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Mondiali Donne 2010: Johansson chiusa, Pooley sottotono - Le nostre pagelle della corsa

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Giorgia Bronzini - 10
Appena arrivata in Australia il percorso l'aveva spaventata e pensava che sarebbe stato troppo duro per lei: giorno dopo giorno, però, ha preso sempre più fiducia in se stessa e oggi ha sfoderato una gara praticamente perfetta. Fin dai primi giri ha pedalato sempre nelle prime posizioni, anche e soprattutto sulla salita più dura, quella per lei più ostica: addirittura all'ultimo, in piena bagarre, scollina ad appena 5" dalle migliori e poi riesce a rientrare nel tratto in pianura dopo il secondo strappo. La volata finale, poi è un capolavoro di forza e lucidità: salta da una ruota all'altra con grande facilità, rimane coperta fino all'ultimo e a 50 metri dalla fine piazza la botta decisiva che schianta la resistenza delle rivali. Dopo il titolo iridato su pista e il terzo posto di Stoccarda si prende la soddisfazione più bella.

Marianne Vos - 8
Coglie il quarto secondo posto consecutivo e per la seconda volta viene beffata negli ultimi 20 metri: sicuramente non può essere soddisfatta anche se ormai ci avrà fatto l'abitudine. Memore di altre gare passate finite male (vedi il Mondiale di Varese e la gara di Plouay di quest'anno) cerca di correre in modo più accorto limitandosi a marcare le avversarie in salita: per sette giri l'aiutano anche le compagne di squadra (8 ad un'encomiabile Chantal Blaak) ma nel finale la sfortunata foratura di Annemiek Van Vleuten (n.g.) la lascia ancora una volta a combattere da sola contro tutte. Agli ultimi 300 metri quando si accorge che il treno per la vittoria sta scappando decide di tentare il tutto per tutto con una volata lunghissima: l'impresa non le riesce per pochissimo ma senza di lei anche questa maglia iridata avrebbe preso la strada del Galles.

Emma Johansson - 7,5
Il bel voto è per la bella corsa che ha disputato la ragazza svedese, sempre presente nelle azioni decisive e anche molto brillante in salita: il terzo posto è l'ennesimo piazzamento di una carriera che la vede sempre lì ma con pochissimi acuti vincenti. La bella Emma, però, stavolta poteva anche fare meglio se non avesse sbagliato vistosamente la volata: ha cercato un improbabile varco lungo le transenne e quando s'è accorta che non poteva passare da lì era ormai troppo tardi.

Nicole Cooke - 7,5
Dopo la caduta all'Emakumeen Bira a giugno ha corso pochissimo e quelle poche volte che l'ha fatto è stata praticamente impalpabile. Come ogni anno, però, si allena come una matta per preparare il grande appuntamento e sfodera una grande prestazione. Legge benissimo la corsa e prova a sfruttare al meglio il grande marcamento che tutte la favorite portano sulla sua compagna di nazionale Emma Pooley: il suo scatto in contropiede assieme a Judith Arndt sembra poter essere decisivo ma un po' di comprensibile studio e la rimonta veemente della Vos le spezzano il sogno a poco più di 50 metri dalla linea d'arrivo.

Judith Arndt - 7
Su un percorso non impossibile come questo, con una condotta di gara non molto selettiva e con sole quattro compagne al suo fianco (due sono state messe ko per infortunio prima del via) le chance di vittoria di Judith Arndt non erano molto elevate: la tedesca però cerca di fare il possibile, mettendosi a tirare in prima persona e scegliendo il momento giusto per attaccare ma alla fine non va. Come premio di consolazione le rimane l'argento della prova a cronometro.

Emma Pooley - 5
Per tutta la gara lascia la sensazione di correre con il freno a mano tirato e anche quando si porta in testa non sembra mai voler affondare il colpo: al penultimo giro riesce a guadagnare diversi metri in salita ma anziché insistere nell'azione (25 km da sola non potevano spaventare lei che spesso è partita al km 0) s'è rialzata per aspettare quelle dietro. Non sappiamo se era semplicemente appagata dall'oro nella crono, se era una giornata no o se ancora era semplicemente una tattica di squadra volta a favorire Cooke e Armitstead. A tal proposito la Gran Bretagna si merita anch'essa un 5 perché non si è mai capito su quale atleta volesse veramente puntare: una Cooke in questa condizione, infatti, sarebbe stata da medaglia anche in caso di arrivo a ranghi compatti e la grande superiorità numerica (c'erano pure Laws e la brava Hare) poteva essere sfrutta per rendere più dura la corsa.

