Il ritratto: Teklehaymanot cuore d'Africa - È eritreo l'ultimo diamante grezzo del ciclismo
Versione stampabileCi sono delle evoluzioni storiche nel ciclismo, non solo a livello tecnico come le biciclette in carbonio o le protesi per le cronometro; ci sono anche delle evoluzioni sociali dovute alla globalizzazione mondiale. Dall'Europa, culla di questo sport, si è passati in America, poi in Asia (la Cina, il Giappone e la Malesia sono da anni nazioni di vertice nel ciclismo su pista), poi in Australia: solo l'Africa era in ritardo.
Per l'Africa le possibilità economiche di fare attività sportiva sono limitatissime, non parliamo poi del ciclismo, con pochissime strade praticabili in bicicletta: non è che non ci fossero atleti africani, per esempio Robert Hunter, ma si trattava comunque sempre di corridori di origine britannica. Il primo caso di atleta africano di alto livello non di origine colonica è stato quello del tunisino Rafaa Chtioui dell'Acqua&Sapone, che proprio quest'anno si è ben comportato nella 4 Giorni di Dunkerque e ha terminato la Parigi-Roubaix.
L'ultimo pezzo mancante al ciclismo globalizzato era un atleta nero di alto livello, ma anche questa mancanza è stata superata quest'anno: per la prima volta nel Team Cervélo, come stagista, c'era proprio un corridore nero proveniente da uno dei pesi più poveri dell'Africa, martoriato da anni di guerra civile, l'eritreo Daniel Teklehaymanot, un nome abbastanza sconosciuto per chi non segue il ciclismo giovanile internazionale.
Teklehaymanot è un atleta molto alto e longilineo, un passista che si difende bene a cronometro tanto da lasciarsi dietro l'americano Tejay Van Garderen nella cronometro dei Campionati del Mondo U23 di Mendrisio, e non disprezza affatto i percorsi misti, reggendo anche nelle corse a tappe al punto che, sempre nel 2009, è giunto sesto nel Tour de l'Avenir dopo solo 6 mesi da un delicato intervento al cuore per un difetto che aveva dalla nascita e che gli impediva di fare sforzi eccessivi: un problema che ne aveva messo in discussione la carriera, ma che ora pare solo un brutto ricordo.
Daniel fino a settembre di quest'anno ha corso nella squadra mista dell'UCI con sede ad Aigle: un team che permette ai migliori atleti di alcuni paesi (le cui federazioni, a causa di risorse limitate, non possono sostenere i costi della loro attività) di poter praticare ciclismo ad altissimi livelli coi migliori juniores e under23 del mondo (un altro nome proveniente dalla squadra UCI è l'israeliano Ran Margaliot della Footon). Daniel è entrato nella squadra UCI dopo i Campionati Africani tenutisi in Marocco nel 2008 dove si era messo in luce facendosi notare dagli allenatori di Aigle, Michel Thèze e Sébastien Duclos.
I suoi miglioramenti, nel centro di Aigle, sono stati impressionanti a livello atletico anche se il ragazzo difetta ancora un po' di tattica (vedi il Giro delle Fiandre U23 di quest'anno, in cui è stato in fuga da solo su moltissimi muri), ha delle grosse difficoltà con il brutto tempo come in Canada quando, in maglia di leader, perse moltissimi minuti a causa della pioggia; inoltre fatica a stare in gruppo e questo lo porta ad andare spesso in fuga.
Sono stati comunque ottimi i risultati ottenuti da Teklehaymanot nel 2009, ma la cosa migliore è stata la conferma nel 2010, segno che stiamo parlando di un atleta di qualità: prima una bella vittoria nella Coppa delle Nazioni in Canada in giugno a Ville de Saguenay e il secondo posto nella Berner Rundfahrt, vinta tra l'altro da un altro atleta della squadra mista UCI (Ki Ho Choi, di Hong Kong); e poi il trionfo nei Campionati Africani con tre vittorie nella cronosquadre, nella cronometro individuale e nella prova in linea: storia di appena una settimana fa.
E una presenza, la sua nel suo continente, che sta risultando efficace anche al Tour of Rwanda che si sta correndo proprio in questi giorni: l'atleta eritreo ha vinto (per distacco) una tappa, ed è al momento (dopo tre frazioni) secondo in classifica.
In questa sua lunga stagione 2010, che come si vede è ancora in corso, Daniel ha gareggiato anche in Italia, nel Giro delle Regioni, e s'è fatto notare subito nella prima tappa passando primo sui GPM e andando ad indossare la maglia di miglior scalatore; poi è andato in fuga anche nella seconda tappa per guadagnare altri punti, ma non è riuscito a superare l'italiano Luca Benedetti. Non è riuscito invece a riconfermarsi ai primi posti del Tour de l'Avenir anche a causa del percorso molto più duro di quest'anno: l'eritreo non è adatto alle salite troppo lunghe.
Ora dopo due anni nella squadra mista UCI e qualche mese da stagista nella Cervélo, il suo futuro è molto incerto e ancora non si sa dove si accaserà; si pensa e si spera che comunque il ciclismo non voglia perdere questo diamante ancora grezzo, come dicono i suoi allenatori, il primo grande talento dell'Africa Nera.