Mondiali 2010: Thor irrompe sull'iride - Hushovd regala il primo Mondiale alla Norvegia. Pozzato quarto
- CAMPIONATO DEL MONDO SU STRADA 2010
- Alexandr Kolobnev
- Allan Davis
- Björn Leukemans
- Cadel Evans
- Diego Alejandro Tamayo Martínez
- Esad Hasanovic
- Filippo Pozzato
- Francesco Gavazzi
- Giovanni Visconti
- Greg Van Avermaet
- Jackson Rodríguez
- Janez Brajkovic
- Marzio Bruseghin
- Matthew Brammeier
- Matti Breschel
- Mohammed Said El Ammoury
- Niki Terpstra
- Oleksandr Kvachuk
- Paul Martens
- Philippe Gilbert
- Thor Hushovd
- Vincenzo Nibali
- Vladimir Gusev
- Óscar Freire Gómez
- Uomini
È stata una bella mattinata di sole quella con cui Melbourne ha accolto il via della prova iridata dei professionisti. Per la prima volta nella storia del Mondiale, non tutta la gara si svolge in circuito, ma il primo tratto (di 85 km) sarà in linea. Dopodiché 11 giri dell'anello di Geelong, con le due scalate ravvicinate di The Ridge e Aphrasia Street, e un traguardo che "tira" leggermente verso l'alto, ma anche con tanto spazio per recuperare tra i vari passaggi sulle salite. Km dopo km, giro dopo giro, vi raccontiamo le emozioni in presa diretta della prova in linea del Campionato del Mondo su strada Élite.
Il tratto in linea e la prima fuga
L'avvio di corsa è tranquillissimo e dopo neanche un paio di minuti mezzo gruppo è già fermo per espletare i più classici bisogni fisiologici. Il primo attacco arriva dopo circa 5 km è viene operato dal colombiano Diego Tamayo: il primo a seguire il corridore che milita nella Carmiooro è l'irlandese, attuale campione nazionale, Matthew Brammeier. In gruppo si segnalano anche altri scatti ma questa situazione di instabilità finisce quasi subito: in testa si forma un drappello di cinque uomini con Jackson Rodríguez, Oleksandr Kvachyk e Said El Ammoury ad aggiungersi ai due corridori citati in precedenza. Il gruppo lascia fare e sull'autostrada che porta i corridori fuori dalla città di Melbourne il vantaggio lievita molto rapidamente.
Nella fuga non ci sono corridori italiani ma due corridori militano in squadre italiane al 100%: l'ucraino Kvachuk difende i colori della ISD-Neri mentre il venezuelano Jackson Rodríguez, forse il più conosciuto e valido tra i cinque battistrada, è alla sua terza stagione nell'Androni-Diquigiovanni e quest'anno ha vinto una tappa al Tour de San Luis. Suscita scalpore, invece, la presenza in testa alla corsa del marocchino Mohammed Said El Ammoury: l'africano nel 2010 ha vinto tre corse, tra cui il titolo nazionale su strada e una tappa del Tour du Mali. Nel frattempo dal gruppo è uscito il serbo Esad Hasanovic che non è riuscito, però, a rientrare sui primi: il suo ritardo è nell'ordine dei sette minuti mentre il gruppo è indietro di quasi venti minuti: se continueranno a perdere ancora prima dell'ingresso nel circuito si rischia addirittura il doppiaggio.
Nel gruppo principali le prime squadre che hanno cominciato ad assumersi le responsabilità dell'inseguimento sono il Belgio di Philippe Gilbert e gli Stati Uniti di Tyler Farrar: nonostante questa mossa il vantaggio dei fuggitivi rimane sostanzialmente stabile intorno ai 23'. Una nota importante per la corsa riguarda il meteo: in questo primo tratto in linea l'insidia maggiore doveva essere il vento ma la giornata è piuttosto calma sotto questo punto di vista.
