Vuelta a España 2010: Bravo Bravissimo - Nibali trionfatore anche nelle nostre pagelle
- VUELTA A ESPAÑA 2010
- Alessandro Petacchi
- Andy Schleck
- Carlos Barredo Llamazales
- Carlos Sastre Candil
- Daniele Bennati
- David López García
- David Moncoutié
- Denis Menchov
- Ezequiel Mosquera Miguez
- Filippo Pozzato
- Fränk Schleck
- Igor Antón Hernández
- Imanol Erviti Ollo
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Lars Ytting Bak
- Luis León Sánchez Gil
- Mark Cavendish
- Marzio Bruseghin
- Mikel Nieve Ituralde
- Nicolas Roche
- Peter Velits
- Philippe Gilbert
- Roman Kreuziger
- Thor Hushovd
- Tyler Farrar
- Vincenzo Nibali
- Vladimir Karpets
- Xavier Tondo Volpini
- Yauheni Hutarovich
- Óscar Freire Gómez
- Uomini
Vincenzo Nibali - 9.5
La tentazione di dargli un bel 10 era fortissima, ma poi chi li avrebbe sentiti quelli che "non ha vinto neanche una tappa"? A costoro avremmo dovuto spiegare che vincere un GT a meno di 26 anni apre scenari importanti, scenari che in Francia si chiamano Tour e che da troppo tempo non vedono un italiano pronto a lottare. Oppure che sì, non ha vinto tappe, ma che la regolarità di Vincenzo emerge anche dall'affermazione nella classifica della combinata; o ancora che - va bene che il ciclismo è la patria degli sportivi, però... - comunque si correva in terreno avverso, contro alcuni tra i più amati atleti di casa. Lungi dall'esserne intimorito, il siciliano ha costruito il suo trionfo nell'ultima settimana, che ci lascia nei ricordi la cronometro con cui Nibali ha riconquistato la maglia rossa, e soprattutto lo splendido duello di Bola del Mundo con Mosquera: un duello che ha nobilitato grandemente la Vuelta di entrambi i contendenti, ma anche la Vuelta in sé: e chissà che cosa risponderanno gli organizzatori alla domanda - che si saranno posti in cuor loro - se preferivano vincesse l'anziano Mosquera oppure se son più contenti del successo di un giovanotto che da qui in avanti sarà uno dei fari dei grandi giri. Probabilmente il dubbio non se lo pongono proprio.
Ezequiel Mosquera - 8
Se va avanti fino a quarant'anni, probabilmente un paio di Vuelte se le porta a casa... Del resto con 35 primavere sulle spalle ha estratto dal cilindro la sua miglior prestazione in un GT. Era il terzo spagnolo nella scala dell'appeal, dopo il tosto JRO e il redivivo Antón, ma la crono di Peñafiel l'ha riproposto al centro dell'attenzione come principale rivale di Nibali. E Mosquera è stato perfettamente all'altezza del ruolo: la scalata di Bola del Mundo se la ricorderanno in tanti, e a lungo.
Joaquím Rodríguez - 7.5
Quando saremo vecchi ci troveremo tutti davanti a un caminetto acceso e il buon JRO ci spiegherà come diavolo si fa a partorire una crono indecente come quella che a Peñafiel ha posto fine alle sue velleità di vincere la Vuelta. Fin lì era stato veramente bravo, primo a Peña Cabarga e potenziale spauracchio in vista della Bola. Ma i 6'12" lasciati nella prova contro il tempo l'hanno spinto addirittura fuori dal podio: non c'è niente da fare, il cronometro non ce l'ha in testa, prima ancora che nelle gambe. Ha indossato la maglia rossa in due giorni distinti, non riuscendo a difenderla in nessuna delle due occasioni. In ogni caso, uno dei volti della Vuelta 2010.
Igor Antón - 8
Era stato bello ritrovarlo in grande spolvero, vincitore di ben due tappe (a Valdepeñas de Jaén e ad Andorra) e in maglia rossa per cinque giorni (divisi in due tranche). Ma poi la caduta di Peña Cabarga ha tolto dalla circolazione il corridore che più aveva impressionato fino a quel momento. Non sapremo mai se poi alla fine avrebbe vinto la Vuelta, ma di sicuro ci sarebbe piaciuto scoprirlo a Madrid, domenica scorsa. Anche a lui, presumibilmente.
