L'intervista: Times New Roman, che carattere! - I tempi nuovi del ceco Kreuziger
Versione stampabileAnno nuovo, squadra nuova, obiettivi nuovi. Per Roman Kreuziger, passato professionista con la Liquigas cinque anni fa, il 2011 rappresenterà la stagione della svolta per la sua carriera, dopo aver scelto di sposare il progetto di Beppe Martinelli che lo ha fortemente voluto alla sua Astana.
Come sono trascorsi i primi mesi in maglia celeste?
«Molto bene. Sono molto contento di questa squadra, non solo per lo staff e i compagni, ma anche per i mezzi tecnici che l'Astana mi ha messo a disposizione. Con Specialized sto facendo un lavoro molto specifico sulla mia posizione in bici e anche grazie al mio nuovo allenatore sto notando ottimi progressi in questi primi mesi. Ho trascorso un inverno tranquillo, ho lavorato bene e a Malhao, nell'arrivo in salita dell'Algarve, ho sentito buone sensazioni, rimanendo a lungo con i migliori. Quindi credo che il lavoro svolto stia cominciando a dare i suoi frutti...».
E con i compagni come va?
«In generale bene, anche se i primi giorni di gara non siamo stati perfetti, eravamo un po' disuniti e ne ha risentito il rendimento della squadra. Il giorno di Malhao invece abbiamo lavorato alla perfezione».
Disuniti?
«Sì, i primi giorni in Portogallo abbiamo pagato il fatto di non conoscerci bene, ma sono contento del fatto che giorno dopo giorno l'intesa e migliorata e ciò mi fa ben sperare per il futuro».
Ormai si sa che il Giro sarà il tuo grande obiettivo stagionale, ma quali saranno le gare di avvicinamento alla corsa rosa?
«Farò il Friuli, poi Parigi-Nizza, Trentino e Romandia. Sicuramente al Giro dovrò andare forte, ma già alla Parigi-Nizza vorrò stare davanti».
Niente Ardenne?
«No, quest'anno no. Le eviterò proprio per presentarmi al top al Giro».
Come vedi il percorso del Giro d'Italia?
«Mi piace. Per ora ho visionato una sola tappa, quella dell'Etna. Nei prossimi mesi cercherò di vederne altre ma in definitiva il tracciato è bello, molto duro, ma in fondo quale corsa non lo è?».
Partirai per vincerlo?
«Certamente per fare bene e si vedrà dove potrò arrivare. Ma sono convinto che l'esperienza sarà positiva...».
Rivali?
«Quelli di sempre. Il gruppo italiano con Nibali e Scarponi e poi ci sarà da stare molto attenti a Joaquim Rodríguez e Menchov».
E Contador, che pare sarà al via?
«Vedremo...»
È stata una liberazione lasciare la Liquigas?
«È un'esperienza nuova e già questo mi intriga. È stata una buona scelta venire qui e in un certo senso posso affermare che è stata una liberazione. Se non l'ho fatto prima è stato solo perché uno contratto mi legava alla Liquigas, ma sentivo che avrei dovuto cambiare aria per crescere. Quest'inverno sono stato più rilassato rispetto agli anni scorsi e questo mi ha dato molta fiducia per l'intera stagione».
Come vedi Nibali, tuo amico e compagno fino a pochi mesi fa e ora tuo grande rivale?
«Dobbiamo vedere come si muoverà in gruppo ora che avrà il peso della responsabilità. Dopo aver vinto la Vuelta ora cercherà di ripetersi al Giro. Io sono tranquillo, conosco i suoi punti deboli e questo sarà indubbiamente un vantaggio per me e mi darà morale».
Sarà il primo anno che avrai un'intera squadra a tua disposizione. Ti mette pressione?
«Credo di poter reggere bene psicologicamente. Se la squadra darà il massimo poi dipenderà solo da me finalizzare il loro lavoro».
E dopo il Giro?
«Quando finirà, ci penserò, ora non abbiamo pianificato niente. Dipenderà dalle forze residue e dalla condizione dalla quale uscirò dalla corsa. Dovrei fare la Vuelta, ma se non sono particolarmente stanco, correre il Tour potrebbe essere una opzione praticabile».
Traduzione a cura di Giuseppe Cristiano