Giro delle Fiandre 2011: Questione nodale per Filippo e Ale - La corsa di Pozzato e Ballan
Qualche tempo fa, diciamo all'altezza di inizio 2009, l'Italia aveva due uomini fortissimi per le classiche del pavé, due uomini in grado di lottare per vincerle, pure riuscendoci magari. Esattamente 2 anni fa Alessandro Ballan vestiva la maglia iridata di Campione del Mondo, e aveva già nel palmarès il Giro delle Fiandre 2007. Filippo Pozzato invece, già vincitore della Sanremo in passato, si accingeva proprio allora ad un memorabile secondo posto nella Parigi-Roubaix, dopo essere stato protagonista assoluto al GP di Harelbeke.
All'epoca Fabian Cancellara non aveva ancora esploso i suoi colpi migliori (anche se una Roubaix l'aveva pur vinta già nel 2006), Boonen era nel pieno delle sue facoltà agonistiche, e l'ultima cosa che i tifosi italiani si aspettavano era che un anno dopo si sarebbe stati lì ad arrancare tra muri e pavé. E invece Ballan entrò in una spirale di malessere fisico (contrasse il citomegalovirus) e paragiudiziario (lambito da un'inchiesta antidoping approdata - nel suo caso - al nulla, ma durata abbastanza da causargli non pochi problemi); mentre Pozzato è stato vittima di una sorta di involuzione (il suo team manager Tchmil dirà che ne è stato artefice, più che vittima...) che l'ha allontanato dai traguardi più prestigiosi, e del suo 2010 resta impressa nella memoria una vittoria di tappa al Giro, ma, purtroppo per lui, molto di più la sua defaillance finale al Mondiale di Melbourne (dove fu quarto).
Ballan, dal canto suo, nel 2010 abbiamo faticato parecchio per vederlo, nelle file di una BMC nella quale ebbe anche qualche problema di ambientamento. In un modo o nell'altro, per i due amici (o ex amici? Pare che i rapporti tra i due si siano raffreddati parecchio) nonché rivali, questo 2011 nasceva con l'auspicio di essere l'anno della svolta (o di una nuova svolta, per essere più precisi).
Pozzato, confermato capitano del Team Katusha, ha evitato accuratamente di farsi notare in giro nelle corse alle quali ha preso parte nei primi due mesi della sua stagione. Con una sola eccezione: la Sanremo, la corsa per la quale possiamo dire che sia più tagliato, a questo punto (oltre alla vittoria del 2005, ricordiamo anche il secondo posto del 2008 nella Classicissima). E mal gliene incolse, aggiungiamo, visto che se la sua condotta di gara fosse stata più anonima, avrebbe certamente ricevuto meno critiche di quelle che ha avuto per aver marcato in maniera asfissiante Gilbert (che se l'è presa parecchio), e per non aver prodotto in capo a ciò più di un quinto posto finale (da cui i mal di pancia di Tchmil, che gliene ha poi dette di tutti i colori, a mezzo stampa ovviamente).
Ballan, che nella Sanremo è arrivato proprio davanti a Pippo (quarto), era invece reduce da un paio di secondi posti (Strade Bianche e una tappa del Sardegna), ma l'avevamo visto attivo anche in diverse altre corse, dal Down Under al Laigueglia. Per cui il piazzamento sanremese del trevigiano non rappresentava altro che un ulteriore tassello nel percorso che Ale stava facendo per tornare ai fasti del biennio 2007-2008.
Li ritroviamo, entrambi, in questo Belgio fiammingo ambìto e a tratti patrigno, e per quattro quinti di corsa è stato sostanzialmente Pozzato a dare le migliori impressioni: sicuramente più tonico sul Koppenberg (laddove Ballan aveva patito), sempre attento alla ruota di Cancellara, e prontissimo a entrare nella magica terna che ha preso il largo sul pavé di Haaghoek: Pippo con Boonen e Cancellara, il tempo è sembrato magicamente riavvolgersi fino ai giorni più lusinghieri, sta' a vedere che il bel Pozzato dà uno schiaffo morale a tutti e ricaccia in gola a Tchmil le accuse espresse nei giorni scorsi. (Il vecchio Andrei avrebbe comunque risposto che il suo era stato un estremo tentativo di stimolare il corridore).