L'ingresso nel circuito (11 giri / 174.9 km alla conclusione)
I corridori entrano nel circuito finale e la situazione è completamente immutata: al passaggio sotto il traguardo il ritardo di Hasanovic è di 10'45" mentre quello del gruppo è di 21'31": alla fine non c'è stato il doppiaggio che avrebbe comunque causato più stupore che problemi. In testa al plotone sempre Belgio e Usa.
Ancora nessun sussulto in gruppo mentre in testa alla corsa il marocchino El Ammoury comincia a fare l'elastico: sulle due salite ha sempre perso contatto dai quattro compagni d'avventura ma per adesso è riuscito a salvarsi anche se rimane passivo a ruota. Va segnalato che dietro al gruppo non ci sono le ammiraglie perché i fuggitivi sono a circa due chilometri dal doppiaggio. Nel tratto in linea c'è stato anche il primo ritiro della corsa: si tratta del venezuelano Carlos Ochoa: per la nazionale guidata da Gianni Savio rimane in gara solo Jackson Rodríguez che è in fuga.
La corsa si anima
Nel secondo del secondo giro del circuito il gruppo aumenta sensibilmente la propria andatura e sulla prima salita, quella più lunga e impegnativa, si spezza in due tronconi: nella prima parte, composta da 44 unità, ci sono molti dei favoriti e appena Belgio, Spagna e Italia si accorgono del buco cominciano a menare forte. In testa allora intanto sono rimasti in quattro perché il marocchino El Ammoury ha mollato definitivamente la presa: a nove giri dalla fine il vantaggio è sceso a 18'05" mentre la seconda parte del gruppo guidata da Svizzera e Usa è a 18'26".
A metà del terzo giro il gruppo principale torna compatto: tra i favoriti Gilbert, Freire e Pozzato erano tutti nella prima parte. Anche Nibali riesce a rientrare in gruppo dopo una foratura ma l'andatura è ancora molto elevata e il vantaggio è sceso ancora a 16'30". Segnaliamo che tra i fuggitivi ed il gruppo c'è sempre il serbo Hasanovic da solo anche se dovrebbe essere ripreso a breve.
A metà gara sono sempre Willems, Oss ed Erviti a tirare maggiormente in testa al gruppo: tra i tre quello che si distingue in generosità è il belga che era stato il primo a portarsi in testa. Intanto questo ritmo elevato ha fatto staccare diversi gregari di Farrar e Cancellara visto che hanno dovuto tirare per ricucire lo strappo che s'era formato. Una caduta mette fuori gioco il velocista portoghese Manuel Cardoso: a gennaio proprio qui in Australia aveva vinto la sua prima corsa di categoria Pro Tour, una tappa del Down Under.
Situazione di nuovo stabile (7 giri / 111.3 km alla conclusione)
Dopo la piccola fiammata dei giri precedenti la situazione s'è ora stabilizzata ed il gruppo procede compatto guidato dagli uomini di Spagna e Italia. In testa alla corsa si sono sempre Rodríguez, Tamayo, Brammeier e Kvachuk: il loro vantaggio è ancora di 13'40", non abbastanza per sperare di arrivare al traguardo a giocarsi il successo. Dopo Hasanovic anche El Ammoury è stato ripreso dal gruppo.
L'Italia fa corsa dura
Dopo aver fatto lavorare solo Oss nella prima metà della corsa, l'Italia prova a fare corsa dura: sulla prima salita del quinto giro inizia un forcing degli azzurri e in discesa, ancora una volta, il gruppo si spezza. Sul secondo strappo la seconda parte del plotone riesce a rientrare ma l'andatura è molto alta e un'accelerazione come questa potrà farsi sentire nei prossimi chilometri anche perché il vento ha aumentato la sua intensità.
Dopo l'accelerazione il ritmo è nuovamente sceso e da dietro sono rientrati tutti coloro che avevano perso contato in precedenza. Al termine del quinto giro i fuggitivi hanno 10'50" di vantaggio quando ormai sono trascorse più di quattro ore di gara.
