L'intervista: «Tante capitane? Meglio così!» - Nicole Cooke e la nuova MCipollini
Iniziare a pedalare in Galles, terra di rugbisti, calciatori e giocatori di cricket. Una donna - meglio, una ragazzina di 11 anni - veste la casacca del Cardiff Ajax Cycling Club, la sua prima squadra. Trascorreranno solo cinque primavere e quella ragazzina vincerà il titolo nazionale su strada. La sedicenne Nicole Cooke è, ad oggi, la più giovane campionessa nazionale britannica e di titoli al di là della Manica ne ha vinti ben dieci. Per lei che ha scelto il ciclismo in quanto «unisce la forza mentale a quella fisica» parlano i numeri. Tralasciamo gli anni della giovinezza, quando vinceva Mondiali Juniores su strada e collezionava ori anche nella Mountain Bike. Nicole è l'unica donna della storia capace di aggiudicarsi nello stesso anno, il 2008, la prova Olimpica su strada ed il Mondiale. Già questo farebbe la felicità di ogni ciclista, ma per Nicole c'è molto di più. Delle corse a tappe sa tutto o quasi, avendo vinto un Giro d'Italia, due Grande Boucle ed un Thüringen Rundfahrt. Ha preso parte, dal 2002 al 2010, a 50 gare di Coppa del Mondo, conseguendo 8 vittorie ed altrettante volte è andata a podio. Quella Coppa, Nicole, sa come vincerla perché lo ha già fatto nel 2003 e si è ripetuta tre anni dopo.
Nasce a Swansea il 13 Aprile 1983, risiede in pianta stabile a Lugano e parla perfettamente quattro lingue: inglese, italiano, francese, tedesco. Fuori dal periodo di gare Nicole ritorna nella sua Wick, una cittadina di settecento anime, due pub, un ufficio postale ed una scuola elementare. Si trova ad un passo dalla costa Sud del Galles ed a poche miglia da meravigliose foreste. Un rifugio, per Nicole, che quando torna a correre sulle strade varesine prova una sensazione speciale. Proprio a Varese, nel 2008, conquistò infatti il Mondiale battendo Marianne Vos, un mese e mezzo dopo esser stata incoronata con il Lauro olimpico a Beijing. Ed è su queste strade che ritornerà per il Trofeo Binda. L'atleta gallese, dopo essersi aggiudicata la corsa nel 2005 e nel 2007, vuole tentare una tripletta ed eguagliare Maria Canins. Riparte da Cittiglio, Nicole Cooke, per riscattare un 2010 che, per un motivo o per l'altro, non è stato esattamente radioso.
Come procede la preparazione per il 2011?
«La preparazione sta procedendo bene. Per adesso ho posto le basi e credo di aver svolto un buon lavoro in vista della stagione 2011. Adesso arrivano le corse che contano e quando gareggio provo sempre a dare il massimo, cercando di trovare sempre il modo per vincere».
E l'ambientamento nella MCipollini-Giordana?
«Nella MCipollini-Giordana mi sono trovata subito bene. I nostri sponsor sono molto interessati al ciclismo, soprattutto a quello femminile. Vedo che la squadra ha un bel futuro davanti a sé. Lo staff è molto preparato e c'è una grande motivazione a far bene in tutte noi ragazze. È davvero un piacere trovarsi in una squadra così preparata e motivata, sembra un dettaglio ma alla fine queste piccolezze possono fare la differenza».
La MCipollini-Giordana ha tante punte. Sicura sia un vantaggio?
«Certo, correre con così tante campionesse in squadra è sicuramente un'arma in più! Tutte noi abbiamo punti di forza e punti di debolezza. Insieme riusciamo a formare una squadra dalle caratteristiche diverse, pronta per ogni tipo di gara e che può ben comportarsi su qualsiasi percorso».
Vi siete già spartite gli obiettivi?
«Il fatto di avere tante campionesse in una sola squadra implica sicuramente il doversi dividere la responsabilità di essere leader. Infatti non correremo per una sola capitana ma, a seconda di come si evolverà la gara, ognuna di noi potrà assumere il ruolo di prima punta. Le altre saranno pronte a cambiare tattica per aiutare chi avrà maggiori possibilità di vittoria».
Quali sono i tuoi obiettivi per il 2011?
«Quest'anno vorrei vincere qualche prova di Coppa del Mondo ed arrivare con una buona condizione ai Mondiali. Il mio programma di gare prevede inoltre il Giro d'Italia. Avrò come compito primario quello di aiutare Tatiana Guderzo per la classifica generale ma spero di potermi ritagliare alcuni spazi e cercare di vincere qualche tappa».
Nel 2010 hai corso poco.
«Lo scorso anno dovevo correre con l'Equipe Nürnberger ma è saltata. Ciò è accaduto a Dicembre 2009 e così sono stata costretta a disputare tutte le gare del 2010 con la Nazionale Britannica, dando sempre il meglio di me. Il loro programma è incentrato sulle giovani, giustamente, affinché possano crescere e migliorarsi. Alla fine ai Mondiali ho potuto correre al pari delle più forti e sono contenta della mia prestazione».