Peter Velits - 8
Sicuramente il gemello Martin, anch'egli ciclista, avrà molto talento in altri settori; in campo ciclistico, però, i cromosomi di Peter spingono un rapporto più lungo. Alla Vuelta l'abbiamo visto sempre coi primi fin quasi al traguardo, ma i secondi persi qua e là sui vari arrivi in salita li ha recuperati alla grande nella solita cronometro. La vittoria di Peñafiel, unita (anzi, abbondantemente sopravanzata, a livello di peso specifico) al podio finale, ce lo propone come nome nuovissimo per i grandi giri. Se questa Vuelta sarà stata un uovo fuori dal cesto, o se rappresenta la prima pietra su cui potrà essere edificato un palmarès a molti piani, lo scopriremo in seguito.
Mark Cavendish - 7.5
Un grande giro è troppo poco per lui per saziare una fame di vittorie che pare non trovare mai soddisfazione. Dopo i cinque successi del Tour, eccone tre alla Vuelta (più il primato nella classifica a punti), malgrado il solito inizio con qualche intoppo in volata (non nella cronosquadre d'apertura, vinta dagli HTC e foriera della maglia rossa per Mark). Certo, somma anche qualche sconfitta (principalmente da Farrar, sua nemesi stagionale), ma un bilancio in attivo come il suo lo vorrebbe qualsiasi azienda.
Philippe Gilbert - 8
Uno dei protagonisti assoluti della Vuelta, anche se in classifica non lo ritroviamo: ha vinto benissimo a Málaga a inizio gara (poi ha portato la roja per 5 giorni) e a Toledo sul finire. Sempre più inesorabile, non spara mai cartucce difettose e i bookmaker dovranno operare di fantasia per contrapporgli qualche favorito alla sua altezza in vista del Mondiale. Forse mai così in forma, nemmeno tra settembre e ottobre 2009 quando pure fece mirabilie.
David Moncoutie - 7.5
Ancora una volta accorto dominatore della classifica del Gpm, che si porta a casa senza problemi per la terza volta consecutiva. Se ognuno ha i traguardi che si è scelto, l'understatement di David (che da tempo ha rinunciato al troppo stressante Tour de France) merita il massimo rispetto, anche perché, quando ci si mette, il ragazzo non è mica da sottovalutare. Bella fuga con annessa vittoria a Xorret de Catí, anche in questo caso terza vittoria di tappa consecutiva in quest'ultimo triennio di Vuelta: definitivamente, la corsa spagnola ha in lui uno dei migliori interpreti recenti.
Tyler Farrar - 7.5
Se Cavendish non ha ancora numeri da cannibale è molto merito dell'americano che spesso gli toglie spazio e vittorie. La volata di Tyler a Lorca valeva da sola il prezzo del biglietto; non contento, poi, si è ripetuto pure a Madrid, nella più prestigiosa tappa per i velocisti, naturalmente appannaggio di velocisti prestigiosi; cosa che Farrar è, senza alcun dubbio.
Alessandro Petacchi, Thor Hushovd - 7
Accomunati dall'aver piantato un paletto dei loro nel cuore della ridondante gioventù che si è impossessata degli sprint di tutto il mondo. A Murcia e a Orihuela la vecchia guardia ha battuto i suoi colpi, che non saranno frequenti come un tempo ma che hanno sempre una loro bellezza, oggi quasi vintage, si direbbe.
Yauheni Hutarovich - 7
Alla prima tappa in linea, quando tutti aspettavano Cavendish o Petacchi, Farrar o Freire, ecco spuntare il giovinotto venuto dalla Bielorussia e capace di vincere - con la tappa di Marbella - 5 gare quest'anno. Poi ha campato di rendita, ma vorremmo vedere se un altro al posto suo non faceva lo stesso...
Imanol Erviti, Carlos Barredo, David López, Mikel Nieve - 7
Un quartetto di spagnoli assortitissimo, giovani e meno giovani, uomini vicini in classifica (Nieve, alla fine 12esimo a 10'58" da Nibali) o lontanissimi (Erviti 78esimo a 2 ore e un quarto), qui tutti insieme per essere celebrati in quanto fuggitivi col marchio DOC. Più di una fuga ciascuno per ottenere il risultato di una tappa a testa, 4 su 19 in linea (anzi, 5 con la vittoria di Moncoutie a Xorret), in una stagione in cui il totale delle azioni da lontano andate in porto ammonta a 20 su 55 tappe in linea nei grandi giri (7 su 19 al Tour, addirittura 8 su 17 al Giro): non siamo lontani dal 40%, come dire che oggi più che mai avere coraggio, provarci, partire all'avventura, conviene. Chiedere lumi al più esperto della compagnia, quel Barredo primo ai Lagos de Covadonga e col merito ulteriore di non aver aggreduto nessuno a ruotate, stavolta.
Oscar Freire - 4
Pronti naturalmente a rimpolpare quel giudizio se a Melbourne Oscarito farà faville: ma quella è un'altra corsa, questo è il problema: e la sua Vuelta è stata del tutto deficitaria.
