, non si può che convenire sul nome più gettonato della regione, quel Philippe Gilbert che dopo aver appena mostrato sprazzi di grande classe nella Freccia del Brabante, mercoledì scorso, si prepara a difendere il titolo conquistato nell'Amstel 2010 (in attesa di lanciare un nuovo assalto alla "sua" Liegi, fin qui piuttosto matrigna con il corridore della Omega Pharma-Lotto).
Il più pronosticato dai colleghi e dagli appassionati ripensa con un sorriso all'ultimo successo: «Mercoledì alla Freccia del Brabante stavo benissimo, e non penso che la mia condizione cambi in appena tre giorni...». Gilbert non teme la responsabilità di essere il favorito anche perché le sue doti lo mettono in una posizione di privilegio: «Non avrò grossi problemi tatticamente, perché potrò essere presente in una fuga ristretta, sono veloce e sulla salita finale sarò in grado di fare la differenza. Ma anche se all'arrivo ce la giocheremo in una quarantina, come l'anno scrso, avrò le mie possibilità».
Tra gli avversari, il vallone ne individua qualcuno che potrà dargli filo da torcere: «Gli Schleck, Gesink, tutta la Katusha e forse anche altri che ora dimentico: saranno in tanti ad essere favoriti. Certo, rispetto a Fiandre e Roubaix c'è minore possibilità di essere "messi in mezzo": lì un corridore di seconda fascia può accodarsi a qualche favorito e magari danneggiarlo non collaborando. Qui invece ci sono le salite, e se attacchi su una di queste, c'è la possibilità di arrivare in cima al massimo con uno o due avversari: la differenza è notevole».

Robert Gesink, beniamino dei tifosi olandesi © BettiniphotoChiamato in causa da Gilbert, e atteso a grandi cose da tutti i tifosi olandesi, Robert Gesink un po' si schermisce: «La condizione è buona, ma non sono l'unico favorito. Gilbert, semmai, lo è più di me, io non ho la sua esplosività su queste salite, ho bisogno di scalate più lunghe per dare il meglio, e chiaramente se sarò insieme a Philippe sul Cauberg, possiamo dire che sarò perduto... Noi Rabobank dovremo inventarci qualcosa di intelligente sul piano tattico, ma abbiamo una squadra forte e sicuramente metteremo a punto un buon piano: questa corsa non è solo molto importante per un olandese, ma è anche un obiettivo primario per la Rabobank, e per noi è ora di rivincerla». E con chi, sennò con lui? «Mi rendo conto che tutti sperano di vedere una grande prestazione da parte mia, ma ciò non mi causa grandi pressioni: anche se son tanti anni che non vince un olandese, io potrò solo fare il mio massimo».
Con l'aiuto di compagni speciali, certo: una colonia spagnola che dà una forte impronta al team oranje: «Abbiamo in squadra grandi personaggi.
Luis León Sánchez è un vero uomo-squadra, quando al País Vasco ho forato, è stato il primo ad aiutarmi, riportandomi in coda al gruppo; è un ragazzo tranquillo, provo a parlare in spagnolo con lui, lui prova a esprimersi in inglese con me... Ne vengono fuori delle grandi conversazioni! E poi Barredo e Freire, insieme sono un grande duo comico: col loro modo di fare e di scherzare, rendono l'atmosfera in squadra molto serena». Praticamente un Eden, nelle parole di Gesink, questa Rabobank: «Ognuno vuole lavorare per tutti i compagni, e ciò lo vedremo anche nell'Amstel. Se saremo in tanti ad attaccare il Cauberg, allora punteremo su Óscar».
Poi per Robert il ricordo di quanto accadde nel 2009: «Ero con Ivanov e Kroon, ma mi staccai proprio sul Cauberg. Ivanov giocò al meglio le sue carte e vinse, e devo ammettere che ripenso spesso a quella corsa. Vorrei avere quanto prima un'altra chance come quella, consapevole del fatto che oggi sono molto più forte di allora. Ma anche gli avversari, direi: vedo che all'inizio delle gare mi guardano, scrutano come pedalo, diciamo che sento un certo rispetto intorno a me
». Non ha torto, Gesink, è sicuramente migliorato molto negli ultimi due anni, anche in chiave grandi giri: «Ho fatto un gran lavoro per le cronometro, i risultati si vedono, ho fatto dei passi avanti per poter avvicinare il livello dei migliori specialisti dei GT. Ma non dimentichiamo che ho ancora 24 anni, ho tutto il tempo per crescere ancora. Lo ammetto: vincere il Tour è il mio sogno più grande».
Per tornare a impegni più prossimi, riecco l'Amstel: «Mercoledì ho provato tutte le salite del percorso per testare la mia esplosività. Sul tracciato ci saranno mia madre e la mia fidanzata a tifare per me, e per la prima volta non ci sarà papà. Dopo la sua morte (avvenuta in ottobre in seguito a una caduta in bici, ndr) avevo voglia di smettere col ciclismo, e convivo tuttora con un dolore fortissimo. Nell'Amstel dovrò provare a non farmi sopraffare dalle mie emozioni».

