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Mondiali Donne 2010: Giorgia di sole e d'azzurro - Splendida vittoria di Bronzini, Vos ancora 2a | Cicloweb

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Mondiali Donne 2010: Giorgia di sole e d'azzurro - Splendida vittoria di Bronzini, Vos ancora 2a

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La volata vincente di Giorgia Bronzini © BettiniphotoSplende ancora l'azzurro al Campionato del Mondo. Dopo Marta Bastianelli a Stoccarda e Tatiana Guderzo a Mendrisio è la volta di Giorgia Bronzini che sul circuito di Geelong soffre, stringe i denti, si stacca, rientra e fulmina tutte le avversarie sul rettilineo in salita che conduce sul traguardo. 

Da dove cominciare? Forse la cosa migliore è farlo dal principio, per cercare di ricostruire giro dopo giro, chilometro dopo chilometro, salita dopo salita, il capolavoro azzurro. Il percorso si presta a molteplici interpretazioni, la prova degli Under 23 ha fatto capire che una volata non è improbabile, nonostante le ricognizioni dei giorni precedenti parevano andare in altra direzione, tant'è che la stessa Bronzini aveva espresso qualche dubbio sulle sue reali possibilità. Dunque c'è da capire chi vuol fare cosa, ovvero chi ha intenzione di preservare la propria sprinter e chi invece vorrebbe farle fuori tutte, le velociste.

Il primo squillo, dopo tre giri (cadute le italiane adottive Sosna e Andruk), è degli Stati Uniti, c'era da aspettarselo in fondo. Scatta l'esperta Curi Mattis, sulla prima delle due salite ravvicinate e racchiuse nella prima metà del circuito e le azzurre, fino ad allora attentissime a non lasciar scappare una mosca, non riescono ad accodarsi. Ci prova Callovi, subito, e Carretta (con la canadese Samplonius tra le due ascese del quarto giro) successivamente, ma l'americana è imprendibile, tiene un ritmo alto e continua a guadagnare. In ogni caso la gara è lunga, lei è partita prestissimo e verosimilmente sarà la strada stessa a farla "rimbalzare", come si dice in gergo. 

Alla fine del quarto giro il vantaggio è di poco superiore ai due minuti e salirà ancora ad un massimo 2'46" alla tornata successiva. Nel frattempo le australiane, britanniche, olandesi e russe (molto attiva Zabelinskaya) si danno i cambi per non farlo lievitare in maniera sconsiderata, mentre nelle prime posizioni, dopo Carretta, Callovi e Patuzzo, si affacciano anche Berlato e Bronzini. Così, dopo due terzi di gara, il gruppo è ancora piuttosto folto e tutte le velociste vivacchiano ancora nella sua pancia. 

Al sesto giro si vede la Gran Bretagna di una delle maggiori pretendenti all'iride, Emma Pooley. Sulla prima rampa pare si stia preparando il terreno per l'affondo della neocampionessa del mondo a crono che però per il momento non arriva, almeno non come ci si aspetterebbe. Poco dopo nasce sì un tentativo che la vede protagonista, ma con lei ci sono anche la compagna Armitstead, Cantele, Johansson, ma senza convinzione, il gruppo è lì a pochi metri e chiude senza problemi. In ogni caso l'andatura è decisamente aumentata e la prima a farne le spese è Ina Teutenberg. 

Facendo un po' di conti, è l'Olanda, con sei atlete, la nazione ad essere ancora in forze, ma anche l'Italia ha ancora Tamanini, Berlato, Bronzini, Cantele e Guderzo e tante cartucce da sparare, mentre le altre nazionali sono abbastanza ridotte all'osso. Sono appunto le tulipane a prendere decisamente in mano le operazioni con una generosissima Chantal Blaak che mette in fila indiana il gruppo per quasi un giro. Sulla prima salita del settimo (e penultimo), Tamanini batte un colpo con Cantele subito a ruota per replicare più avanti. Ma con loro c'è Pooley che allunga decisa, riprende in men che non si dica la sfinita Curi Mattis e va. Di solito, in frangenti come questi, il vantaggio comincerebbe ad aumentare pedalata dopo pedalata e sarebbe impresa ardua ricucire lo strappo, ma stavolta Emma è titubante, si volta, a pochi metri c'è un sestetto molto interessante, forse è il caso di aspettarle e riprovarci più avanti. Dunque Guderzo, Cantele, Neben, Johansson, Vos e Arndt si uniscono alla londinese e dopo un contropiede un po' telefonato di Tatiana, l'andatura rallenta e un'altra ventina abbondante di concorrenti rientra.

