Tour Down Under 2011: Matthews non perde tempo - Bling fa centro, Goss si riprende la maglia
- Tour Down Under 2011
- HTC - Highroad 2011
- Omega Pharma - Lotto 2011
- Rabobank Cycling Team 2011
- Team RadioShack 2011
- Aitor Pérez Arrieta
- Aliaksandr Kuchynski
- Andriy Grivko
- André Greipel
- Ben Hermans
- Bernard Sulzberger
- Bernhard Eisel
- Christopher Sutton
- Graeme Brown
- Lance Armstrong
- Luis Pasamontes Rodríguez
- Luke Durbridge
- Mark Cavendish
- Martin Kohler
- Matthew Harley Goss
- Richie Porte
- Robbie McEwen
- Simone Ponzi
- Thomas De Gendt
- Timothy Roe
- William Clarke
- Ángel Madrazo Ruiz
- Uomini
L'esperienza ci insegna che bisogna sempre diffidare delle altimetrie fornite dagli organizzatori del Down Under. Perché sono troppo precise, probabilmente segnalano anche gli avvallamenti dei tombini come salitelle, sicché il profilo della terza tappa, da Unley a Stirling, faceva pensare più a una Liegi-Bastogne-Liegi che a una semplice, tranquilla, breve frazione gennaiola di una corsa da sempre adatta ai velocisti.
E siccome questa caratteristica (l'essere adatta ai velocisti) diventa ogni anno più pregnante (visto che cresce stabilmente il livello dei partecipanti agli sprint australi di inizio anno) è anche più che giusto che il TDU premi un ragazzo veloce che promette di farci venire a noia il suo nome, per quanto dovremo ancora sentirlo nei prossimi anni; e che però ha anche caratteristiche che esondano dall'orticello (ricco e gustoso, ma sempre orticello) dell'attività da sprinter, e che faranno sì che un domani noi lo si possa ammirare anche in molte classiche e chissà in cos'altro.
Noto agli amici e ai sempre più numerosi fan col nomignolo di Bling, Michael Matthews ha la pochezza di 20 anni, e già questo dice tutto. Molti lo ricorderanno vincitore ai Mondiali di casa, nella categoria Under 23, altri riandranno con la mente al Langkawi di un anno fa, due vittorie di tappa per elargire un sostanzioso biglietto da visita al mondo internazionale della corsa malese.
Quest'anno Matthews è passato alla Rabobank, e non ha dovuto aspettare quasi niente per dare una sua prima idea di come potrebbero essere impostate le gerarchie dello sprint in una squadra in cui vecchi volponi alla Brown, furetti a volte preda di scalmane alla Bos (questa è cattivella, ma il sudafricano Impey sarà d'accordo con noi...), e supercampioni alla Freire, dovranno quantomeno chiedere all'ultimo arrivato: «Tu che ne pensi?». Futurologia, d'accordo, cambiamo discorso.
Andiamo al km 1 della Unley-Stirling, per esempio: esattamente il punto scelto da Thomas De Gendt per piazzare il più precoce scatto visto fin qui al Down Under. Immediatamente ripreso ma pervicacemente pertinace, TDG ci ha riprovato pochi secondi dopo, e stavolta l'azzardo è stato premiato: Kuschynski, Pasamontes, e l'immancabile rappresentante della casalinga UniSA (stavolta Durbridge) si sono portati sul belga (a differenza di Grivko che, rimasto per un po' a bagnomaria, s'è poi rialzato), e i quattro, approfittando di un gruppo in cui la RadioShack del capoclassifica McEwen andava a corrente alternata, sono riusciti a mettere insieme il vantaggio massimo per una fuga in questo Down Under: ben 5', toccati al km 48 (quando dietro si cincischiava al rifornimento).
Col margine da lì in poi declinante, è stato ancora una volta il dentello del Gpm quotidiano a smuovere qualcosa: dal plotone hanno attaccato in cima alla Germantown Hill (km 79, a 50 dal traguardo) Tim Roe (già visto ieri all'opera) col compagno Köhler, e Madrazo. I tre hanno provato per un po' a recuperare sui quattro di testa, ma l'impresa è risultata alquanto ardua (c'erano pur sempre oltre 2' da limare), e il terzetto è stato riassorbito a 35 km dalla conclusione. Un destino comunque comune al quartetto al comando, che a sua volta ha aspettato i 20 km per alzare bandiera bianca.
Con tanti chilometri (da coprire ad alta velocità) da lì all'arrivo, c'era sicuramente modo per qualcuno di mettersi in mostra con qualche caduta, ma bisogna dire che il bollettino è fortunatamente quasi intonso: Brown è finito giù senza conseguenze (già ai 22 km), nulla di paragonabile col disastro di 24 ore prima, disastro che ha lasciato fuori dalla corsa Bernard Sulzberger (clavicola fratturata) e Chris Sutton (ginocchio malconcio), non partiti stamattina. Più che i capitomboli, hanno tenuto banco alcuni problemi meccanici: McEwen costretto a cambiare una ruota proprio lì ai 20 km, Goss piombato da una foratura (e rientrato ai 10 km grazie all'aiuto di Eisel); nulla che impedisse il regolare svolgersi dello sprint, però.
Così come non l'hanno impedito gli allunghi un po' naif di Will Clarke (ai 18 km), o di Aitor Pérez e Hermans (ai 6), o di Hermans, rimasto solo davanti e raggiunto da Richie Porte (ai 4). Ripresi questi ultimi due a tremila metri dalla linea d'arrivo, non rimaneva che l'incrociare di ruote dei pretendenti al successo di giornata: la strada tendeva un po' all'insù, un po' come quel rettilineo iridato di Geelong... E Matthews, come rispondendo a un riflesso pavloviano, ha messo tutti in fila e ha quasi staccato gente che si chiama Greipel o Goss. Una vittoria solare come il sorriso quasi sfrontato di Bling, davanti a tanta nobiltà velocistica, e ottenuta con una dimostrazione di potenza entusiasmante.
Goss, al contrario di Greipel (che continua ad essere battuto: quanto metaforicamente indicativa quella testa china mentre Matthews esulta, nella foto), può vedere il bicchiere mezzo pieno: riuscito a sprintare malgrado la foratura di pochi chilometri prima, l'altro australiano del giorno ha comunque potuto riprendere la maglia ocra di leader della classifica, grazie all'abbuono di 4" che gli permette di staccare McEwen (e lo stesso Greipel, inseritosi al secondo posto della generale a 2" da MHG). Casa Italia ci parla oggi del decimo posto di Simone Ponzi (va decisamente meglio ai nostri nel contemporaneo Tour de San Luis in Argentina). Dalle parti di Lance Armstrong, invece, continua a non muoversi foglia: il texano, impegnato in una delle ultime sue corse, non si è ancora visto, al contrario dei due anni scorsi in cui la prospettiva di un Tour de France nella sua stagione lo stimolava a tentare di quando in quando almeno un allunghetto. Infine, due parole su Cavendish: caduto ieri, oggi Cannonball ha evidentemente sofferto dei postumi, tanto che ha chiuso al penultimo posto la tappa, e in classifica è proprio ultimo. Chiusa (con l'emigrazione dell'altro) la rivalità interna con Greipel, hai visto mai che Mark se ne ritrovi una con Goss...
Domani, da Norwood a Strathalbyn, 124 km con qualche ondulazione che non impedirà lo svolgersi della quarta volata in quattro giorni. In gennaio, in fondo, la lotta può risultare intrigante anche se si svolge sul filo degli abbuoni.