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Prospettive da Campione: Potrebbe Gilbert vincere un GT? - Merckx pensa di sì. I precedenti dicono...

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Philippe Gilbert, vincitore quest'anno di Amstel e Lombardia © BettiniphotoIn una giornata di novembre in cui il ciclismo offre poco o nulla ci ha pensato Eddy Merckx a darci lo spunto per un riflessione che coinvolge il corridore più forte attualmente per le gare di un giorno, Philippe Gilbert. In un'intervista al giornale belga L'Avenir il Cannibale ha dichiarato che se facesse qualche sacrificio e si impegnasse a perdere un po' di peso il connazionale vallone potrebbe anche aspirare a dire la sua per la classifica di un Tour de France. «Philippe ha più chance di Van den Broeck (quinto al Tour 2010, ndr) di salire sul podio della corsa francese, perché Jürgen è un regolarista, Gilbert un vincente» ha sentenziato Merckx.

Ora, se queste dichiarazioni le avesse pronunciate uno qualunque, nessuno ci avrebbe dato un minimo di credito ma arrivando da uno che in carriera ha vinto di tutto e di più, ci fanno riflettere e abbiamo provato ad analizzare, anche sulle basi di esperienze passate, le possibilità che Gilbert avrebbe di vincere o anche solo di fare classifica in una grande corsa a tappe.

Michele Bartoli in rosa al Giro 98 - Foto da FacebookPartiamo dal fatto che fino ad oggi Gilbert non ha mai neanche lontanamente provato a fare classifica in un GT ed il suo miglior piazzamento nell'arco delle tre settimane è un 32° posto al Giro d'Italia del 2004, un'edizione abbastanza particolare, specie per il chilometraggio ridotto dei tapponi di montagna. Le qualità di Gilbert sugli strappi secchi e sulle salite brevi le conosciamo benissimo e sappiamo pure che quando è al top della forma riesce a difendersi egregiamente anche sulle salite un po' più lunghe ma pedalabili. Tutte queste considerazioni, però, valide per le gare di un giorno e non sappiamo come potrebbe reagire a degli sforzi così ripetuti per più giorni consecutivi, anche se c'è da dire che proprio all'ultima Vuelta è stato competitivo dall'inizio alla fine, vincendo la 3a e la 19a tappa e non stando mai fermo anche in tante altre. Le cronometro non dovrebbero essere un grosso ostacolo perché il belga è anche un ottimo passista e quando si è impegnato ha saputo tirare fuori prestazioni più che discrete.

Il problema più grande, ovviamente, sarebbero le salite lunghe ed impegnative come il Tourmalet, l'Agnello, l'Izoard, il Galibier o l'Alpe d'Huez per rimanere a quelle che verranno scalate nel 2011. Il perdere peso non fa automaticamente andare più forte in salite e questa scelta potrebbe intaccare alcune caratteristiche che lo hanno portato a distinguersi come un grande campione nelle ultime stagioni. Probabilmente, se avesse la certezza di rimanere un potenziale dominatore delle classiche e allo stesso tempo diventare competitivo anche sulle tre settimane, Philippe ci proverebbe. Frank Vandenbroucke affiancato a Jan Ullrich durante la Vuelta 99 © Fotolog.com Visti i tempi che corrono, però, con le ultra specializzazioni e tanti corridori che sparano le loro cartucce solo su una corsa all'anno, Gilbert inizierebbe questa sua metamorfosi solo nel momento in cui non dovesse trovare più stimoli in ciò che ora gli riesce meglio: difficile che questo avvenga a breve o comunque prima di essere riuscito a vincere almeno una volta Sanremo, Fiandre, Liegi e Mondiale.

Negli ultimi anni non abbiamo visto corridori con le sue caratteristiche diventare forti anche nelle corse a tappe: Devolder ha fatto un undicesimo posto alla Vuelta ma questo tentativo di polivalenza l'ha portato ad una stagione assolutamente anonima e, abbandonati i GT, ha vinto due volte il Fiandre. Andando indietro nel tempo, invece, ricordiamo corridori come Freddy Maertens e Sean Kelly o ancora Laurent Jalabert, tre campionissimi delle classiche capaci di vincere una Vuelta.

Gli esempi che più si avvicinano al caso di Gilbert, invece, sono quelli di Michele Bartoli e di Frank Vandenbroucke. Il primo spinto anche dalla sfida con Pantani, rimase nelle primissime posizioni della classifica del Giro 1998, ma nella tappa di Selva, causa influenza, finì fuori tempo massimo, il suo sogno tramontò e negli anni a venire tornò a puntare le classiche. Di Vandenbroucke, invece, non abbiamo mai potuto apprezzare tutto il talento ma ciò che ci fece vedere alla Vuelta 1999, cominciata in maniera svogliata e finita rimanendo coi migliori nelle tappe più impegnative, fu qualcosa di grandioso. Le analogie tra questi due ultimi atleti e Gilbert sono tantissime (dal Fiandre alla Liegi fino anche al Mondiale) e tengono in piedi la fievole speranza di vederlo disputare un Grande Giro (magari non il Tour ma la spesso ricorrente - in quest'analisi - Vuelta) ad alti livelli, anche se il passo per arrivare anche sul podio è probabilmente troppo grande anche per un campione come lui.

Sebastiano Cipriani

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