Roman Kreuziger - 7
Rassegnato a non avere (perlomeno non ancora) la capacità di far classifica, ha aiutato Nibali come il migliore e più umile dei gregari: un atto di maturità che non gli varrà una classifica di primissimo piano, ma che basta e avanza per la stima di un pubblico sempre più vasto.
Filippo Pozzato - 5
Ha lavorato molto per la squadra, ma il fatto che sia tornato a casa (in anticipo) solo col terzo posto di Toledo e altri piazzamenti molto secondari all'attivo ci dice che non ha dato certo fondo alle sue potenzialità.
Daniele Bennati - 4
Non ha azzeccato la volata buona e si è fermato al secondo posto di Murcia e al terzo di Burgos: continua a vivere alti e bassi paurosi, comunque il suo 2010 rimane ampiamente deficitario.
Marzio Bruseghin - 6.5
Molto bravo fino alla caduta di Peña Cabarga, poi i postumi di quest'ultima l'hanno impossibilitato a dare il massimo. Un po' il simbolo di una Caisse d'Epargne molto attiva e presente, ma che ha raccolto probabilmente meno di quanto non meritasse.
Nicholas Roche - 7
Una roccia in fase di rapido consolidamento geologico. Non l'avevamo visto mai tanto sicuro di sé in un GT e continuo nei risultati nell'arco delle tre settimane. Il settimo posto finale è un punto di partenza, e finalmente papà Stephen si sarà convinto che il cognome di famiglia potrà un giorno tornare in vetta a un grande giro.
Frank Schleck - 5.5
Un po' come diceva Enzo Biagi della Carrà: sa ballare quasi bene, sa cantare quasi bene, sa recitare quasi bene... è la regina del quasi bene. Frankie è quasi uno scalatore, un po' cronoman ma non troppo, decisamente veloce solo a sparuti tratti. Quinto in classifica, secondo di tappa a Cotobello, quarto a Bola del Mundo. Quasi bene, insomma; che poi è come dire quasi male.
Carlos Sastre - 6
Chissà cosa l'ha spinto a fare tutti e tre i grandi giri quest'anno, e soprattutto a non essere ancora stato pervaso dalla voglia di mollare. Avendo deciso che non poteva fare la chioccia a un quasi coetaneo (Xavier Tondo, un altro che - come Mosquera - ha speso [o sprecato?] gli anni migliori nel singolare ciclismo portoghese, e oggi a quasi 32 anni conquista il primo piazzamento - sesto - in un GT: 6.5 per lui), Sastre ha gareggiato per fatti suoi. Senza risultati, ma con una certa soddisfazione che non merita bocciatura.
Denis Menchov - 5
Nemmeno se avesse vinto l'ottima crono disputata a Peñafiel (è stato secondo) avrebbe salvato la sua Vuelta, simbolo di una stagione minore nell'arco della sua pluridecorata carriera. Ha la scusante di una caduta che l'ha messo ko abbastanza presto, nello sviluppo delle tre settimane, e che non gli ha lasciato giocarsi le proprie carte in santa pace.
Luis León Sánchez - 5.5
Dopo un Tour non particolarmente eccitante, una Vuelta abbastanza anonima, anche se pur sempre conclusa nella top-ten della generale. Sarà che siamo incontentabili, ma da uno con la sua classe ci aspettiamo sempre qualcosa in più; quel qualcosa in più che stavolta non è arrivato.
Vladimir Karpets - 7
Gran gregario (condivide il voto positivo col compagno Kolobnev) e simbolo operaio di una Katusha che non ha potuto mettere il suo uomo (JRO) sul podio, ma che si consola col successo nella classifica a squadre. E forse Karpets, ex promessa, ha trovato finalmente una sua dimensione.
Lars Ytting Bak - 6.5
Come da tradizione un bel voto di stima, fiducia e incoraggiamento, va dato alla maglia nera di un GT. Per Bak (sembra un'esclamazione!) è la prima esperienza nel ruolo, e forse il suo titolo più sofferto e rilevante. In bocca al lupo per il post.
Andy Schleck - 2
Niente da dire oltre a quanto già più volte ripetuto. Il concetto è che Andy sarà anche bello da vedere in bici ed efficace in quel mese scarso di attività che ci regala ogni anno; ma poi è impresentabile (nel senso che spesso non si presenta proprio, e quando si presenta sarebbe stato meglio non l'avesse fatto) nel resto della stagione. Purtroppo corridori che fanno così sono la rovina del ciclismo. Cambi rotta, cambi stile, questo non è l'1.9.9.6.