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Lo studio: I loro tempi, i nostri tempi - Otto grafici per monitorare lo stato dei grandi giri

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Da dove nasce lo spunto per affrontare in maniera statistica (per quanto nelle nostre possibilità) la storia dei grandi giri, ovvero degli appuntamenti più attesi della stagione ciclistica? Da una domanda, fondamentalmente: qual è lo stato dell'arte?

E, sviscerando meglio: che momento storico sta vivendo il ciclismo dei grandi giri, quello che più attira interesse, spazi giornalistici, e quindi investimenti e sponsor? Qual è il livello delle forze in campo, dal punto di vista tecnico? In parole povere: quanti protagonisti da corse a tappe può vantare al momento il movimento?

La sensazione, basata sull'esperienza empirica che molti appassionati hanno e condividono, era quella di una situazione non proprio rosea: tra squalifiche per doping, ritiri eccellenti, minore attitudine (forse) nei ciclisti stessi, nelle ultime stagioni si è un po' faticato a mettere insieme un parterre valido per coprire degnamente, nell'arco di una stagione, Giro d'Italia, Tour de France e Vuelta a España. Ripetiamo: questa era la sensazione. A suffragio della quale (o pronti a che venisse smentita) abbiamo interrogato un po' i numeri; e vi presentiamo qui le nostre conclusioni, nel primo di due speciali che analizzeranno, oggi, la presenza, nel tempo, di più o meno specialisti da GT (ricercati tra i primi, secondi e terzi di tutti i grandi giri disputati nella storia); e domani l'evoluzione della geografia del ciclismo (anzi, dei ciclisti da GT) nei decenni.

 

Il primo grafico riporta il dato più schietto e immediato, forse già quello definitivo, per certi versi: ovvero, quanti passati vincitori di grandi giri si sono schierati al via di ogni stagione del ciclismo? Partiamo dalla fine, per semplificare: nel 2011 avremo 9 vincitori di grandi giri ai nastri di partenza (anche se uno è sub-judice, e parliamo di Contador; gli altri sono Sastre, Basso, Nibali, Cunego, Di Luca, Garzelli, Vinokourov e Menchov). Come si inscrive questo dato nello storico dei grandi giri? A prima vista, perfettamente in media, se la media, considerata a partire dal 1904 (prima stagione successiva a un grande giro), è di 9,08 corridori.
Ma va detto che i primi 50 anni di ciclismo-GT scontano l'assenza della Vuelta e (per qualche anno, agli albori) anche del Giro: ciò fatalmente riduce il numero dei corridori vincitori di GT. Se prendiamo il dopoguerra come riferimento, ecco che la media sale a 10,50, se spostiamo tale riferimento ancora più avanti, ovvero al post-1955 (ossia l'anno in cui la Vuelta divenne fissa), la media sale ancora fino a 10,92. Da 9 (i corridori vincitori di GT al via nel 2011) ad arrivare a 10,92 significa che siamo sotto media di un paio di uomini (sempre se Contador correrà). E in questi ultimi sei anni, flagellati principalmente da Operación Puerto e altre turpi vicende, la media è scesa a 8,5.
Gli anni più ricchi  ci parlano di 14 uomini in grado di vincere un GT al via della stagione: è avvenuto nel '58, nel '62, nel '63, nel '68, nel '69 e, l'ultima volta, nel 1992 (con Bugno, Chioccioli, Giovannetti, Fignon, Caritoux, Lejarreta, Delgado, Indurain, Mauri, Lemond, Hampsten, Roche, Kelly e Herrera; per le stagioni precedenti lasciamo il lettore a divertirsi nella ricerca...). Viceversa, gli anni più poveri (se non consideriamo le macerie lasciate, anche nel ciclismo d'élite, dai due dopoguerra, che infatti evidenziano ovviamente i picchi più bassi) hanno visto appena 6 precedenti vincitori al via: è avvenuto nel biennio '29-'30 (ma non c'era la Vuelta) e poi nel '95 e nel 2006. È evidente come i picchi più alti corrispondano comunque a momenti in cui non c'era un dominatore assoluto (o due), e quindi le vittorie si distribuivano tra più atleti: quanto si sale nel dopo-Coppi&Bartali (12 vittorie in due)? Da 9-10 a punte di 14 nel quinquennio a cavallo del 1960. Poi arriva Anquetil a far razzie di successi (8) e si va di nuovo giù, e ancor più giù (fino a 7) si scende dopo l'epopea Merckx-Gimondi (11+5 per l'accoppiata belgamasca). Gli anni '80, malgrado i 10 successi personali di Hinault, presentano una buona tenuta (si era in piena espansione geografica del ciclismo, come vedremo approfonditamente nella seconda puntata dello speciale), poi ci penseranno Indurain (nei '90) e Armstrong (nei 2000) a riportare giù la linea spezzata.

