Tour of Britain 2010: Unforgivable Albasinner - Assolo di Michael a Swansea
Ad alzare le braccia nella fredda e piovosa Swansea è Michael Albasini, 30enne svizzero portacolori dell'HTC Columbia, tornando così a vincere 14 mesi dopo il Giro d'Austria portato a casa l'anno scorso. Una tappa breve e dal profilo altimetrico collinare, resa tremenda dalla pioggia e dalla nebbia che han fiaccato i corridori e fatto correre loro parecchi rischi in discesa: l'australiano Darren Lapthorne della Rapha Condor, ex-campione nazionale, torna a casa con una clavicola fratturata.
È la tappa gallese del Tour of Britain, da Newtown a Swansea. Sono 150 km, con 3 Gpm e un finale piuttosto tortuoso. a meno di 2km dall'arrivo si scollina infatti a Constitution Hill, suggestivo strappo in pavè che deciderà la corsa. La situazione di corsa è già ben definita: dopo la fuga bidone di ieri, sono rimasti in 15 a potersi giocare la corsa. Tra questi, nessuno degli uomini della Colnago-CSF Inox, alle prese con una pandemia interna di un virus intestinale che ha fiaccato Canuti e Brambilla, ieri in fuga e poi ripresi, e fatto tornare a casa anzitempo Belletti, non partito stamattina. Così la fuga non prende il largo finché non si supera lo sprint di Llandindrod, dove Haussler fa il pieno di abbuoni su Bozic e Albasini mentre Henderson passa quarto e così a secco. Sono poi Cameron Meyer (Garmin) e lo stagista Pim Lighart (Vacansoleil) a propiziare l'azione giusta, seguiti dall'altro stagista Elia Favilli (ISD), Richardson (Sigma Sport), McNally (An Post), Oliphant (Endura), Timmer (Skil Shimano), Bibby (Motorpoint) e Neiryinck (Topsport Vlaanderen). Nessuno dei 9 è in classifica, così i fuggitivi arrivano a guadagnare fino a 4 minuti. Non di più però, perché la High Road è intenzionata a far la corsa e a mettere in difficoltà Henderson, così poco prima del Gpm di Black Mountain comincia a tirare. Il cielo intanto continua a scaricare inclemente vagonate di pioggia sui corridori.
Cameron Meyer rompe gli indugi e decide di andarsene tutto solo su Black Mountain. Oliphant oppone una lieve resistenza, ma deve cedere. Le condizioni meteo sono orrende: la visibilità è ridotta a 20 metri dalla nebbia e in più, i corridori hanno vento in faccia. Vento, nebbia e pioggia contemporaneamente, ma siamo all'inferno? Qualcosa si muove anche nel plotone e se ne vanno Tony Martin e Albasini, che riescono a riprendere gli inseguitori di Meyer (Favilli e Timmer intanto hanno mollato) mentre con Henderson restano una trentina di uomini con 1'20" di ritardo dagli scappati in cima a Black Mountain. È su questa discesa che Darren Lapthorne cade e viene portato via in ambulanza. Radiocorsa segnala altre cadute, per fortuna con conseguenze meno gravi.
La cavalcata di Cameron Meyer procede piuttosto forte ma tra i -10 e -5km dall'arrivo è ripreso dagli 8 trainati a tutta dagli HTC che mantengono il minuto e mezzo di vantaggio sul gruppo. Si arriva così su Constitution Hill, dove Martin lancia Albasini, che stacca la concorrenza fiaccata dalla fuga. Michael scende a rotta di collo, nonostante la strada bagnata, dalla collinetta e arriva al traguardo da solo: per lui è automaticamente tappa e maglia, e la conferma del buon momento attraversato dopo il 4° posto in Polonia; pian piano, Albasini si sta rivelando un possibile outsider in vista di Melbourne. Bibby prende il secondo posto battendo allo sprint Neirynck, entrambi a 8", più lontani gli altri fuggitivi che arrivano ad uno ad uno. Primo del gruppo è Richie Porte con Jack Bauer della Endura: i due riprendono Martin sul traguardo, con un ritardo di 1'15" dal vincitore. Bravo comunque Henderson, 13esimo a 1'27".