L'intervista: Machado, nuovo asso portoghese - «Correre con Armstrong è un sogno»
Versione stampabileVincitore della crono al Circuit de la Sarthe (e 2° nella classifica finale), sesto nella classica generale del Giro di Romandia, terzo al Critérium International e alla Volta ao Algarve; per il suo primo anno fra i ranghi di una squadra Pro Tour, il Team RadioShack, il portoghese Tiago Machado sta facendo una bella impressione. Per lui correre tra i pro' non è un novità. Il corridore nato il 18 ottobre 1985 a Vila Niova de Famalicão sta facendo la sua quinta stagione da professionista, dunque non è affatto un novizio della categoria. Quattro anni nelle fila di varie squadre hanno permesso a Machado di accumulare l'esperienza necessaria: «Era il mio intento. Quei quattro anni mi hanno permesso di accumulare esperienza, poi ho anche acquisto la maturità necessaria facendo errori in tante corse minori».
Specialista della cronometro ed ottimo scalatore, Machado è arrivato al Team RadioShack grazie al diesse José Azevedo. L'ex gregario di ONCE e US Postal ha subito permesso al giovane connazionale il salto di qualità: «Fare parte del team di Lance Armstrong è come vivere in un sogno. Non avevo mai pensato poter correre al suo fianco. Mi sono messo subito a disposizione del team. Qui c'è tutto per un professionista: dal materiale allo staff, tutti fanno tutto il possibile per metterti nelle migliori condizioni di lavoro. Do il meglio di me per la squadra e quello che viene mi dà grande solo felicità».
L'anno scorso il corridore portoghese è diventato campione nazionale della cronometro. Un bel ricordo per il ragazzo che ama suonare la chitarra nel tempo libero: «È uno dei più belli ricordi della mia giovane carriera. La cronometro è una specialità che valorizza le mie qualità quindi ho fatto semplicemente leva sui miei trascorsi da dilettanti, visto che avevo già ottenuto due titoli e nel 2008 ero giunto sul secondo gradino del podio».
Ma nel cassetto di Tiago c'è un altro sogno da conquistare: «Quello che affascina e mi fa sognare maggiormente è la maglia iridata. Indossare quella maglia ha un fascino unico». Arrivato nel 2005 nel mondo dei pro', Tiago Machado ha sempre voluto diventare ciclista: «Non ho pensato a nient'altro. Non so quello che sarei diventato se non fossi diventato ciclista, ma passare pro' è stato il coronamento di un percorso. Ho dovuto fare molti sacrifici, visto che questo sogno non si è realizzato in un giorno. Devo ringraziare i miei genitori e la mia ragazza, che hanno sempre creduto in me e mi sono stati sempre vicino - confida il ragazzo - Ho iniziato da piccolo in una squadra della mia città e se dovessi fare un paragone tra calcio e ciclismo, direi che noi soffriamo molto di più, ma riceviamo molto di meno. Ma non mi lamento, perché io svolgo il mestiere più bello del mondo».
9° nella classifica finale del Giro di Polonia terminato sabato, Tiago Machado è - come tanti corridori - uno che conosce molto bene il proprio corpo: «Non amo parlare di me perché non sono la persona più adatta. Però penso che la mia forza si trovi nelle qualità da cronoman e nel mio passo in salita. D'altro canto, il mio difetto è la dicesa: scendo male, ma spero di migliorarmi con l'appoggio di José Azevedo e con la volontà di emulare il mio idolo Candido Barbosa».