Giro delle Fiandre 2011: E Cancellara volle strafare - Le pagelle: non male Ballan
- RONDE VAN VLAANDEREN - TOUR DES FLANDRES 2011
- Quickstep Cycling Team 2011
- Saxo Bank SunGard 2011
- Sky ProCycling 2011
- Team Garmin - Cervélo 2011
- Veranda's Willems - Accent 2011
- Alessandro Ballan
- Baden Cooke
- Björn Leukemans
- Daniel Oss
- Edvald Boasson Hagen
- Fabian Cancellara
- Filippo Pozzato
- George Hincapie
- Geraint Thomas
- Gustav Erik Larsson
- Jeremy Hunt
- Juan Antonio Flecha Giannoni
- Lars Boom
- Mathew Hayman
- Nick Nuyens
- Philippe Gilbert
- Sebastian Langeveld
- Staf Scheirlinckx
- Stijn Devolder
- Sylvain Chavanel
- Thor Hushovd
- Tom Boonen
- Tyler Farrar
- Uomini
Nick Nuyens - 10
Non era il più forte e ha vinto: questo la dice lunga sulla scaltrezza del fiammingo della Saxo Bank, che su queste strade fu già 2° tre anni fa. Ci ha messo molto per rientrare su Cancellara e Chavanel ai meno 3 km dalla conclusione, ma poi è stato lesto e furbo a piazzarsi alla ruota dello svizzero prima dell'ultima curva e resistere al ritorno del francese. Il team di Riis è stato anche bravo a non isolare il belga grazie alle buone prestazioni di Cooke e Larsson (6.5 ad entrambi).
Fabian Cancellara - 7.5
Era il più forte e non ha vinto: questo la dice lunga su quanto Fabian si sentisse invincibile oggi. La sgasata sul Leberg con la quale s'è tirato dietro Boonen e Pozzato e la successiva accelerata - con tanto di equilibrismo in curva - con la quale s'è liberato del belga e del veneto («come fossimo due amatori», cit. Pozzato) sono state da antologia. Però Chavanel a ruota gli ha dato fastidio, ha perso un po' di lucidità e potrebbe essere andato in leggera crisi idrica. Ciononostante, è stata sua l'azione decisiva che ha permesso ai tre sul podio di spartirsi gli allori di giornata.
Sylvain Chavanel - 8.5
Migliore nel rapporto sforzo-piazzamento. 89 km di fuga terminati con un 2° posto in rimonta non è affatto un cattivo bottino, considerando anche che nel momento migliore - cioè durante lo sforzo solitario in testa alla corsa - è stato un compagno (Boonen) ad aizzargli contro gli altri mastini del recinto. Nel finale ha forse peccato di egoismo, "ripagando" l'ex iridato con la stessa moneta.
Tom Boonen - 5.5
Perché scattare con Chavanel davanti? Sarà il dubbio che permarrà nelle teste di tanti tra coloro che hanno visto il fuoriclasse di Mol all'opera oggi. Una sola spiegazione (il)logica: il fantasma della doppietta di Stijn Devolder (voto 2, oggi è stato inesistente sin dal Koppenberg) che s'è palesato nel cervello del bel Tom. Altre deduzioni è difficile farne: Cancellara avrebbe attaccato di lì a poco? Probabile, ma lo si doveva aspettare. Prevenire invece di curare? Soluzione cervellotica, che ci sentiamo di escludere. Preferenza di una vittoria belga (anzi, fiamminga) rispetto ad una francese? Follia pura. In questo i ds Quickstep (rasenta il 5 il giudizio finale) hanno dimostrato scarsa personalità: il podio finale li salva soltanto parzialmente dalla brutta figura rimediata oggi.
Philippe Gilbert - 6.5
Oggi contava soltanto vincere, per il vallone Gilbert, e il Grammont e - soprattutto - il Bosberg sembravano averlo lanciato verso un'altra perla di un'ultima parte di carriera assolutamente fantastica. E invece il ritorno di Cancellara & company l'ha sorpreso e l'ha annientato, visto che poi s'è speso molto per seguire gli allunghi di Ballan e poco per quello decisivo di Cancellara. Il 9° posto non è affatto un dramma, anche perché restano le rasoiate che rivedremo nelle Ardenne.
Alessandro Ballan - 6.5
«Dopo due anni difficili è già stato bello essere lì con i migliori»: con queste parole si può sintetizzare la corsa del veneto ex campione del mondo Ballan, che è tornato protagonista sulle "sue" strade (si rivelò al mondo proprio nel Giro delle Fiandre di sei anni fa) muovendosi sul Grammont e provando l'allungo in pianura negli ultimi chilometri. «Nel finale ero stanco e ho lavorato per Hincapie (6.5 anche per lo statunitense, 6°, all'ennesimo piazzamento nelle classiche del Nord), adesso spero di poter sfruttare la buona condizione nella Parigi-Roubaix».
Filippo Pozzato - 4
Vagli a dare torto, al team manager della Katusha Tchmil, che critica il proprio capitano perché non vince frequentemente corse importanti. Sicuramente sbagliati i tempi, forse sbagliati i modi, ma sulla sostanza c'è poco da eccepire. Anche oggi Pozzato è lesto a seguire Boonen sul pavé, poi - come tutti - manca Cancellara quando parte, ma - a differenza degli altri - si scioglie alla distanza non tenendo il passo di corridori assolutamente al suo livello. L'ennesima incompiuta.
Lars Boom - 6
È stato uno spettacolo vederlo pedalare sull'Eikenberg, in perfetto stile ciclocross, composto sulla bici, agile sui pedali e dritto sul manubrio. Un concentrato di forza e potenza che però si è affievolito quando sono entrati in scena i migliori. Alla fine per la Rabobank è il "solito" Langeveld (6.5 per un corridore di cui si parla sempre troppo poco in positivo) ad ottenere il miglior risultato col 5° posto finale.
Staf Scheirlinckx - 7.5
Un onesto gregario - in grado di ottenere delle top-15 alla Parigi-Roubaix, in ogni caso - che si è spostato in una Professional come la Veranda's Willems per ottenere i gradi da capitano ed ottenere un ottimo 8° posto in un Giro delle Fiandre combattuto e senza padroni. Ha sorpreso riconoscere la sua sagoma dopo il Grammont insieme a corridori come Ballan, Leukemans (6.5 perché non corre benissimo ma c'è sempre), Gilbert, Langeveld, Boonen, la coppia Sky Flecha e Thomas (a cui diamo un 6 come squadra per la quantità di pedine mosse durante la corsa - ricordiamo anche Hunt, Boasson Hagen e Hayman) e compagnia pedalante. Un'ottimo acquisto per Van Impe e una perdita importante per lo stesso Gilbert, che lo scorso anno ce l'aveva in squadra all'Omega Pharma.
Team Garmin-Cervélo - 3
Decisamente negativa - sin qui - la campagna delle Classiche degli uomini di Vaughters e Van Petegem, addirittura ingaggiato col ruolo di Classics Advisor. Farrar e Hushovd si pestano i piedi e non si aiutano mai. Sprecano un grosso collettivo per via dell'amalgama che non c'è.
Daniel Oss - s.v.
Era atteso ad una corsa da protagonista, invece è costretto a cambiare bici a 138 km dall'arrivo e praticamente a rincorrere per tutto il giorno. Quasi in lacrime all'arrivo, avrà tempo per farsi valere.
(dichiarazioni prese da RaiSport)