 

Il secondo grafico allarga il dato dai soli vincenti anche ai piazzati: ovvero, tutti i corridori che hanno chiuso almeno un GT sul podio (compresi i vincitori). Pur se l'andamento è abbastanza sovrapponibile a quello del primo grafico, mancano i picchi altissimi o bassissimi rilevati nel conteggio dei vincitori, probabilmente per il semplice motivo che il campo di indagine è numericamente più vasto, e ciò smussa fisiologicamente le differenze tra una stagione e l'altra.
Nel 2011 si partirà con 25 "podisti" (nel senso del podio) da GT, numero che ci pone perfettamente nel range dell'ultimo ventennio; ma in realtà potremmo dire 45ennio: è dal 1966 che non si sale oltre i 29 né al di sotto dei 20. Anzi, esagerando ancora un po', potremmo dire che tale forbice è una costante sin dagli anni '30, se eccettuiamo il già citato periodo a cavallo del 1960, in cui ci fu un'evidente esplosione di pretendenti da corse a tappe, unita agli ultimi fuochi sparati dai grandi protagonisti degli anni '40 e '50. Nel 1958 furono ben 35 i "podisti" al via (elenchissimo: Coppi, Martini, Fornara, Astrua, Assirelli, Nencini, Coletto, Conterno, Baldini, Schotte, Van Steenbergen, Brankart, Adriaenssens, Impanis, Janssens, Ruiz, Emilio e Manuel Rodríguez Barros, Antonio Jiménez, Loroño, Bahamontes, e ancora Robic, Bobet, Géminiani, Malléjac, Dotto, Walkowiak, Bauvin, Anquetil, Koblet, Clerici, Schär, Gaul e Christian), tra vecchie volpi (Coppi, Koblet, Martini, Géminiani, Bobet, Robic) e ragazzi che si erano affacciati proprio l'anno prima su un podio di GT (Baldini, Anquetil, Bahamontes...).
Un vero periodo d'oro, in cui il ricambio generazionale avvenne in tempo reale, senza anni di "buco", ciò dovuto anche alla straordinaria longevità di alcuni campioni e alla precocità di alcuni altri destinati alla successione. Dopodiché, lo scenario si deprime, di sicuro dagli anni '70 in poi la longevità "vincente" (ovvero conquistare un podio da giovani e poi correre per altri 15-20 anni) diventa molto più rara; su quel "massiccio" che emerge tra la seconda metà degli anni '80 e i primi '90, abbiamo già accennato all'espansione geografica del ciclismo (con numerosi nuovi protagonisti sulla scena), ma a voler essere maliziosi potremmo indicare nel doping ematico quel paio di gambe in più che saranno sicuramente servite a diversi non più che discreti pedalatori per ergersi a paladini da podio. Ma vedremo nei prossimi grafici se questa teoria "tiene".

 