Nel corso della sesta tornata è ancora l'Italia a cercare di indurire la corsa ma stavolta cambia la tattica: sulla prima salita attacca secco Matteo Tosatto e diversi corridori si accordato al corridore veneto. Allo scollinamento si sgancia un gruppo di una ventina di atleta con l'Italia ben rappresentata con Gavazzi e Nibali oltre a Tosatto: impressionante ancora una volta Philippe Gilbert che non si fa sorprendere ed è presente anche in questo tentativo. Intanto dopo una grande lavoro si ritira Daniel Oss: l'Italia adesso ha in gara otto corridori.
A 7'19" dal quartetto di testa passano 32 corridori con Tosatto impegnato a tirare a tutta: l'Italia, infatti, può contare anche su Gavazzi, Nibali, Visconti e, soprattutto, Pozzato. Tra i big stranieri ci sono Evans, Van Avermaer, Gilbert, Boasson Hagen, Boom, Greipel e Roche. Il vantaggio sulla seconda parte è di circa 1'25" e qui è la Spagna a fare l'andatura: in questo plotone ci sono Freire, Farrar, Cancellara e Cavendish. Il vantaggio aumenta e la situazione diventa sempre più interessante.
Se ne vanno in 31: ci sono Pozzato e altri quattro italiani
Sulla cima della prima salita del settimo giro il ritardo della seconda parte del gruppo rispetto alla prima è di 1'20" mentre Sagan, Cavendish e Goss sono passati a quasi 2'. In testa alla corsa, invece, è rimasto solo l'ucraino Kvachuk che s'è liberato dei compagni di fuga: il vantaggio del corridore della ISD-Neri è comunque sceso sotto ai sei minuti.Ecco tutti gli uomini che compongono il primo gruppo inseguitore: Pozzato, Tosatto, Nibali, Gavazzi, Visconti (Italia), O'Grady, Evans, Gerrans (Australia), Martin, Greipel, Wegmann (Germania), Serpa (Colombia), Gilbert, Van Avermaet, Hoste (Belgio), Albasini, Morabito (Svizzera), Offredo (Francia), Stangelj (Slovenia), Boasson Hagen (Norvegia), Trofimov, Brutt (Russia), Van Garderen (Stati Uniti), Boom, Moerenhout, Poels (Olanda), Plaza, Barredo, Zubeldia (Spagna), C. Sorensen (Danimarca) e Roche (Irlanda). Al passaggio il vantaggio sul gruppo di Freire, Cancellara e Farrar è di 45". Appena saputo che il distacco si sta riducendo gli italiani si sono messi ad aumentare l'andatura. Matthew Goss, Peter Sagan e Mark Cavendish sono fuori dai giochi: hanno cinque minuti di ritardo dal gruppo Pozzato.
Dopo 200 km di corsa in testa è rimasto solo Kvachuk autore di una grande azione: Tamayo è stato praticamente ripreso dagli inseguitore e il vantaggio dell'ucraino sul gruppo dei migliori è di 4'24". Intanto anche Andrea Tonti ha concluso la sua gara.
Ultimi tre giri (47.7 km alla conclusione)
Al passaggio sotto al traguardo dopo più di cinque ore di gara la situazione vede sempre Kvachuk solo al comando con 2'25" sul primo gruppo inseguitore di cui non fa più parte Francesco Gavazzi ma dove Tosatto sta facendo un lavoro superlativo. Il ritardo del secondo gruppo è di 3'30" e tirano uomini della Russia oltre a uno spagnolo e un americano: strano il comportamento degli iberici che con tre uomini nel primo gruppo stanno rischiando di lasciare isolato il loro capitano Oscar Freire.Sulla prima salita nel tratto più dura attaccano assieme Nibali e Visconti: il primo a riportarsi sui due italiani è Philippe Gilbert ma anche Filippo Pozzato non si fa sorprendere. Alla fine lungo la discesa s'è formato un drappetto di 12 unità con anche Brutt, Serpa, Moerenhout, Wegmann, Sørensen, Poels, Evans e Van Garderen. Kvachuk intanto è stato ripreso dopo circa 210 km di fuga: complimenti e premio combattività per lui.Sulla seconda salita, invece, attacca nuovamente Nibali anche se un po' titubante: tra attacchi e contrattacchi si forma un quintetto in testa con Nibali, Visconti, Moerenhout, Serpa e Sørensen. Dietro ad una decina di secondi Pozzato marca a uomo Philippe Gilbert: anche se mancano tanti chilometri all'arrivo potrebbe già essere un'azione decisiva.Si conclude il nono giro e vuol dire che mancano 31.8 km all'arrivo. I cinque uomini in testa alla corsa vanno in ottimo accordo e in poco sono riusciti a guadagnare 22" sui sette primi inseguitori. Questo sparpaglio ha favorito un po' il gruppo di Cancellara, Freire e Kolobnev che ha trovato nuove forze e nuovi accordi per tirare a tutta: il loro ritardo sotto la linea del traguardo è di 49" ma l'andatura è elevatissima e sono in rimonta. Farrar, invece, si è staccato: il percorso s'è rivelato troppo esigente per i velocisti puri.
