Trophée d'Or 2010: Lampo Andruk, vittoria per Marina - Bruciate Johansson e Martisova
Chissà quante volte l'aveva sognato in questi mesi. Chissà quanto aveva gioito quando Eleonora Patuzzo ce l'aveva fatta, aveva vinto per Marina.
Chissà con quale forza si è infilata in quel buco che le ha permesso di beffare tutte le avversarie ad un passo dal traguardo.
Sì, perché la vittoria al Trophée d'Or di Alona Andruk ha un sapore speciale, la sua unica vittoria in stagione finora l'aveva colta a Novi, a fine maggio, proprio qualche giorno prima del terribile incidente di Marina Romoli, la sua amica, e da allora non ha mai fatto mistero di voler ancora vincere, stavolta per lei.
E se non si è velociste da arrivo compatto, non si è scalatrici da fare il vuoto in salita, ma si è delle oneste passiste tuttofare, per vincere bisogna cogliere l'attimo giusto. E quello può capitare in ogni istante di corsa, sta al corridore saperlo cogliere.
Può capitare anche quando si sta lavorando per una nostra compagna, per lanciarle lo sprint, come si è fatto decine e decine di volte. Un attimo, ti giri e vedi che la velocista non è alla tua ruota, è intruppata a sgomitare parecchie posizioni più indietro, ormai è fuori gioco per la vittoria. Ti rigiri, un'occhiata d'intesa con la tua compagna che ha appena finito il suo lavoro, facciamo il buco. Il buco è fatto e si vola verso la vittoria, senza voltarsi più indietro perché le altre velociste sono lì che ti sbranerebbero in un batter d'occhio. Si pensa solo a pedalare, più forte che si può, perché se passiamo sotto quello striscione per prime, abbiamo vinto, possiamo esultare e gridare il nome di Marina a tutto il mondo.
E stavolta Johansson, Martisova, Bras e compagnia non hanno potuto niente di fronte alla progressione inarrestabile della bionda ucraina che è andata a prendersi di forza la sua seconda vittoria stagionale, quella che tante volte aveva sognato di dedicare a Marina.