Andy e Fränk Schleck, capitani della Leopard-Trek © BettiniphotoSe Fränk e Andy Schleck sono universalmente riconosciuti come possibili (anzi, probabili) protagonisti della settimana delle Ardenne, il direttore sportivo della Leopard, Kim Andersen, aggiunge sul tavolo la carta Cancellara: «Sento che abbiamo buone chance, la squadra è forte ed è pronta per queste gare: nessuno dei nostri si è ammalato o ha avuto incidenti durante la preparazione, e poi abbiamo Fabian che renderà il team ancora più forte. È vero che la Amstel è un obiettivo per gli Schleck, ma Cancellara potrebbe sorprendere tutti con un grande risultato». Andersen non dimentica di citare anche Wegmann e Fuglsang, mezzepunte che potranno dire la loro. Insomma, indipendentemente da chi sarà lì davanti per la Leopard, «il nostro obiettivo è di essere sul Cauberg a lottare per il successo».
Dal canto suo, uno dei fratelloni, Fränk Schleck, vorrebbe farsi un bel regalo di compleanno (ha compiuto 30 anni venerdì): «L'Amstel è una corsa a eliminazione, negli ultimi 100 km non si può stare oltre la quarantesima posizione in gruppo, e più si va avanti, più è difficile tenere la testa del plotone. Certo, mi piace il fatto che sia una gara di oltre 250 chilometri, io sono un corridore che emerge alla distanza, e tantopiù una corsa è lunga, tantopiù rendo e mi sento motivato». Il rivale numero uno? Non c'è da chiedere, la risposta è per tutti la stessa: «Gilbert è il numero uno, è fortissimo, e per me è anche più adatto all'Amstel rispetto alla Liegi, che pure è il suo grande obiettivo. Quello che mi impressiona in lui è che non solo va bene su queste salite, ma riesce anche a tenere una condizione eccellente: ciò fa di lui un grande corridore, e sono conscio che dovrò attaccarlo prima del Cauberg per provare a farlo fuori. In ogni caso non ci sarà solo lui, dovremo vedercela anche con gente come Sánchez, Cunego, Vinokourov, Gesink e Kolobnev. E non dimentichiamo Freire: se sarà davanti ai piedi del Cauberg, dovremo marcarlo stretto».

Nick Nuyens, recente vincitore del Giro delle Fiandre © BettiniphotoChi sicuramente sarà in piena forma è Nick Nuyens, corroborato dal primo successo in una classica monumento nella sua carriera: al Giro delle Fiandre di 15 giorni fa, non era certo il più atteso, ma è stato bravissimo a correre di rimessa per poi piazzare la stoccata nel finale. Saltata la Roubaix per evitare problemi in vista delle Ardenne (stessa scelta di Gilbert, peraltro), ora il capitano della Saxo Bank è pronto a scendere di nuovo in pista, e non si nasconde: «Il mio prossimo grande obiettivo è la Amstel Gold Race. Se saprò evitare errori, non mi pongo alcun limite. Se vincerò sarà stupendo, anche se quel che voglio è aver la consapevolezza di aver dato il massimo». Un tocco di cautela, dovuto alla presenza del grande spauracchio Gilbert: «Nessuno vorrebbe trovarsi nel finale con lui, quindi bisognerà provare a staccarlo prima. In ogni caso, dopo 250 chilometri pieni di saliscendi, sull'arrivo in salita avrà la meglio chi avrà la condizione migliore»: come dire, non aspettiamoci sorpresone anche dalla corsa olandese (il che pone lo stesso Nuyens nel ruolo di favorito o di outsider stavolta senza speranze?).

Ryder Hesjedal, secondo all'Amstel Gold Race 2010 © BettiniphotoLa Garmin, fresca reduce dal grandioso successo di Vansummeren alla Roubaix, avrà in Ryder Hesjedal il corridore di punta. Il canadese fa professione di fiducia: «Mi sento meglio rispetto all'anno scorso, sono reduce da un ottimo País Vasco e anche nelle corse precedenti mi ero mosso bene. Poi conosco molto bene i percorsi delle classiche valloni, e nei giorni scorsi abbiamo fatto ulteriori ricognizioni sul percorso dell'Amstel. L'anno scorso fu grandioso conquistare il secondo posto qui, spero di ottenere un bel risultato anche stavolta». La vittoria di Vansummeren domenica scorsa ha tolto pressione a un team che era partito per (provare a) dominare sul pavé, e che rischiava di trovarsi a zero dopo le prime grandi classiche di stagione. Hesjedal torna col pensiero all'impresa del compagno: «È stato fantastico, che posso dire? Ho seguito la Roubaix dopo aver concluso il País Vasco, e vedere come si è mossa la squadra è stata per me un'iniezione di fiducia e di energia. Nelle prossime corse avrò accanto uomini come Vande Velde e Millar, motivati più che mai. Proveremo a far saltare il banco, e ce la possiamo fare».