Pooley è sempre attentissima nelle prime posizioni e segue uno scatto di Cantele poco prima del rettilineo d'arrivo, ma è la russa Antoshina a piazzare un bello scatto sul suono della campana che indica l'inizio dell'ultimo giro. Noemi ci riprova ancora, stavolta Emma manda la compagna Hare a seguirla, le due riprendono Antoshina, ma poi si rialzano, troppo sfavorevole la situazione tattica della varesina, che sarebbe stata l'unica interessata a promuovere l'azione. A questo punto è la volta di Berlato: la vicentina screma quel che rimane del gruppo sulle pendenze a doppia cifra della prima salita, dando il la ad un nuovo tentativo di Pooley che, col suo allungo dà un'ulteriore mazzata a chi finora si era salvata coi denti. Rimangono solo le migliori e tra queste fa capolino la Nicole Cooke che non t'aspetti. Le tre capitane azzurre sono ancora lì, con loro Vos, Johansson, Arndt, Leleivyte, Whitten, Neben, Stevens, mentre fora Van Vleuten, l'unica olandese rimasta vicino alla sua capitana. La gallese gioca la carta della sorpresa e se ne va alla chetichella nel falsopiano successivo, ma nel giro di un paio di chilometri Arndt chiude il buco, provocando ulteriore selezione. 

Il podio dei Campionati del Mondo in linea 2010. Bronzini è tra Vos e Johansson © BettiniphotoStringiamo il campo su Giorgia Bronzini, a questo punto. Siamo a sette chilometri dall'arrivo. La prima salita del circuito è stata affrontata e, a denti stretti, è lì, ancora con le migliori. La strappata di Arndt le ha fatto male, è la successiva accelerata di Guderzo sull'ultima salita della corsa rischia di essere paradossalmente decisiva in maniera negativa per la sua corsa. Verosimilmente Tatiana non si è accorta della sua presenza, ma il risultato è che Giorgia perde ancora qualche metro dalle due compagne di squadra (c'è anche Cantele), Vos, Johansson, Whitten, Arndt e Cooke. Mondiale andato per la piacentina?

Ritorniamo davanti. Arndt gioca la sua carta e ai meno sei se ne va. Cooke è lestissima a prenderle la ruota e collabora, sa che questa può essere la sua chance. Cinque secondi, poi dieci, poi quindici, sembra fatta, perché dietro non c'è un vero e proprio accordo. La logica dice che dovrebbe essere la favorita Vos a chiudere, ma anche lei non può far tutto da sola, sa bene come si perde un mondiale e tirare per cinque chilometri senza cambi aggiungerebbe sicuramente un altro pezzo alla personale collezione. Intanto rientra un'altra quindicina di atlete. Il frangente è decisivo, non solo perché in questa quindicina c'è anche Giorgia, ma anche perché subito la canadese Willock dà la sveglia e, pancia a terra, si mette subito in testa. Qualche secondo viene così rosicchiato e qualche altro lo rosicchiano nei 4-500 metri in cui Tatiana Guderzo dà il suo generoso contributo, fino ai quattrocento metri finali, quando la strada ha già cominciato a salire. Ci sono ancora quattro-cinque secondi per Arndt-Cooke e allora Vos deve giocarsi il tutto per tutto, o la va o la spacca. La sua progressione è inesorabile, metro dopo metro ricuce i metri che la separano dalla coppia di testa. Ma alla sua ruota si sono fiondate Johansson e Bronzini, che aspettavano solo quello. Probabilmente sanno che l'unico modo per poter battere Marianne su un arrivo del genere è aspettare le sue mosse e sfruttarne i risultati. E allora ai 100 metri l'olandese scarta a destra per saltare Cooke e Arndt, proseguendo poi verso le transenne. Johansson contava di saltarla proprio lì, sulla destra, ma lo spazio ormai non c'è più. Nel frattempo Giorgia, dritto per dritto, quasi a centro strada le salta entrambe, e dà sfogo alla sua felicità.

L'esplosione di gioia di Giorgia e la triste rassegnazione di Marianne, il Mondiale 2010 in realtà si potrebbe raccontare anche partendo da qui. Una, con l'aiuto della squadra ha coronato il sogno di una vita. L'altra per la quarta volta consecutiva è vittima della propria forza. 

Giuseppe Cristiano

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