Tatiana Guderzo - 7,5
Non è da tutti i giorni i giorni vedere la campionessa in carica che all'ultimo chilometro si mette a disposizione di una compagna per aiutarla a vincere un Mondiale: la trenata di Tatiana nel finale, però, è decisiva per riportare a tiro Cooke e Arndt. Tra le azzurre è forse quella che stava meglio in salita e più volte ha provato a farsi vedere anche se all'ultimo giro commette un errore che poteva costare carissimo: sulla seconda salita scatta proprio nel momento in cui da dietro stava provando a rientrare sulle migliori Giorgia Bronzini e ricaccia indietro la nostra velocista. Probabilmente era troppo concentrata sulle avversarie e ha pesato anche la mancanza in gara delle radioline: in ogni caso s'è fatta perdonare alla grande. 

Noemi Cantele - 6,5
Noemi non ha la stessa condizione di Mendrisio o Stoccarda, i due Mondiali che l'hanno vista maggiormente protagonista, e si vede: la varesina, però, corre con grande generosità, rimane spesso davanti e nel finale anche lei si mette a disposizione della Bronzini. Ancora una volta, purtroppo, si vede sfuggire la vittoria che tanto sogna ma è utilissima alla causa azzurra: prima o poi siamo sicuri che arriverà anche il suo momento. 

Eleonora Patuzzo - 7,5
Nella prima parte di gara corre sempre nelle prime 10 posizioni: tira se c'è da tirare, chiude quando c'è da chiudere e all'occorrenza si infila anche nelle fughe. Una prestazione ottima per essere la sua prima convocazione e dopo aver speso tante energie è anche normale che sia la prima azzurra ad alzare bandiera bianca: deve ancora compiere 21 anni ma nei prossimi anni diventerà una pedina fondamentale per le nostre nazionali.

Elena Berlato - 7,5
Primo Mondiale in linea anche per Elena Berlato (aveva fatto la crono a Varese) e anche la giovane scalatrice di Schio si distingue in positivo per la sua prova. Nei primi giri corre al risparmio perché il suo compito è di rimanere più vicina possibile alle capitane nei momenti chiave: entra in scena in grande stile nell'ultimo giro attaccando due volte nel tentativo di scremare un gruppo che in quel momento contava ancora 35 unità.

Luisa Tamanini - 8
La trentina disputa forse il suo più bel Mondiale ed ogni anno per esperienza e generosità assume un ruolo sempre più importante in corsa: oggi è rimasta sempre nelle prime posizioni a controllare, tirare e scattare, è quasi una regista in corsa ed in questi appuntamenti è una delle migliori gregarie in circolazione. Nonostante un'annata difficile l'Italia sa che può contare su di lei che puntualmente arriva in grande condizione: al penultimo giro forza sulla salita per preparare un allungo della Cantele ma è lei a togliersi tutte di ruota tranne la Pooley.

Rossella Callovi - 7
È la più giovane del gruppo azzurro ma nei primi giri svolge alla perfezione il compito che le era stato assegnato: rimane vigile nelle prime posizioni e cerca anche di inserirsi in qualche tentativo che però dura lo spazio di poche pedalate. Non riesce a concludere la sua prova ma quella australiana sarà un'esperienza molto importante per il futuro di questa promettentissima atleta.

Valentina Carretta - 6
L'anno scorso era riserva e quest'anno è stata promossa titolare e non sfigura. Al momento dell'attacco della Curi Mattis si fa un po' sorprendere come tutte le azzurre ma dopo cerca di riportarsi sotto insieme alla canadese Samplonius: purtroppo si gestisce male in salita e compie un "fuori giri" che condizionerà il resto della sua gara. Nonostante questo riesce ad arrivare al traguardo, segno che la condizione era buona.

