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Milano-Sanremo 2011: Miyazawa, lacrime e fuga - L'attacco a quattro fino alle Manie

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Takashi Miyazawa commosso prima del via della Milano-Sanremo in cui andrà in fuga con altri tre coraggiosi © BettiniphotoIl gruppo li chiama disperati ma ne riconosce il coraggio. Loro che sanno di esserlo, un po' coraggiosi ed un po' disperati, a ogni corsa o quasi ci provano. Giocano la carta della fuga, sperando in una dormita generale, cercando visibilità, per se stessi e per gli sponsor, sapendo che verranno almeno menzionati dai media. Se la corsa si chiama Milano-Sanremo ed il vantaggio si mette a salire e salire ancora, fino a giungere a 13' sul gruppo (i nostri l'hanno ottenuto nei pressi di Ovada, dopo un centinaio di chilometri al vento), le motivazioni per evadere si moltiplicano, così come la forza che le gambe imprimono sui pedali. L'anno scorso fu Diego Caccia, con Aristide Ratti e Fabrice Piemontesi, ad approfittare della pioggia per scappare dalla noia del gruppo. Un chilometro di corsa e via. Il bergamasco transiterà per primo sul Turchino ancora innevato e resterà in gruppo sino ai piedi della Cipressa.

Stamane, una volta usciti da Milano, dopo dieci chilometri scattano in quattro. Siamo in località Binasco, cittadina che fu una proprietà Viscontea. Oggi il Campione d'Italia, nonché capitano della Farnese Vini-Neri Sottoli, starà ben coperto. Avanti i gregari, se fuga dev'essere. De Marchi e Ignatiev, Androni Giocattoli e Katusha. Zodiacalmente sono due tori ed anche sulla strada non si tirano indietro. Classe '86 il friulano di Gianni Savio, di dodici primavere più anziano il russo di San Pietroburgo. Erano in fuga insieme anche nella tappa del Giro di Sardegna culminante sul Monte Ortobene (lì vinse Damiano Cunego). 

Alessandro De Marchi allora fu l'ultimo ad alzare bandiera bianca. Stradista e pistard, ha rinunciato ai Mondiali su pista di Apeldoorn per poter correre la Classicissima. La Federazione non l'ha presa bene, per così dire, ed il gran rifiuto di De Marchi potrebbe anche rappresentare un "addio" da parte della Nazionale. Oggi Gianni Savio punta su Ferrari, è la sua scommessa per la volata. In fuga De Marchi e lavorino le altre squadre dei velocisti per ricucire.

La Katusha punta invece su Pozzato, più che una scommessa. Mikhail Ignatiev è avvezzo alle fughe e quando gli ordinano di scattare non batte ciglio. È il suo dovere. Passistone proveniente dalla pista, come De Marchi, Igntiev è anche un ottimo cronoman. Cresce alla scuola della Lokomotiv ma presto il talento viene pagato. Successi su strada e su pista, nel 2006 Oleg Tinkoff lo prende nel suo dream team, la Tinkoff Restaurants (poi Tinkoff Credit Systems). Nel 2007 Mikhail si trasferisce al sole di Marina di Massa e vince, tra le altre corse, il Trofeo Laigueglia. Ripercorrendo quel tratto di strada in cui accelerò in modo impressionante e senza concedere agli avversari diritto di replica, Mikhail avrà ripensato a quella vittoria, ormai vecchia di quattro anni, che lo portò alla ribalta. De Marchi e Ignatiev, due tori, due stradisti-pistard, saranno gli ultimi ad essere ripresi, quando al traguardo mancheranno ancora ottanta chilometri.

Il terzo attaccante è un belga che corre in Francia, Nico Sijmens della Cofidis. È nato il primo Aprile e, come ogni fuggitivo che si rispetti, intende giocare un bello scherzo a chi lo insegue. Soprannominato la rana di Nalinne (la cittadina dov'è nato) o, più semplicemente, Super Sijmens, corre dal 2001 al 2003 per la Vlaanderen-T Interim, passa quindi alla Landbouwkrediet, dove rimane sino al 2008. Dal 2009, e senza portare in dote grandissime prestazioni, milita nella Cofidis. Fuori dallo stagno delle corse in Belgio Sijmens la rana non ha mai trovato il feeling giusto, eppure oggi è là davanti. Senza dubbio un uomo da fughe, ha l'esperienza di un classe '78 sul groppone.

È un classe '78 anche quel ragazzo che alla partenza mostra una bandiera giapponese, commosso. Parlava con il suo ds, Luca Scinto. "Vai in fuga, fallo per il tuo Paese", gli ha sussurrato. Takashi Miyazawa obbedisce agli ordini di scuderia ma, prima di tutto, obbedisce al cuore. Campione Nazionale giapponese, Takashi scappa con gli altri tre, è lui a promuovere l'azione. Originario di Nagano, si dedica in un primo momento al ciclocross, quindi passa alla strada con il Team Bridgestone Anchor. Corre il 2003 e Takashi cambierà quasi una squadra per anno. Immaginereste mai che questo simpatico giapponese, approdato in febbraio alla corte di Luca Scinto, il sorriso sempre stampato in volto, sia uno dei maggiori sprinter d'Asia? Vince i Campionati Asiatici nel 2007, nei due anni seguenti porta a casa il Tour de Hokkaido, nel 2010 ha vinto il Campionato Nazionale giapponese. È un duro, Takashi. Un uomo che nel 2001, all'età di 23 anni, donò metà del proprio fegato per salvare la madre, ammalata di cirrosi epatica, non può essere descritto altrimenti.

È là davanti con motivazioni speciali, che mai avrebbe voluto avere. La tragedia che colpisce il Giappone in queste ore lo rende più forte, lo porta ad esibire la bandiera della sua patria, gli dà la forza per andare in fuga. Sa che non arriverà - cederà proprio in cima alle Manie - come lo sanno gli altri tre compagni d'avventura, ma per loro il traguardo non è a Sanremo. Il loro obiettivo è darsi da fare nelle prime ore di corsa e farsi riprendere il più tardi possibile dalla voracità del gruppo.

Francesco Sulas

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