Tirreno-Adriatico 2011: Evans respinge l'assalto di Gesink - Corsa a Cadel. Cancellara vince la crono
Sale due gradini alla volta, Cadel. Lo ricordiamo sullo Zoncolan, Giro 2010. Davanti a lui Ivan Basso, rapporto agile e tanta voglia di rivincita. Evans, l'ultimo a mollare, spinge un rapporto lungo, esagerato. Muscoli delle gambe tesi, scolpiti come quelli del Discobolo di Mirone. Due gradini per volta anche a San Benedetto del Tronto, da terzo nel 2010 a primo nel 2011, saltando un passaggio, scattando sui pedali sugli Appennini che dividono Tirreno e Adriatico.
Lungo è anche il rapporto che spinge Cancellara. Per tutti era quasi scontata la sua vittoria odierna. Per tutti tranne che per lui: «Molti pensavano che avrei vinto, ed è andata così, ma non si è mai certi di una vittoria prima della fine della corsa». Per l'elvetico, alla prima vittoria in Leopard-Trek, ordinaria amministrazione. Ormai siamo abituati a vederlo primeggiare nelle corse contro il tempo, seppur ci sia quel Tony Martin pronto a tendere agguati. Ma a San Benedetto del Tronto non c'è agguato alcuno, la crono di 9 km si sviluppa avanti e indietro per il lungomare, semplicissima. Il diretto di Berna conclude la prova in 10'33", alla media di 53 Km/h.
Mette in riga Boom e Malori, con il tulipano, prima maglia azzurra a Marina di Carrara, che aveva beffato proprio Cancellara nel prologo del Tour of Qatar. È storia di un mese e mezzo fa e la vendetta è un piatto che va servito freddo. Cancellara che si nasconde, Cancellara che, a quattro giorni dalla Milano-Sanremo, si candida come uno dei principali favoriti. Lo conferma niente meno che Evans: «Per sabato vedo bene Hushovd, mai visto così in forma. E poi c'è Cancellara. Si è un po' nascosto in questa corsa ma credo che farà benissimo. Per gli italiani c'è Petacchi, a cui in questi giorni è mancata un po' la salute. Anche Paolini è sempre un osso duro ma occhio a Ballan». Solidarietà tra compagni di squadra. Meglio, sincerità, considerando il sorriso che compare sul viso di Cadel al nome di Ballan.
C'è ottimismo in casa BMC. Pensa e spera in un sabato vittorioso, Evans, e nel mentre ripensa alla corsa da lui vinta: «Oggi ho avuto un po' paura quando ai -5 mi hanno comunicato il mio ritardo da Gesink. "Forse non ce la faccio", ho pensato. Però ho cercato di prendere il mio ritmo, mi sono ripreso ed ho chiuso bene. Ho corso poco quest'inverno ma mi sono allenato duramente, facendo molti sacrifici. Sono motivato, Aldo Sassi mi ha dato una grande spinta credendo in me. Sono arrivato all'inizio di questa Tirreno-Adriatico in forma e giorno dopo giorno sono cresciuto. Ora che ho vinto posso dire che al Muro di Huy preferisco il muro di Macerata, nettamente più spettacolare. Come ho già detto, punto ad arrivare al Tour senza aver corso troppo, senza essere già stanco. Il cambio di squadra mi ha trasformato in un altro corridore, mi ha fatto migliorare».
Gesink tenta l'assalto, corre una gran crono (aveva già mostrato i suoi miglioramenti contro il tic-tac al Tour of Oman) e strappa una seconda piazza in classifica generale. Scarponi, che dodici mesi fa qui fu scalzato dalla vetta della classifica grazie agli abbuoni guadagnati da Garzelli, oggi occupa la terza piazza, vantando una bella vittoria di tappa ed un feeling particolare con Cunego e con tutta la Lampre-ISD. «Ho disputato una buonissima cronometro, stando sui tempi di Evans. La squadra ha corso in modo ottimo, io ho lottato ogni giorno, ho vinto una tappa, ho tentato il bis ieri ma forse sono partito troppo presto ed ho perso. Ora a Sanremo saremo tutti per Alessandro Petacchi mentre il mio obiettivo è il Giro, quindi di tempo ce n'è ancora».
Finita una corsa inizia il conto alla rovescia in vista della Milano-Sanremo. Cosa ci ha detto la Corsa dei Due Mari appena conclusasi? Che Freire s'è sempre nascosto e può tentare la quarta zampata nella città dei fiori. Hushovd è parso in forma come non mai. Ottimo apripista di Farrar nelle prime tappe, ha addirittura tentato la fuga in frazioni a lui non congeniali. Con l'iride addosso sarà ancor più motivato, insomma un vero osso duro. D'altra parte Petacchi e Boonen, tutti e due alle prese con problemi di salute in questi giorni, sono pronti a darsi battaglia. La vittoria di Calstelraimondo è per Gilbert una vera e propria dichiarazione d'intenti mentre Cancellara ha dimostrato oggi di poter ambire a bissare il 2008. Allora disputò una Tirreno-Adriatico fin sopra le righe, vinse dominando e si ripetè a Sanremo. Quest'anno è partito un po' più in sordina ma non per questo rinuncerà a tentare di fare il vuoto verso Lungomare Italo Calvino.
E ci saranno i Cavendish, gli Haussler e Peter Sagan. Quest'ultimo è un'incognita, più per il rendimento su una così lunga distanza che per il talento che il ventenne slovacco porta in dote. Chi mastica pane e ciclismo scommetterebbe i propri risparmi su Thor Hushovd. A partire da Evans, che parla tre lingue, risponde alle domande in tutte e tre, traducendo da solo (non senza qualche imbarazzo dell'interprete) e salterà il Mondiale di Primavera, per ritornare a correre lunedì alla Volta Ciclista a Catalunya. Perché Cadel è fatto così, sale due gradini alla volta.