Edoardo Salvoldi - 10
Cosa si può dire ad un commissario tecnico che porta l'Italia sul gradino più alto del podio per tre volte nelle ultime quattro edizioni? Il gruppo costruito da Salvoldi è forte e unito, tutte le ragazze lavorano per una causa comune: per qualche verso ricorda la Spagna maschile di Paco Antequera, con tutti i forti disposti a sacrificarsi. Il percorso così indecifrabile rendeva difficile l'attuazione di una tattica unica e precisa: Salvoldi è stato bravo a preparare tutte le situazioni possibili, con Bronzini in attesa della volata e Guderzo-Cantele sempre tra le prime nel caso in cui il gruppetto buono avesse trovato l'accordo per andare all'arrivo.

Olga Zabelinskaya - 5,5
La russa sta molto bene ma non gestisce al meglio le sue energie: comincia ad esporsi già a grande distanza dal traguardo, nel corso del quarto giro. Quando iniziano gli scatti delle big lei rimane tagliata fuori e nel finale, non essendo veloce, deve accontentarsi di un 13° posto. A Cittiglio questa tattica dispendiosa le aveva fruttato un decimo posto, forse deve rivedere qualcosa nelle strategie.

Canada - 7
Nel finale la svolta della gara avviene quando da dietro, circa ai meno tre chilometri, riesce a rientrate nel primo gruppo inseguitore Erinne Willock: l'atleta dela Webcor si mette subito in testa a tirare per la compagna Whitten che fino a quel punto non aveva ceduto un metro: alla fine arriva solo un 15° posto ma ogni anno le ragazze canadese sono sempre più protagoniste.

Rasa Leleivyte - 7
Le giovane velocista lituana si difende alla grande in salita ma la mancanza di esperienza le fa commettere un errore che le toglierà energie preziosissime per la volata: all'ultimo giro dopo aver scollinato in buona posizione sulla prima salita si logora per cercare di riagganciare le prime rimanendo a lungo a pochi metri. Avesse aspettare il gruppetto alle sue spalle come ha fatto la Bronzini avrebbe potuto ottenere qualcosa in più di un comunque buon ottavo posto: questo è punto di partenza di riportare ai vertici la piccola nazione baltica che oggi ha salutato Edita Pucinskaite (6 per la gara, 10 per la carriera).

Australia - 4
Dalle padrone di casa ci si aspettava molto di più anche se manca una leader come era qualche anno fa Oenone Wood. Nessuna riesce ad arrivare nel primo gruppo, neanche Ruth Corset (la migliore in salita tra loro) o Vicki Whitelaw: forse hanno patito un po' la tensione, le pressioni o la responsabilità ma almeno potevano cercare di mettersi in mostra con una fuga fin dall'inizio.

Carla Swart - 6,5
Alla vigilia era difficilissimo immaginarsi un sudafricana nelle prime dieci del Mondiale e oggettivamente la prova di Carla Swart è abbastanza sorprendente. Questa ragazza di 23 anni, però, quest'anno ha avuto modo di fare molta esperienza in corse europee ed è migliorata tanto. I confini del ciclismo femminile si allargano sempre di più e questo non può che essere un bene. 

Jeannie Longo - 6,5
La francese continua e il 12° posto di oggi è un risultato estremamente positivo, specie se unito al quinto posto nella cronometro. Purtroppo per lei il suo stile di corsa la porta a correre sempre in fondo al gruppo oppure davanti ma esposta al vento: così spende molte energie il che le impedisce di fare meglio ma a 52 anni riflessi, lucidità e voglia di rischiare calano un po'.

Kathryn Curi Mattis - 7
Nei primi giri la corsa è stranamente soporifera e allora ci pensa quest'americana, già vincitrice di una gara di Coppa del Mondo qui a Geelong, a movimentare le acque nel corso del terzo giro. Alla fine rimane in avanscoperta solitaria fino a metà del penultimo giro dopo aver toccato un vantaggio massimo di poco inferiore ai tre minuti. Nel complesso la gara delle ragazze USA (5,5) è un po' deludente ma probabilmente la speranza era che qualcuno seguisse la Curi nella sua azione.

Ina Teutenberg, Kirsten Wild, Shelley Olds - 4
Raggruppiamo assieme tutte le velociste pure, seppur di nazionali diverse: per tutte e tre la corsa è terminata anzitempo ai box segno che il percorso è sì poco impegnativo ma comunque molto esigente. Delle tre nessuna ha mai provato a farsi vedere oggi e rispetto a Giorgia Bronzini sono tutte molto meno brave in salita: un segnale di cui bisognerà tenere conto per la gara di domani.

Sebastiano Cipriani

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