Non c'è accordo nel gruppo dei sette anche perché Pozzato e Poels rimangono passivi e spezzano i cambi: a dietro, quindi, rinviene il gruppo tirato dagli uomini di Spagna, Russia e Slovenia e la differenza dalla testa è diminuito ancora ed è nell'ordine dei 30". Attenzione alle prossime salite perché ci sono capitani molto freschi che non hanno mai tirato ma le squadre sono decimate e i gregari molto stanchi.
La bagarre finale
Il gruppo corona in suo inseguimento e sulla seconda salita del penultimo giro il tentativo viene annullato: neanche il tempo di prendere fiato ed è il Belgio ad attaccare, prima con Leukemans e subito dopo anche con Gilbert alla cui ruoto come un'ombra c'è Pozzato. Nel tratto in falsopiano che porta verso l'arrivo s'è formato un gruppetto con Leukemans, Gilbert, Pozzato, Terpstra, Evans e Kolobnev ma dopo aver guadagnato una decina di secondi cominciano a scattarsi in faccia, faticano quindi a trovare un accordo e da dietro, ovviamente, rientrano. L'impressione è quella di un Gilbert piuttosto nervoso: la marcatura di Pozzato lo sta infastidendo.
L'Italia ha ancora un grande Marzio Bruseghin da giocarsi ed il veneto di mette subito davanti a tirare: l'ultimo giro inizia proprio quando scoccano le sei ore di gara. Il gruppo di testa è composto da quaranta uomini ma tra questi non c'è Fabian Cancellara.
Sulla salita più dura, dopo il grande lavoro di Bruseghin, Van Avermaet da una trenata per spianare l'attacco di Gilbert che arriva puntuale e puntualmente fa il vuoto: dietro al vallone è Evans quello più brillante ma all'inizio della discesa il margine di Philippe è di 15". Pozzato ha pagato un po' nel tratto più duro della salita.
Anche sull'ultima salita Gilbert non perde nulla, anzi, porta il suo vantaggio a 20" su Martens, Kolobnev, Evans, Moerenhout, Frank Schleck e Leukemans. Mancano appena 5 km all'arrivo.
A 3 km dall'arrivo si riaprono clamorosamente i giochi perché un gruppo folto tirato dalla Slovenia per Grega Bole è riuscito a rientrare sugli inseguitori e poco dopo anche Gilbert è stato ripreso.
Nel rettilineo sul mare sono tanti gli attacchi ma Gusev, Brajkovic e Terpstra sono gli unici che sono riusciti a guadagnare qualcosa. I tre sono stati presi all'ultima curva e tutto s'è deciso in volata. Van Avermaet ha provato a partire lungo, Breschel l'ha passato e s'è lanciato centralmente ma sulla sinistra della carreggiata, praticamente non visto da tutti, Thor Hushovd ha fatto la sua volata e s'è imposto nettamente davanti al danese e all'australiano Allan Davis. Quarto posto per un Pozzato in grande rimonta nonostante i crampi che lo hanno rallentato negli ultimi 15 km.