Ma è durata poco, purtroppo per Filippo. Già sul Leberg, quando Cancellara ha innestato un'altra marcia, il vicentino non è riuscito a seguire il rivale, come aveva invece fatto fino a quel momento. E poi, un lento sopire nel moltiplicarsi dei rientri da dietro, un progressivo nascondersi nel gruppo via via un po' più folto, fino al completo scomparire, quando sul Grammont la corsa ha preso tutta un'altra faccia e piega.
Guarda caso, proprio in quel momento ci siamo resi conto che il Ballan visto in discreta ripresa sul Molenberg non era stato un'illusione: quando si è trattato di affrontare il Muur, Alessandro è emerso con tutta la sua grinta, è scollinato coi migliori (Cancellara, Chavanel, Gilbert e Leukemans), meglio di Boonen, meglio di Flecha, meglio di quel Nuyens che poi sarebbe andato a vincere. E come riempiendosi di nuove energie, di nuovo coraggio metro dopo metro, addirittura sul Bosberg l'abbiamo visto quasi salire in cattedra, inseguendo lo scatenato Gilbert di quel momento, mentre nel frangente gente chiamata Fabian era in apnea totale.
I sei chilometri più belli del Fiandre di Ballan sono stati proprio quelli successivi al Bosberg: l'inseguimento a Philippe, l'ipotesi di giocarsi un'altra Ronde in un testa a testa (come contro Hoste nel 2007, certo contro un avversario molto più forte del pur bravo Leif), ma più che altro e soprattutto, la dimostrazione, data a tutti, di esserci ancora, di avere tutto il diritto di stare lì, di sedere al tavolo dei grandi, con Cancellara e Boonen, con Gilbert e Flecha...
Quasi una prova che Alessandro chiedeva a se stesso, perché lottare per vincere una Strade Bianche sarà anche bello, ma lottare per il Fiandre è proprio tutta un'altra cosa. Lottare e dare tutto, poi, una volta capito che non si poteva vincere, lottare per aiutare Hincapie in un'eventuale volata che non c'è stata. E alla fine, per Ballan, un dodicesimo posto - fuori dalla top ten - che un po' lo penalizza rispetto a quanto fatto vedere in quel finale.
Ma Ale sa di poter guardare avanti, a fra sette giorni, alla Roubaix, con tutta un'altra consapevolezza di sé. Ha ritrovato se stesso nel momento in cui l'amico-ex amico-tuttora rivale Pippo se lo perdevano anche i giudici di gara, che non l'hanno conteggiato nell'ordine d'arrivo a causa di un transponder saltato via dalla sua bici. La verità storica è comunque stabilita dalle immagini che tutti hanno potuto vedere, con quel malinconico sprint per il 13esimo posto disputato da Pozzato con una gamba sola.
E nel momento in cui Ballan trova anche un'altra conferma, quella di una squadra fortissima su questi terreni, che potrà supportarlo nel migliore dei modi nell'eventuale assalto alla Roubaix, Pozzato vede incancrenirsi i rapporti con un team management che non gli perdonerà certo quest'altra prestazione incompiuta. Ma che forse - ci sia consentito - non ha trovato la sintonia adeguata col corridore, perché, è inutile nasconderselo, non sarebbe facile per nessuno gareggiare con questa palpabile cappa di sfiducia aleggiante sulla testa. Se c'erano problemi con Pippo, li si sarebbe potuti affrontare in privato, senza mettere in piazza questioni che ci fanno anche un po' sospettare che Pozzato paghi un po' anche il suo essere "estroverso".
Un consiglio - non richiesto, ma glielo diamo lo stesso - per Tchmil e la Katusha: provino a ricucire i rapporti col corridore, prima che le strade si separino e Pozzato approdi a un altro team, dove potrà «essere capito e valorizzato», e dove potrà festeggiare una rinascita sportiva che, a nemmeno 30 anni, non solo è ipotizzabile, ma addirittura - osiamo il rischio dell'iscrizione permanente nel registro delle ultime parole famose - praticamente matematica. In fondo, se Tafi (per fare il primo esempio che ci viene in mente) ha vinto un Fiandre ancora a 36 anni, possiamo ben pensare che alla biografia di questo discussissimo corridore di Sandrigo manchino ancora alcuni importanti capitoli.