Una stimolo ad affrontare al meglio la nuova stagione.
«Infatti sono molto motivata. Durante l'inverno scorso avevo un buon morale per il risultato ottenuto a Geelong e per essere entrata a far parte della MCipollini-Giordana. Sapere di avere una squadra mi ha dato tranquillità e serenità per affrontare un buon 2011».
Mondiale 2010. Ultimo giro. Sei in fuga con la Arndt, per poco non arrivate.
«Siamo partite ed eravamo decise ad arrivare al traguardo, altrimenti non saremmo andate in fuga. C'è stata una buona collaborazione tra noi, era nel nostro interesse».
Tornando indietro rifaresti tutto?
«Se mi trovassi in una situazione simile a quella di Geelong, in una fuga interessante con Judith Arndt, non credo che mi comporterei diversamente. È logico che quando ti ritrovi davanti con una campionessa come lei devi tenere da parte un po' di energie per il finale, per lo sprint, altrimenti le regali solamente una bella vittoria. Mi sono gestita come meglio ho potuto ed ho gestito anche la volata al meglio. È andata così».
Nessun rimpianto per una medaglia che non è arrivata?
«No, non ho rimpianti. Non sono andata a medaglia ma anche questo è il bello del ciclismo: ci sono in gioco talmente tante variabili che non puoi sapere come andrà a finire una corsa, non c'è nessuna certezza».
Forse potevi dare di più.
«Quel giorno credo di aver dato fondo veramente a tutte le mie energie. Tante volte mi capita di credere che le possibilità di vittoria siano perdute quando in séguito, per un motivo o per l'altro, ritorno in gioco repentinamente».
A Geelong attaccò anche Emma Pooley: siete amiche, rivali o nemiche?
«Emma ed io abbiamo molto in comune, sia per quanto riguarda i nostri caratteri, sia per i nostri interessi. Per questo quando ci incontriamo alle corse abbiamo sempre qualcosa di cui parlare. Correndo in squadre diverse la rivalità c'è, è fuor di dubbio, ma è un rivalità sana».
Avete dato spettacolo e calamitato sul ciclismo femminile l'attenzione dei media.
«Sì, anche se in Gran Bretagna non c'è una cultura ciclistica come quella che, ad esempio, si può trovare in Italia o in altri paesi. Ad ogni modo, la visibilità del ciclismo femminile è cresciuta moltissimo negli ultimi anni. Sicuramente merito di Emma che vince tanto, merito mio e delle ragazze della pista che sono formidabili. Senza dubbio adesso il ciclismo è molto più seguito di un tempo in Gran Bretagna».
La Nazionale, con te ed Emma su tutte, fa sognare.
«Ci proviamo. Quando corriamo in Nazionale, come alle Olimpiadi ed ai Mondiali, cerchiamo di dare il massimo per la squadra. Insieme alle ragazze, Emma ed io studiamo bene le tattiche, consapevoli del fatto che abbiamo caratteristiche diverse che però possono essere complementari. Insomma, aiutandoci l'una con l'altra abbiamo più possibilità di ottenere buoni risultati, il margine tra una vittoria ed un secondo posto è minimo. Dobbiamo quindi restare concentrate, cercando di correre al meglio nei momenti chiave della corsa».
Parlavi di Olimpiadi. Londra 2012, ci pensi?
«Eccome! Ricordo ancora molto bene quel giorno del 2005 quando è stato annunciato che Londra avrebbe ospitato i Giochi Olimpici del 2012. Ero con delle amiche e mi è venuta la pelle d'oca al solo pensiero dell'opportunità che avevo, e che avrò, davanti».
E le ricognizioni?
«Inizieremo a studiare bene il percorso quest'anno. Faremo dei ritiri con la Nazionale, per non trascurare nessun dettaglio ed arrivare ai Giochi il più preparate possibile. Sappiamo che per tutte noi sarà l'occasione della vita».
Sai come vincere anche una Coppa del Mondo. Per farlo hai cambiato la tua preparazione?
«Non ho mai stravolto la mia preparazione. Le stagioni sono iniziate come le altre e finché non arrivavano i risultati non si pensava alla classifica finale di Coppa. Si cercava semplicemente di correre bene, gara dopo gara. Nel 2003 e nel 2006, dal momento in cui mi mi sono ritrovata con la maglia di leader, allora sì che ho pensato alla classifica. Prima di allora no, non l'ho mai fatto».
Chi vedi per la vittoria finale?
«Non è certo un segreto che le favorite per la Coppa siano la Vos, la Johannson, la Pooley, la Arndt e la Teutenberg».
Non hai menzionato la Cooke.
«Vedremo cosa saprà combinare, la Cooke. Con la squadra stiamo studiando una strategia per Cittiglio, vogliamo ottenere il massimo su questo percorso. Sicuramente proverò a vincere, o domenica o in séguito».