Ritorni: Oh man, that's Cavendish! - Bravo Mark. Contador, pochi lampi in Algarve
Le cose nel ciclismo si muovono velocemente. Molto velocemente, a volte: una settimana fa eravamo alle prese con una spada di Damocle pesantissima sul capo di Alberto Contador, non passano che pochi giorni, ed eccoci a commentare i primi passi del madrileno nella stagione 2011.
Il percorso di avvicinamento al suo consueto esordio pedalato in Portogallo ci avrebbe dovuto suggerire di non aspettarci prove di forza da parte del vincitore di 5 GT. L'obiettivo era un degno galleggiamento, lo sanno bene tutti meno i dietrologi già pronti a porre l'accento sulla non travolgente cronometro di Portimão, dove ieri il nuovo capitano della Saxo Bank non è andato oltre il quindicesimo posto, laddove un anno fa, sullo stesso percorso, fu secondo dietro a LuisLe Sánchez (ma nella classifica generale le posizioni erano invertite).
Molto migliore il raffronto relativo all'Alto de Malhão, dove vinse in solitaria (e abbastanza nettamente) un anno fa, e dove stavolta ha attaccato, ma senza fare il vuoto, e accontentandosi poi di un piazzamento. Del resto, se nel 2010 Contador la vinse, questa corsa (la Volta ao Algarve, non l'avevamo ancora citata...), e quest'anno si accomoda giù dal podio, al quarto posto finale (alle spalle di Tony Martin, Tejay Van Garderen e Lieuwe Westra), la perdita di livello prestazionale è impossibile negarla. Diverso è spiegarla: come detto, chi è convinto dell'inesorabilità del fattore D, penserà che un Contador meno incline (per cause di forza maggiore) all'uso di benzine speciali, fatalmente renderà di meno, specialmente a cronometro. I fatti parrebbero accreditare proprio questa tesi; ma anche quella contraria, a ben vedere: un inverno disastrato (soprattutto a livello di concentrazione) quali allenamenti specifici per le prove contro il tempo potrà partorire?
Sospendendo il giudizio (l'unica cosa utile in questo momento), e demandando alle prossime prove una risposta più dettagliata e veritiera a tutte le domande che è inevitabile porsi sulla stagione di Contador, possiamo comunque salutare con allegria il ritorno in gara di questo campione.
E, giacché siamo in vena di saluti, possiamo salutare anche un altro ritorno che ha caratterizzato questa domenica: quello di Mark Cavendish alla vittoria. Il britannico aveva avuto un inizio d'anno abbastanza maledetto, con una forma abbastanza rotondetta e un colpo di pedale non certo memorabile. Se poi a questo ci aggiungiamo una caduta al Tour Down Under, con sequela di sofferenze e ultimi posti nelle tappe australiane, completiamo un quadro in cui le prime pennellate di colore sono giunte solo nella settimana appena conclusa.
Non il Qatar di 10 giorni fa (dove Mark ha raccolto piazzamenti lontanucci dai primi, anche se non così remoti come al Down Under), ma il Tour of Oman, reso quest'anno molto interessante da un paio di tappe - di cui una contro il tempo - notevoli per la stagione (e non per niente sigillate da una splendida doppietta di uno scalatore come Robert Gesink, che ha vinto anche la generale). Sin dalla prima frazione, Cavendish ha messo il naso davanti, forse anche per iniziare a rimettere ordine alle gerarchie di un team in cui sta esplodendo un certo Matthew Goss, e in cui Mark Renshaw gioca il ruolo del jolly buono per tutte le volate. Secondo in quella prima tappa di Al Seeb, al capitano della HTC serviva evidentemente uno stimolo particolare per urlare nuovamente di gioia sotto uno striscione d'arrivo.
E chissà che quello sprone non sia giunto dalla notizia della vittoria di André Greipel in Algarve, proprio sabato: come si può fisicamente resistere all'ipotesi che Mark abbia voluto spedire un messaggino all'antico compagno di squadra e apripista, e poi pericoloso nemico interno negli affari della Columbia?
Non ha dovuto battere direttamente gli Hushovd e i Bennati (rimasti un po' indietro rispetto al cuore dello sprint), ma anche vincere su un giovane interessantissimo come Galimzyanov, e su un altro altrettanto intrigante come Andrea Guardini (che va a prendersi il primo posto nella classifica dell'Asian Tour, la challenge delle corse asiatiche UCI), dà soddisfazioni. E poi, come si dice, l'importante è partire, dare il la, togliere lo 0 da una casella - quella delle vittorie stagionali - che è abituata a numeri a 2 cifre, quando si parla di Cavendish.
Contador e Cavendish: entrambi, tra l'altro, in predicato di prendere parte al Giro d'Italia; un motivo in più per seguirli con estremo interesse in questi due mesi e mezzo che ci separano dalla nostra amata corsa rosa.