A questo punto facciamo un passo avanti: è notorio che un grande giro si può vincere a volte un po' per caso: non per sminuire i successi di alcuno, ma la storia ci dice che alcuni vincitori hanno beneficiato di situazioni particolari (quando proprio non eccezionali) per portare a casa un GT. Diverso è invece il caso di plurivincitori: è chiaro che avere al via di una stagione più corridori come Anquetil che come Walkowiak rende il menù molto più appetitoso. Per cui analizziamo qui due linee di tendenza, quella dei ciclisti partiti con un solo grande giro in palmarès, e quella dei ciclisti con più vittorie già ottenute. Da questo grafico emerge intanto in maniera visivamente chiara un'altra verità anche banale, se vogliamo: in genere, sale prima la linea dei monovincitori, e poi, man mano che i monovincitori arricchiscono il palmarès, cresce quella dei plurivincitori.
Prima della Seconda Guerra Mondiale lo scarto tra i primi e i secondi era comunque non così ampio, segno che capitava molto spesso che un vincitore si ripetesse poi negli anni: si dirà che il ciclismo eroico, in effetti, escludeva ontologicamente i vincitori per caso, e questa può essere una verità accettabile.
Nel secondo dopoguerra si ampliano le distanze, tra fine anni '50 e inizio '60 abbiamo spesso 11 monovincitori al via (sono gli anni in cui si consumano le carriere - per l'appunto - dei Walkowiak, dei Clerici, dei Conterno, degli Stablinski; ma consideriamo che anche un Bahamontes vinse solo un GT in carriera), e al massimo 4 plurivincitori. Ma del resto il massimo storico di plurivincitori (toccato 9 volte) è giusto 5, un dato stabile e rilevante a cavallo del 1970, quando intorno a Merckx e Gimondi c'erano Balmamion, il sin troppo sottovalutato Pingeon e il grande Jan Janssen, e tornato poi nei '90, all'epoca di Lemond, Fignon, Delgado e Roche, ma anche di Indurain; e poi ancora all'alba dei 2000, quando Pantani e Gotti erano ancora attivi accanto a Ullrich e Armstrong, con Zülle a completare il quadro. Nel 2011 avremo solo 3 (forse 2) plurivincitori al via: con Contador ci saranno Basso e Menchov.

 

Anche in questo caso facciamo lo stesso discorso allargandolo ai podi. In questo grafico le linee sono abbastanza sovrapposte, con scarti minimi tra monopiazzati e pluripiazzati, segno di un equilibrio che il ciclismo da GT ha saputo perpetuare per lunga parte del suo cammino; lampante eccezione, il periodo tra il '50 e il '70, ventennio in cui una Vuelta ancora lontana - come qualità - da Giro e Tour poteva proporre diversi "podisti" non eccezionali (che infatti non si sapevano ripetere: prova ne sia che nel periodo in questione ai picchi dei monopiazzati non seguono quelli dei pluripiazzati, come avveniva invece per le vittorie); e in cui lo stesso Giro, un po' calato rispetto ai fasti coppimagnibartaliani e dei grandi rivali stranieri, ripiegava un po' su se stesso e sugli italiani; altro fattore, la crescita di una generazione belga a cui veniva molto più facile piazzarsi che vincere (in attesa del messia con la faccia da cinese). Nel 1963 troviamo ben 27 corridori con un solo piazzamento all'attivo: alcuni di loro (Balmamion, Poulidor) faranno carriera, di altri (Manzaneque, Segú, Ronchini, Battistini, Zancanaro, ma anche il vecchio Van Steenbergen) non troveremo più traccia sui podi dei GT.
Gli anni '70 hanno visto invece una netta inversione di tendenza, coi pluripiazzati più numerosi dei monopiazzati (Poulidor lo ritroviamo coi suoi 10 piazzamenti totali, e poi gli Ocaña e i Fuente, i Van Springel e i Bracke, i Van Impe e gli Zoetemelk, i Thévenet e gli Zilioli, i Petterson e gli Janssen): come definirla, se non una vera e propria epoca d'oro, vissuta all'ombra della grande rivalità tra Eddy e Felice?
L'ultimo decennio, dopo la depressione armstronghiana (per quanto riguarda la linea rossa) e la comparsa di troppi spagnoli da Vuelta - alcuni poi spazzati via da OP - (per quanto riguarda la linea azzurra), vede ora un riequilibrio sulla scorta della crescita di Contador, Basso, Menchov, ma anche sulla presenza dei Vinokourov, dei Sastre, dei Samuel Sánchez, degli Evans. In totale nel 2011 avremo 13 pluripiazzati al via contro 12 monopiazzati. Poteva andare decisamente peggio.

 

A titolo esemplificativo, proponiamo lo stesso grafico con i pluripiazzati scorporati a seconda del numero di piazzamenti portati in dote: nel 2011 ci saranno al via 6 corridori con due piazzamenti in carniere (Garzelli, Nibali, Mancebo, Samuel Sánchez, Klöden e Vino), 3 con 3 (Leipheimer, Andy Schleck e Evans), uno con 4 (Basso), un paio con 5 (Contador e Menchov) e uno con 6 (Sastre). Bei tempi quando, nel '77, Merckx, Gimondi e Poulidor poterono vantare 13, 13 e 10 piazzamenti (e nel caso dell'italiano e del francese, gli ultimi piazzamenti erano relativi appena all'anno prima!).
In generale, comunque, la grande preponderanza, anche in anni lontani, di monopiazzati a dispetto dei pluripiazzati, ci dice che forse la provocazione lanciata poco sopra (quella relativa al doping ematico) può essere, per l'appunto, niente più che una provocazione.

