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Vuelta a España 2010: Vieni a saltare a Burgos! - Cavendish svolazza in bici sul traguardo | Cicloweb

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Vuelta a España 2010: Vieni a saltare a Burgos! - Cavendish svolazza in bici sul traguardo

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Il salto in bici con cui Mark Cavendish ha festeggiato al traguardo di Burgos - Foto Roberto BettiniTroppo forte Mark Cavendish, forse oggi l'unico velocista al mondo che può permettersi di tagliare il traguardo saltellando vittoriosamente in uno sprint. A Burgos il britannico fa doppietta dopo il successo di ieri a Lleida, esibisce ancora una volta una grande superiorità sui colleghi, e rafforza la sua maglia verde della classifica a punti.

La tappa inizia con 30 km in cui si registrano una moria di neozelandesi (Dean non partito, Roulston ritiratosi strada facendo) e uno sprint intermedio in cui Farrar e Cavendish affilano le armi. Dopodiché, parte la fuga: proposta dagli italiani Mori e Cheula, supportata da Allan Davis, Kaisen e Terpstra, l'azione prende il largo rapidamente: dopo 10 km di attacco, il margine è già oltre i 4'; dopo 20, siamo al vantaggio massimo: 7'58". La HTC del primo violino Cavendish si mette allora a lavorare in testa al gruppo e la giornata prende la piega che tutti si aspettavano (o quantomeno - se parliamo del gruppo - speravano): ovvero, si procederà fino a Burgos senza grossi sussulti.

E in effetti la frazione risulta essere tra le meno significative della Vuelta 2010, almeno tra quelle fin qui disputate (e si spera che lo resti: vorrebbe dire che da qui a Madrid ci si divertirà di più). Appuntiamo una caduta senza conseguenze di Sastre, e il sopraggiungere degli altri team dei velocisti in testa al gruppo nel finale, a dare una mano ai Columbia nell'inseguimento ai 5 attaccanti. Una mano necessaria, visto che i fuggitivi non hanno minimamente intenzione di mollare, e quelli dietro devono unire le forze per andare a tutta a riprenderli. Non è un caso, del resto, che la fuga venga annullata proprio in un momento in cui il plotone è guidato dai Garmin di Farrar.

Il momento dell'aggancio si materializza a 4 km dall'arrivo, anche se Kaisen e Terpstra provano (ognuno per conto suo, entrambi senza fortuna) a prolungare l'evasione. Non ce n'è per loro, ce n'è invece per i treni, che tra i 5 km e l'ultimo, sono uno spettacolo di organizzazione: Garmin, Quick Step, Katusha. La HTC è lì, a ranghi sparsi; forse perché Cavendish in maglia verde sente di stare talmente bene da non necessitare che di un uomo, quel Goss che già ieri gli ha magnificamente aperto la strada per la vittoria.

E nell'ultimo chilometro, quando le carte si rimescolano tutte e i treni deragliano (non riesce ai Katusha una magia sull'asse Pozzato-Galimzyanov, visto che il giovane russo si perde per strada), davanti c'è proprio Goss, con Cavendish a ruota. Quando parte Mark si sente quasi un rombo di tuono, fatto sta che nessuno di quelli alle sue spalle riesce a evitare che il britannico si tolga tutti di ruota. Talmente superiore, Cave, da voltarsi un paio di volte a controllare che tutto sia tranquillo, e da avere il tempo per architettare l'esultanza più bella dell'anno: a pochi metri dall'arrivo si abbassa, si incunea, si dà la spinta non per un colpo di reni ma per un saltello con tutta la bici (prima di fare ciò si noti che deve pure rallentare): e così Mark taglia il traguardo praticamente volando.

Chissà se i battuti, a partire da Hushovd (secondo) e Bennati (terzo, c'è di buono che l'aretino sta tornando a frequentare i quartieri alti degli ordini d'arrivo) reagiranno al gesto dell'inglese come si reagisce a uno sberleffo: non lo scopriremo sul traguardo di domani, perché si tornerà a salire sul traguardo di Peña Cabarga, rampa durissima ancorché breve: Antón difenderà la maglia rossa da Nibali e Tondo che lo seguono immediatamente in classifica, e soprattutto da quel Joaquím Rodríguez che dovrebbe trovare su quella salita un terreno ideale per rimediare alla defaillance di Andorra.

Marco Grassi

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