Eneco Tour 2010: Jack inserito, parte la musica - Bobridge, assolo a Sittard
Ecco a voi Jack Bobridge: questo nome vi dice niente? Il ragazzo è uno degli ultimi gioielli della scuola australiana, di quelli capaci di andar forte su tutti i terreni. Su pista è un ottimo inseguitore: membro della squadra campione del mondo, è arrivato terzo quest'anno nella competizione individuale, dove detiene con 4'14"427 il miglior tempo mondiale in epoca post-Boardman. Su strada si è laureato l'anno scorso campione del mondo Under 23 a cronometro, oltre ad aver vinto il GP di Francoforte di categoria. Passato professionista con la Garmin insieme al connazionale Travis Meyer, quest'anno ha partecipato al Giro d'Italia, uno dei più giovani insieme a Blythe e Brandle, tutti e tre classe '89, e si è ritirato dopo 12 tappe, dichiarando di aver fatto una fatica bestia a tener duro nelle frazioni con chilometraggio superiore ai 200 chilometri.
Se è così, il ragazzo ha imparato in fretta a dosare gli sforzi sulle lunghe distanze, perché la vittoria di oggi, frutto di un'azione da lontano su un percorso di 204 km, è tipica del passista dotato di una classe superiore, quello - per intenderci - che se gli lasci 20 metri non lo prendi più.
La fuga non sembrava destinata ad avere buon fine: degli 11 partiti, De Haes (Katusha), Gourov (Astana), Da Dalto (Lampre), Pérez Moreno (Euskaltel), Bobridge (Garmin), Hulsmans (Quick Step), Nerz (Milram), Hutarovich (FDJ), Gardeyn (Vacansoleil), Van Staeyen e De Gendt (Topsport Vlaanderen); proprio quest'ultimo aveva un ritardo da Tony Martin di appena 3'37", cosa che ha spinto gli HTC a non far salire il vantaggio oltre i 4'. Le asperità del percorso, ricalcante nella parte centrale il tracciato dell'Amstel Gold Race, si concentravano appunto in detta fascia, in una fase in cui gli Sky hanno messo il gruppo in fila indiana, dall'Eyserbosweg in poi.
Sul Doodeman è il momento-verità: Boasson Hagen attacca, ma Martin si piazza subito sulla sua ruota. Resosi conto della poca utilità del tentativo, il norvegese desiste. Sul successivo Cauberg è invece Porte a tentare un'azione, subito inseguito da Boom, ma nemmeno i due prenderanno molto margine. Segue a questo momento scoppiettante la calma, che permetterà ai fuggitivi - rimasti in 8 per la dipartita di Hulsmans, Hutarovich e Dehaes - ad assestare il vantaggio su quei 2'30" necessari per resistere alla futura rimonta del gruppo. In questa fase, la sfortuna si accanisce sull'unico italiano in fuga: Da Dalto ha un incidente meccanico e viene ripreso dal gruppo.
Dopo il primo passaggio sul rettilineo d'arrivo, i fuggitivi cominciano a darsele dove il terreno lo permette: il circuito finale è costituito da 3 côte dalle pendenze dolci. Sono stranamente i più veloci a tentare: apre le danze il 22enne Van Staeyen, approfittando della superiorità numerica Topsport, sul Bergstrasse. Poi è Pérez Moreno a menare una stilettata sul falsopiano. Intanto dietro la Omega Phama tenta di scremare il gruppo, con Van den Broeck sullo Schatstberg e Roelandts sul St-Pergamijn: il ritmo è veramente forte e il gruppo, ridotto a una quarantina di unità, si avvicina decisamente ai fuggitivi.
A questo punto è De Gendt a tentare l'azione del fagiano, ma gli altri, escluso Gourov ormai perso, non si lasciano sorprendere. Ai -2 è invece Bobridge a partire: prende prima 20 metri poi arriva a 50, e a questo punto De Gendt intuisce che lui e gli altri hanno fatto un'enorme stupidaggine a non chiudere subito, e si porta in testa: troppo tardi. Jack Bobridge solleva le braccia al cielo per la sua prima vittoria nel Pro Tour, vittoria che difficilmente non avrà un seguito. La generale, nonostante gli scossoni del finale, resta invariata con Tony Martin leader e due tappe importanti al termine.