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Tirreno-Adriatico 2011: Evans dà un'altra mano di azzurro - Cadel primo a Macerata e più che mai leader | Cicloweb

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Tirreno-Adriatico 2011: Evans dà un'altra mano di azzurro - Cadel primo a Macerata e più che mai leader

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Per Cadel Evans a Macerata vittoria in maglia azzurra di leader della Tirreno-Adriatico © BettiniphotoIn questa Tirreno-Adriatico che ogni giorno lascia in bocca il dolce dello spettacolo gustato nell'assistere alla vivace battaglia tra tanti protagonisti del ciclismo, Cadel Evans ha voluto confermare di avere una grande gamba e di non vestire la maglia azzurra per caso. Non solo per il fatto di essere il più regolare tra gli eccellenti, ma proprio perché è già in grado, all'alba della sua stagione, di rifilare stoccate a rivali che hanno puntato il picco di forma molto prima di lui che si giocherà tutto nel Tour de France.

A Macerata, ennesimo arrivo intrigante con finale sullo strappo (ripetuto tre volte in circuito) della cittadina marchigiana, era stata la Lampre la più convinta nel tirare per rendere la corsa più dura che si poteva. Con un Niemiec tirato a lucido nel ruolo di gregario, i blu-fucsia non hanno avuto problemi nell'annullare la fuga del mattino (protagonisti: Bozic e Bert Grabsch, vantaggio massimo di 6'30", ma margine che a 30 km dal traguardo era ancora fissato a 3') e nel provocare una prima selezione del plotone.

Già in testa al terzultimo giro, superata di slancio una foratura di Cunego ai -25 (hanno bucato in tanti, non solo Damiano, su un asfalto parecchio irregolare), i Lampre si sono presi il lusso di far da sé, senza chiedere troppi aiuti alla BMC del capoclassifica Evans, o a una Omega Pharma che ha dato un contributo riconoscendo la responsabilità di avere tra le proprie fila un fuciliere come Gilbert.

Ai 16 km sono stati presi gli stremati Bozic e Grabsch, giusto in tempo per permettere a Scarponi di prendersi i 3" d'abbuono previsti per l'ultimo traguardo volante di giornata. Ma al passaggio, Niemiec, che pure aveva Michelino a ruota, non si è spostato, costando al suo capitano un secondo in classifica (ovvero tanto quanto bastò al marchigiano per perdere la Tirreno da Garzelli un anno fa...). Abbiamo poi scoperto che Scarponi nemmeno sapeva ci fosse quello sprint intermedio.

L'ultimo giro del circuito ha visto un paio di tentativi (Gasparotto, poi con più convinzione Peter Velits) prima che la BMC, con Ballan e poi Hincapie (e con una mano dei Farnese), mettesse tutti in fila in vista della salita finale, su cui evidentemente Evans non aveva solo intenzione di difendersi (altrimenti sarebbe convenuto far scappare qualcuno fuori classifica, che al traguardo togliesse abbuoni ai rivali dell'australiano). Ma appena la strada, a 2 km dall'arrivo, ha iniziato a salire, è stata nuovamente la Lampre a salire in cattedra. Con Cunego, stavolta.

Il veronese, ligio al mai tradito compito di lavorare per Scarponi, ha dato una bella sgasata, prima di andare in acido lattico e perdere qualche posizione (ha poi chiuso al 16esimo posto). Ma subito alle spalle di Damiano, Evans faceva già bella mostra di sé, tra un paio di corridori della Euskaltel (Aramendia e Jon Izagirre). Ai 1600 metri, il momento di Scarponi: il corridore di Filottrano (località attraversata dalla tappa odierna) ha dato una prima botta, allo scopo di avvantaggiarsi (il primo pensiero, sempre la classifica) e guadagnare qualche secondo su Cadel e gli altri. Ma l'attacco del capitano della Lampre non ha sortito l'effetto sperato, e in contropiede abbiamo visto prima Madrazo e poi Machado provare a muoversi.

Ai 600 metri, il secondo tentativo di Scarponi, che stavolta ha dato fondo alle sue energie tentando il tutto per tutto: tenuto dapprima da un Gilbert che però, come già a Chieti, è saltato prima del previsto, il marchigiano si è visto piombare addosso Nibali, con cui ha condiviso un paio di centinaia di metri in testa alla corsa, prima di cedere il passo una volta finito il tratto più duro della salita: a quel punto i due avevano appena una ventina di metri di vantaggio sui primi inseguitori, e hanno deciso di rinviare ogni discorso all'ormai imminente volata.

Visconti, non arreso all'idea dello sprint tra i più forti, ha provato un anticipo ai 350 metri, ma a quel punto Evans ha capito che non era più tempo per traccheggiare e, insieme a Nibali, si è riportato sul campione nazionale italiano, superandolo di slancio e concludendo quella che di fatto è stata una lunga volata, proprio davanti al capitano della Farnese Vini, mentre Nibali si vedeva superato da Scarponi per il gradino più basso del podio di giornata. Subito dietro, Basso, Poels, Garzelli, Gesink e Gilbert, solo nono.

In classifica Evans, anche grazie ai 10" di abbuono riservati al vincitore, aumenta il margine di sicurezza sugli avversari, portando a 9, 12 e 15 secondi il vantaggio su Scarponi, Basso e Gesink. Nibali è quinto a 21" da Cadel, Cunego sesto a 24": la cronometro di San Benedetto del Tronto (da molti definita più un prologo, vista la sua brevità: appena 9 km) porrà i sigilli sulla generale, e va detto che Evans, pur con tutte le scaramanzie del caso, dovrà impegnarsi per perdere la Corsa dei Due Mari, dato che pare quasi inattaccabile, contro il tempo, dai più vicini rivali.

Lui, l'ex Campione del Mondo, ad ogni buon conto è molto cauto nelle dichiarazioni post-tappa (raccolte per noi da Giuseppe Cristiano): «Il circuito finale era molto impegnativo e tutta la squadra l'ha affrontato al meglio, tenendomi davanti per tutto il tempo. Nel finale ho retto bene agli attacchi di Scarponi che sicuramente in questo momento ha una condizione migliore della mia, e sono riuscito a ricucire il piccolo buco che lui aveva creato. Poi, negli ultimi 300 metri sapevo che era importante prendere le curve in prima posizione o comunque con una velocità maggiore degli altri e ci sono riuscito. La corsa non è ancora finita, domani c'è una cronometro particolare, molto corta e difficile da gestire. Lo staff della BMC mi ha dato un grande entusiasmo in questi due anni, dopo la brutta esperienza dell'ultima stagione alla Lotto, nella quale qualcuno non mi ha trattato come meritavo. Il mio obiettivo principale della stagione resta il Tour e il programma di avvicinamento prevede 35 giorni di corsa, non tantissimi ma nemmeno pochi, durante i quali cercherò più qualità che quantità a differenza degli anni passati».

Un protagonista che oggi invece è un po' mancato, dopo le buone prestazioni dei giorni scorsi, è Danilo Di Luca, che così spiega il suo passaggio a vuoto: «Per oggi avevo in mente di fare un buon risultato e, se possibile lottare per la vittoria, ma purtroppo nel finale si è fatta sentire la stanchezza dei giorni scorsi e non sono riuscito ad imprimere il cambio di ritmo che avrei voluto. In ogni caso esco da questa Tirreno-Adriatico rinforzato nelle mie ambizioni, vuol dire che ho lavorato bene e mi farò trovare pronto per i prossimi appuntamenti».

Marco Grassi

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