 

Una considerazione rilanciata alla grande anche dal sesto grafico, che ci mostra la percentuale dei plurivittoriosi e dei pluripiazzati in relazione al totale dei vincitori e dei piazzati al via di una stagione. Qui scopriamo addirittura che l'ultimo trentennio, quello successivo all'epoca d'oro dei GT (ormai possiamo definire così gli anni da fine '60 a fine '70?), o meglio, dei "GTisti" (ovvero i corridori da GT), ci offre percentuali di pluripiazzati costantemente superiori a quelle che si registravano fino a tutti gli anni '60: bello smacco per chi (come anche chi scrive...) si era convinto che i protagonisti recenti (o attuali) fossero più "episodici" rispetto a quelli di 50 anni fa. Poi si potrà discutere (all'infinito) sul valore assoluto di tali protagonisti (ovviamente ognuno di loro si relaziona coi suoi contemporanei e non con i ciclisti d'altri tempi), ma i dati che emergono tendono addirittura a tranquillizzarci, in merito alla competitività di chi va a giocarsi un grande giro.
Se tra i pluripiazzati negli ultimissimi anni si è tornati a superare la soglia del 50%, le percentuali tra i plurivittoriosi sono più basse, anche se non arriviamo alla dispersione di vincenti registrata immediatamente dopo il ritiro di Indurain (nel 1998 solo Zülle poteva vantare due GT vinti, per il resto Bugno, Gotti, Mauri, Berzin, Tonkov, Jalabert, Riis e Ullrich erano tutti a quota 1): tutto sommato possiamo definire il biennio '97-'98 (con percentuali del 12,5 e dell'11,1% di plurivittoriosi sul totale di vincenti) una marchiana eccezione nell'arco centenario della linea di tendenza, che - curiosità - ha toccato anche un 100% quando nel 1945, tutti gli altri ancora fermi per la guerra, lo spagnolo Berrendero si presentò alla Vuelta (che invece si disputò) avendola già vinta 2 volte.

 

Gli ultimi due grafici sono quasi un giochino da nerds, che si riallaccia a quel rimpianto per quegli anni così ricchi di plurivincitori e pluripiazzati. In questi due grafici abbiamo sommato, anno per anno, le vittorie (e poi i piazzamenti) che si portavano nel palmarès tutti i vincitori o "podisti" di precedenti GT. Da qui emerge che la stagione più "competitiva" a livello di partecipazione è quella del '76, in cui si schierarono al via ben 26 vittorie (11 di Merckx, 4 di Gimondi, 2 di Ocaña e Fuente, 1 di Motta, Bertoglio, Tamames, Poulidor, Thévenet, Wolfshohl e Bracke) e addirittura 75 piazzamenti - vittorie comprese - (12 di Merckx, 11 di Gimondi, 9 di Poulidor, 5 di Ocaña, 4 di Thévenet, Zilioli e Fuente, 3 di Van Springel e Tamames, 2 di Motta, Bracke, Van Impe, Galdós, Lasa e Zoetemelk e 1 di Battaglin, Baronchelli, Bertoglio, David, López Carrill, Perurena, Wolfshohl e Agostinho).

 

Anche questi grafici confermano che il presente non sarà roseo, ma non è nemmeno così grigio, con un 2011 che parte portandosi in dote, tra tutti i corridori al via, 16 vittorie e 53 piazzamenti in precedenti GT. Dati che ci pongono su un trend assolutamente in media con l'ultimo trentennio. Certo, dati che verrebbero decurtati (a 12 vittorie, che sarebbe un totale bassino ma non abissale, e 48 non disprezzabili piazzamenti) se Contador e Mosquera verranno fermati dall'UCI. Lo scopriremo presto.

Così come presto - in questo caso già domani - scopriremo la seconda parte di questo studio, incentrata sulle evoluzioni della geografia del ciclismo da oltre un secolo a questa parte.

Marco Grassi
Giuseppe Cristiano

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