Memorial Vandenbroucke 2010: Elia in caccia, morde e vince - Gran finale di Viviani a Binche
Non si è ancora esaurito il dibattito su quel che di bello e di meno bello ci aveva offerto il mondiale australiano di Geelong che quest'oggi non possiamo proprio fare a meno di commentare quanto accaduto sulle strade del Belgio nella Binche-Tournai-Binche. Già sul nome della corsa di per sè ci sarebbe da interrogarsi, se non fosse che questo è il nome ufficiale della manifestazione, ma che in realtà costituisce a tutti gli effetti il primo Memorial Frank Vandenbroucke, dedicato al talentuoso corridore belga scomparso lo scorso anno in Senegal in circostanze avvolte tuttora nel mistero e che fu proprio l'ultimo a iscrivere il nome dell'albo d'oro in questa gara (chiamata fino al 1996 Binche-Doornik-Binche). Una corsa che quindi già fornisce ulteriori stimoli per onorarla al meglio, figuriamoci se poi nell'ultimo ciclismo si consuma uno dei gesti atletici più incredibili e spettacolari degli ultimi mesi. L'artefice di tale magata è uno dei nostri giovani più promettenti, su cui già sono state spese tante parole di elogio: Elia Viviani. A questo punto poi possiamo tranquillamente interrogarci se non inizi ad esserci qualche segno premonitore nel destino del ventunenne veronese, che prima della perla di quest'oggi si era imposto nel Memorial Marco Pantani lo scorso 25 settembre (e prima ancora in una tappa del Presidential Tour of Turkey in primavera, appena passato professionista). Dopo il Pantani appunto il Vandenbroucke, ovvero due corse dedicate a due atleti rimasti nel cuore degli appassionati e uniti da una storia tanto illuminata dal talento quanto tragica nella conclusione.
Veniamo ai fatti: all'approccio dell'ultimo impegnativo chilometro, che presentava anche un breve tratto di pavè che tirava tutto all'insù, sono ancora in testa due coppie: Fuglsang-Ruijgh e Cappelle-Roy, che sembrano ancora nutrire fondate possibilità di riuscita, visto che il gruppo alle loro spalle non compare ancora. Superato però l'arco dell'ultimo chilometro una maglia verde appare in testa al gruppo e subito si penserebbe ad una Liquigas intenta a preparare il terreno per lo sprint di Francesco Chicchi. Sembra essere proprio Viviani il corridore designato a tale compito, svolto peraltro anche al Circuito Franco-Belga (dove aveva fatto rumore la tripletta firmata da Guarnieri e gli stessi Viviani e Chicchi nella seconda frazione). Man mano che però la strada sale leggermente l'azione di Elia si fa sempre più potente, devastante, indemoniata ed il primo effetto è quello di far piombare il gruppo con decisione su Andy Cappelle e Jeremy Roy. La prima cosa che balza all'occhio in un frangente del genere è notare l'azione del veronese, che avanza senza alzarsi sui pedali, producendosi in quella progressione tipica dei pistard nel momento in cui ad esempio escono in caccia durante la disputa della corsa a punti o dello scratch, discipline che sono state il pane che hanno fatto le fortune di Viviani in questi anni nelle categorie giovanili, sottoforma principale di titoli europei. Davanti però restano ancora due superstiti ed il margine sembrerebbe ancora discreto. Tutto finito? Macchè ed è ancora Viviani che si alza sui pedali e si getta furiosamente alla ricerca delle loro ruote e a quel punto è ormai chiaro che il numero da standing ovation sta per materializzarsi in tutta la tua bellezza. Viviani raggiunge i due battistrada a circa 350-400 metri dall'arrivo e a questo punto la situazione è quantomai favorevole, tanto che lui stesso non ci pensa su e a circa 300 metri dal traguardo lancia il suo sprint, mentre dal gruppo Steegmans cerca ulteriormente il numero per riportarsi sotto allo scatenato atleta in maglia verde chiaro. La volata di Viviani è violentissima e sia il danese della Saxo Bank che l'olandese della Vacansoleil (che alcuni ricorderanno protagonista in un paio di tappe dell'ultima Settimana Lombarda) capiscono che ci sarà da accontentarsi dei gradini più bassi del podio. Viviani vince praticamente per distacco in un finale da applausi per il pubblico neppure troppo numeroso che occupava i bordi della strada mentre, detto dei piazzamenti di Fuglsang e Ruijgh, è proprio Steegmans a regolare il gruppo davanti a Ciolek (neanche a dirlo, ennesimo piazzamento per lui) e con Ruggero Marzoli buon ottavo.
Ma quello che ci premeva sottolineare quest'oggi era la bellezza di un gesto atletico meraviglioso, che diviene ancor più bello quando incontra l'esuberanza giovanile di uno dei ragazzi della più attesa nouvelle vague del nostro ciclismo. Che ha riproposto anche per l'ennesima volta quanto sia fondamentale la pratica dell'attività su pista, da cui possono esser tirati fuori colpi come quelli ammirati oggi. Ancora una volta poi un plauso va fatto anche alla Liquigas, che in questi mesi ci ha fatto passare dai colpi di genio di Sagan alla generosità e prestanza di Daniel Oss fino a giungere appunto a Viviani e al suo eccellente finale di stagione, senza dimenticare i vari Koren, Guarnieri, Cimolai. E di fronte a certi numeri siamo certi che le partenze ormai assodate di Bennati e Chicchi, ovvero le due ruote veloci di riferimento del team, saranno accolte con sempre minori rimpianti.