Damiano Cunego (con a ruota Danilo Di Luca) al recente Giro dei Paesi Baschi © BettiniphotoIn un altro momento avremmo accreditato Damiano Cunego di buone possibilità di contendere a Gilbert (e agli altri) il successo nell'Amstel. Ma dopo le ultime vicissitudini (inchieste giudiziarie e quant'altro: pure la Katusha di Di Luca, Rodríguz e Kolobnev in questo senso non ha vissuto giorni facili), con tanto di notizie sul team manager Saronni che potrebbe passare la mano, la Lampre non pare l'ambiente più sereno del mondo, e chissà come tutto ciò si riverbererà sulla prestazione del veronese. A nome di Damiano parla il direttore sportivo Orlando Maini, un intervento di prammatica che non aggiunge molto a quel che in genere si dice prima di ogni gara: «Sappiamo bene che Cunego ha programmato questa prima parte di stagione per giungere agli appuntamenti con le Classiche delle Ardenne in una condizione di forma che gli permetta di essere competitivo. Damiano ha lavorato con grande impegno per essere pronto, dovendosi confrontare anche con qualche problema fisico. La vittoria nel Giro dell'Appennino ha sicuramente dato una bella spinta morale a lui e a tutta la squadra. La formazione che mi troverò a dirigere sarà di ottimo livello, pronta a supportare al meglio il capitano e a fronteggiare ogni evenienza».

In gara ci sarà anche il campione nazionale Giovanni Visconti. Il quale però è reduce da un problema fisico che gli ha fatto saltare la Freccia del Brabante, anche se nella Farnese Vini c'è qualche speranza, come si evince dalle parole del medico sociale, dottor Tarsi: «Giovanni sta recuperando bene, speriamo che continui a migliorare. Non sarà al cento per cento, perché questi due giorni di influenza l'hanno un po' debilitato, ma si sta rimettendo al meglio, dunque dovremmo averlo comunque in buona forma».

Alexandre Vinokourov, un'Amstel nel palmarès © BettiniphotoPer chiudere, un po' di (meritatissima) attenzione per un grande del ciclismo di questi anni. Chi penserebbe che un corridore come Alexandre Vinokourov abbia ancora bisogno di conferme su se stesso? Eppure è così, il kazako ha recuperato fiducia in se stesso dopo i buoni riscontri ottenuti in Euskal: «Dopo il Giro dei Paesi Baschi, sono molto più sicuro di me. Ho fatto una bella corsa, con una vittoria di tappa, e credo che siamo sulla strada giusta, anche se qualcuno al momento si preoccupa perché i nostri risultati sono stati appena discreti: ma io dico che bisogna dare tempo al tempo. I principali obiettivi stagionali per l'Astana si avvicinano, e potremo fare un bilancio solo dopo il Tour de France. Chi già spara sentenze a stagione appena iniziata, evidentemente non ha molta familiarità con questo sport». Proprio come un team manager in pectore, Vino lancia messaggi ai detrattori della squadra, più che ai suoi avversari dell'Amstel: «La grande sfida per noi è stata ricostruire il team dopo la partenza di Contador. Ma tutti nell'Astana conoscono i propri compiti, e sanno quel che dovranno dare nelle prossime settimane. Abbiamo lavorato tutti nella stessa direzione, col desiderio di onorare la maglia e mostrare i colori del Kazakistan: e tutti i nostri progetti andranno a finalizzarsi proprio a partire dall'Amstel Gold Race». Quanto a lui, «quest'anno son partito più tranquillo, più piano, ma nell'ottica di raggiungere la massima forma per queste classiche e poi successivamente per il Tour».
Vinokourov, che dopo le Ardenne correrà per la prima volta in carriera il Romandia (in appoggio a Kreuziger, il quale è mentalizzato sul Giro), dimostra una volta di più di essere un vero uomo-squadra: «Sono orgoglioso di poter aiutare Roman a mettere a punto gli ultimi dettagli prima del Giro. Dopodiché farò una breve pausa in Kazakistan», prima di spostare le attenzioni sul Tour. E infine, il buon Alexandre non manca - ancora una volta - di dedicare un pensiero all'antico amico Andreï Kivilev, scomparso durante la Parigi-Nizza del 2003 a causa di una caduta: «L'Amstel è una corsa che mi porto nel cuore: nel 2003 vinsi a poche settimane dalla morte di Andreï, fu la mia prima grande classica e la dedicai a lui, perché era una vittoria anche sua: fu il risultato dei nostri sacrifici di anni, del nostro lavoro, e anche della vita che scegliemmo di vivere una volta lasciato il nostro paese da giovani. Iniziammo questa grande avventura in Occidente insieme, e purtroppo lui non fu presente per vedere che non avevamo fatto tutto questo per niente».

(Dichiarazioni condensate da comunicati stampa, CyclingNews.com, Biciciclismo.com e Het Nieuwsblad)

Marco Grassi

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